Goodman, Polestar: «La scommessa sull’elettrico è vincente»

Goodman, Polestar: «La scommessa sull’elettrico è vincente»
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Ippolito Fassati
  • di Ippolito Fassati
Abbiamo incontrato il COO di Polestar, Jonathan Goodman, in occasione della presentazione della Polestar 1 a Shanghai, in Cina. Ecco cosa ci ha rivelato sulle strategie future del brand
  • Ippolito Fassati
  • di Ippolito Fassati
20 ottobre 2017

«Il 50% della vettura è Volvo - il telaio, ad esempio - mentre il restante 50% è frutto del lavoro degli ingegneri di Polestar. Se si tiene conto del sistema delle sospensioni, dell’uso della fibra di carbonio, dei motori elettrici, del torque vectoring, dei 600 CV di potenza si capisce che questa non è un’auto che si possa accostare al brand Volvo. È una vera Polestar». Jonathan Goodman, Chief Operating Officer di Polestar, sceglie queste parole per descrivere Polestar 1, la vettura che segna l’indipendenza del brand da Volvo. In occasione della presentazione della Polestar 1, a Shanghai, in Cina, abbiamo avuto modo di parlare con lui del nuovo marchio.

In cosa differisce Polestar da Volvo?

Jonathan Goodman: «Ho lavorato per tre anni con Volvo, e sono un grande fan del marchio, ma certo non è conosciuto per l'adrenalina alla guida. Crediamo che il marchio Polestar debba essere incentrato sul conducente, che debba produrre macchine divertenti da guidare, e questo ci porta in un’area differente, diversa da quella Volvo, ma in un certo senso complementare. Non ci saranno quindi conflitti tra i brand, perché sono convinto che porteremo qualcosa di differente all’offerta del gruppo. Polestar 1 ne è l’esempio; e Polestar 2 e 3 porteranno ancora di più all’estremo il concetto».

Perché avete scelto di inaugurare il nuovo corso con un modello sportivo?

«La sportività rappresenta il fil rouge del brand. Polestar non è un brand elettrico, ma un brand dedicato a vetture ad alte prestazioni, elettriche. La performance sarà al centro di tutti i modelli che andremo a produrre».

Perché avete optato per una soluzione ibrida per il vostro primo modello?

«Con Polestar 1 abbiamo voluto realizzare una GT Coupé. La maggior parte degli acquirenti di una vettura di questo tipo percorre moltissimi chilometri; per questo era necessario disporre di un buon livello di autonomia. Con una vettura ibrida ad alte prestazioni come Polestar 1, garantiamo questo risultato. Allo stesso modo, con quest'auto si percorrono 150 km full electric, almeno il doppio, se non il triplo delle plug-in hybrid sul mercato. Per l’uso quotidiano 150 km sono più che sufficienti e la maggior parte degli acquirenti userà la Polestar 1 prevalentemente in modalità elettrica, ma chi vorrà potrà comunque schiacciare il piede, sprigionare i 600 CV e affrontare le curve con il torque vectoring ad una velocità elevata: è questa l’esperienza Polestar, un’offerta che si svilupperà ancora di più con i prossimi modelli».

La maggior parte degli acquirenti userà la Polestar 1 prevalentemente in modalità elettrica, ma chi vorrà potrà comunque schiacciare il piede, sprigionare i 600 CV e affrontare le curve con il torque vectoring ad una velocità elevata: è questa l’esperienza Polestar

La strategia che prevede l’elettrificazione della gamma sembra la stessa annunciata da Volvo qualche mese fa. Perché Volvo non ha deciso di lasciare l’esclusiva di questo al nuovo marchio?

«In realtà questa è la direzione verso cui sta andando tutto il mercato, a prescindere dal fatto che pensiamo sia giusto o meno o dalla passione per i motori a combustione interna. Polestar non è un brand tradizionale: vogliamo sottolineare la nostra scommessa sull’elettrico. Anche in questo caso, credo che il rapporto con Volvo sia complementare e non di concorrenza. Quello che non vogliamo fare è mettere in commercio Volvo con un brand diverso: le nostre vetture devono essere delle Polestar. Questa sensazione di stacco da Volvo sarà ancora più netta con l’avvento di Polestar 2 e Polestar 3. Sono molto fiducioso sulle possibilità di un brand 100% elettrico; penso sia la strategia giusta».

