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Immaginate di entrare in un'officina Bugatti per un problema banale, un pulsante degli specchietti che fa i capricci e ricevere un preventivo che potrebbe comprare un'utilitaria nuova di zecca. È esattamente quello che è successo a Carl Hartley, erede della prestigiosa concessionaria Tom Hartley di Birmingham, in una vicenda che sta facendo discutere l'intero mondo dell'automotive di lusso.
Giugno 2025. Carl lascia la sua preziosa Bugatti Veyron, uno dei soli 450 esemplari mai prodotti, dal valore originale di 1,4 milioni di euro, per quella che sembrava una riparazione di routine. Il verdetto dell'officina ufficiale? 13.000 euro per sistemare il motorino del pulsante di regolazione degli specchietti retrovisori.
Non stiamo parlando di sostituire l'intero specchietto, né di un intervento strutturale complesso. Solo un piccolo motorino elettrico che permetteva al pulsante di fare il suo lavoro.
Comprensibilmente sconcertato, Carl decide di tentare una strada alternativa. Si rivolge a un meccanico indipendente locale, uno di quelli che non ha certificazioni Bugatti appese alle pareti ma sa dove mettere le mani.
Quello che succede dopo ha dell'incredibile: il meccanico identifica il problema, trova un pezzo di ricambio identico, proveniente da un umile Volkswagen Transporter e completa la riparazione in soli 25 minuti. Il costo del ricambio? Meno di 2 euro.
Ma la parte più bella arriva al momento del pagamento. Invece di presentare una fattura, il meccanico chiede semplicemente una birra. Un gesto simbolico che contrasta in modo quasi poetico con i 13.000 euro richiesti dall'officina ufficiale.
Questa storia diventa ancora più surreale quando consideriamo che Bugatti fa parte del Gruppo Volkswagen. Lo stesso gruppo che produce il Transporter dal quale proveniva il pezzo da 2 euro. In sostanza, stiamo parlando di componenti che condividono lo stesso DNA aziendale, ma con un markup del 650.000% quando passa attraverso i canali ufficiali Bugatti.
L'esperienza di Hartley non è un'anomalia nel mondo Bugatti. Il cambio dell'olio per il mostruoso motore W16 da 8 litri della Veyron può arrivare a costare quasi 20.000 euro, richiedendo fino a 27 ore di lavoro. Cifre che farebbero impallidire qualsiasi proprietario di auto "normale", ma che nel mondo delle hypercar vengono spesso accettate come parte del gioco.
I produttori di auto di lusso giustificano questi prezzi con argomenti apparentemente ragionevoli: la rarità del veicolo, il know-how specializzato, l'esclusività del servizio. Ma quando un pezzo standard da 2 euro viene tariffato 13.000 euro, dove finisce l'esclusività e dove inizia l'opportunismo?
La storia di Carl Hartley solleva domande scomode ma necessarie sulla reale natura di questi costi. Quanto del prezzo è effettivamente giustificato dalla complessità tecnica e quanto invece rappresenta semplicemente il privilegio di poter dire che la propria auto è stata riparata in un'officina Bugatti? Esiste un limite etico al markup applicato su ricambi che, come dimostrato, sono condivisi con veicoli comuni del gruppo? Sono interrogativi che vanno al cuore del rapporto tra i marchi di lusso e i loro clienti, mettendo in discussione l'intero sistema di prezzi del settore delle supercar.
Questa vicenda, ora virale nel mondo automotive, rappresenta più di una semplice curiosità. È un segnale che qualcosa potrebbe dover cambiare nel rapporto tra i marchi di lusso e i loro clienti più fedeli.
In un'epoca dove la trasparenza è sempre più valorizzata e le informazioni viaggiano alla velocità della luce sui social media, storie come quella di Carl Hartley possono danneggiare seriamente la reputazione di un brand. I consumatori di oggi, anche quelli con portafogli molto profondi, apprezzano l'onestà e il valore reale più che mai.
L'esperienza di Carl Hartley ci insegna che a volte la soluzione più semplice è anche la migliore. Non sempre il prezzo astronomico garantisce qualità superiore, e non sempre l'officina ufficiale è l'unica opzione valida.
Per i fortunati proprietari di supercar, questa storia è un invito a esplorare alternative, a fare domande scomode e a non accettare passivamente preventivi che sembrano usciti da un universo parallelo.
E per il resto di noi? Beh, almeno possiamo brindare con quella birra simbolica alla salute di quel meccanico indipendente che, in 25 minuti, ha dimostrato che il buon senso vale più di qualsiasi certificazione ufficiale.
Il mondo del lusso automobilistico sta cambiando, e storie come questa potrebbero essere il catalizzatore di una piccola rivoluzione nel modo in cui pensiamo alla manutenzione delle auto più esclusive del pianeta. Dopotutto, anche una Bugatti, sotto quella carrozzeria da sogno, condivide più di quanto si pensi con le sue cugine più umili.
Bugatti
1, Château Saint Jean Dorlisheim
(AG) - Francia
https://www.bugatti.com/
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