Guerra in Siria, la scelta di Volkswagen: stop alla decisione sul nuovo impianto in Turchia

Guerra in Siria, la scelta di Volkswagen: stop alla decisione sul nuovo impianto in Turchia
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Le operazioni militari lanciate da Ankara in Siria stanno provocando reazioni internazionali negative. Compresa la presa di posizione Volkswagen che ha bloccato la realizzazione della nuova fabbrica prevista per il 2020
15 ottobre 2019

Le operazioni militari lanciate da Ankara in Siria, contro i Curdi in particolare, stanno provocando molte reazioni internazionali, come il bando delle forniture militari alla Turchia da parte di Germania, Francia, Olanda, Norvegia e Finlandia.

E mentre il governo tedesco ferma l'esportazione di armi, il colosso automobilistico di Wolfsburg prende una posizione altrettanto politica.

Non più di due settimane fa Volkswagen aveva annunciato che era alla stretta finale per l’apertura del suo stabilimento in Turchia, prevista nel 2022. Grazie a un investimento valutato fra 1,3 e due miliardi, quello che sarebbe diventato il 123° stabilimento del gruppo avrebbe prodotto 300.000 auto l’anno - fra le quali VW Passat e Skoda Superb - dando lavoro a 4.000 persone.

La costruzione dell’impianto sarebbe dovuta iniziare l’anno prossimo, ma ora il progetto è stato bloccato dalla dirigenza del colosso tedesco a causa delle operazioni militari turche lanciate nel nord della Siria dal presidente Erdogan.

“La decisione sulla nuova fabbrica è stata respinta dal consiglio. Stiamo osservando attentamente la situazione e vediamo con preoccupazione gli sviluppi”, con queste parole, diffuse da Bloomberg, un portavoce Volkswagen ha giustificato la posizione del Gruppo.

Circa un mese fa era stata aperta allo scopo una filiale Volkswagen (Volkswagen Turkey Otomotiv Sanayi ve Ticaret AS) nella provincia di Manisa, a 40 km da Smirne, località scelta fra altre candidate quali Serbia, Romania e Bulgaria. Proprio quest’ultima pareva in pole position ma - secondo le indiscrezioni di Automotive News Europe - lo stato del Qatar (che ricordiamo ha una quota del 17% del gruppo automobilistico) avrebbe sostenuto la scelta turca nel corso di una riunione del consiglio di amministrazione.

La fabbrica avrebbe prodotto vetture per l’Europa orientale, la Russia, il vicino Medio Oriente e, naturalmente, la Turchia

Nel paese cerniera fra Europa e Oriente operano già altre industrie automobilistiche, comprese FCA, Ford, Renault e Toyota.

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