State pensando alla realizzazione di punti di ricarica dedicati alle Polestar, sulla falsariga di quanto fatto da Tesla?

«No, apprezzo quanto fatto da Tesla, ma credo che la creazione di infrastrutture dedicate alle auto elettriche non sia il compito di un’azienda delle nostre dimensioni: servono degli investimenti congiunti. Le città che vorranno bandire i motori a combustione entro il 2020/2025 dovranno occuparsi delle reti che consentiranno questa rivoluzione. In Svezia e a Londra, ad esempio, ci saranno sicuramente punti di ricarica».

Perché l’Italia non è nella lista dei primi mercati in cui arriverà Polestar 1?

«Quella che abbiamo presentato è una lista provvisoria; il lancio dipenderà molto dalle condizioni del mercato. Avremo dei volumi ridotti per la Polestar 1, mentre la Polestar 2 verrà lanciata in un numero maggiore di paesi. Le consegne di Polestar 1 cominceranno a metà 2019, mentre Polestar 2 arriverà l’anno successivo. Vi prometto che non ci dimenticheremo dell’Italia».

Quanto costerà la Polestar 1?

«Saremo intorno ai 130.000 euro. Ma la chiave della nostra offerta non sarà l'acquisto dell'auto una tantum, quanto un servizio di abbonamento, una formula nata dalla volontà di ridurre i grattacapi al cliente. Non voglio sminuire il lavoro dei concessionari, ma non esiste nessuno che dirà che la massima gioia è quella di portare a riparare la vettura. Il nostro abbonamento permetterà di avere qualcun altro che si occupi anche di questo senza andarci di persona. La sfida per noi è essere creativi nella scelta dei servizi che andremo ad offrire. Comprare una vettura elettrica, poi, comporta dell’incertezza riguardo al valore della macchina nel medio termine. C’è una certa riluttanza all’acquisto se non si sa quanto varrà la vettura fra due o tre anni. L’abbonamento risolve il problema».

Qual è il vostro target?

«Penso che fissarsi su un target specifico sia sbagliato. Quando si parla di una vettura dal costo elevato come questa, sicuramente l’acquirente non sarà un venticinquenne alla prima esperienza di lavoro. Non ragioniamo in termini demografici, però, perché vogliamo un approccio innovativo, che ben si confà ad un nuovo brand. Se si parla di una vettura come la Model 3 di Tesla, che ha un costo dai 35.000 ai 70.000 dollari, è una storia diversa. Se dovessimo competere in quel segmento, il cliente potenziale sarebbe totalmente diverso da quello di una Polestar 1. Due anni prima del lancio della vettura, sarei presuntuoso se dicessi di sapere qual è il mio target di pubblico».

Quando è nata l’idea di creare il brand indipendente?

«L’idea c’era già nel momento in cui Volvo ha acquistato Polestar, tre anni fa. L’intento era proprio quello di utilizzare Polestar come marchio dedicato alle vetture ad alte prestazioni».

Il nostro compito nei prossimi anni sarà quello di rendere riconoscibile il brand e farlo arrivare ad un pubblico sempre maggiore

Quanti dipendenti ha al momento Polestar?

«Polestar al momento vanta 100 dipendenti, ingegneri compresi, di cui una ventina in Cina. Dobbiamo crescere molto come azienda. La ricerca e lo sviluppo sono condotti a livello di Gruppo, ma gli ingegneri hanno una libertà di manovra che non sarebbe data loro in Volvo. Polestar sarà un brand innovativo, che progredirà in modo diverso dagli altri».

Non temete che Polestar sia un nome poco conosciuto dal pubblico?

«Sì, siamo consapevoli che Polestar non è un nome noto. Speriamo che già dopo la presentazione della vettura possa diventare più conosciuto. Il nostro compito nei prossimi anni sarà quello di rendere riconoscibile il brand e farlo arrivare ad un pubblico sempre maggiore. Volvo è un marchio conosciuto su scala mondiale; il nostro no. Sono molto realistico su questo argomento e ritengo sia necessario presentare il brand in modo tale da incuriosire il pubblico».

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