La porta USB: anche i suoi inventori ammettono che fa imprecare

La porta USB: anche i suoi inventori ammettono che fa imprecare
Pubblicità
Daniele Pizzo
Il verso di inserimento non si indovina mai. Ecco perché
24 giugno 2019

Provi a inserirla e non entra. La ruoti di 180° e non entra. La capovolgi ancora una volta e non entra. E via così, finché il miracolo si compie. Di che parliamo? Della porta USB, interfaccia concepita per lo scambio dati tra dispositivi elettronici ed ormai presente su tutte le automobili e pure in abbondanza. Un esempio? Sulla nuova Mercedes GLS ve ne sono ben undici, dicesi un-di-ci. 

Progettata negli anni ‘90 da un consorzio di big del settore tech capitanati da Intel, ha permesso di collegare periferiche esterne senza il bisogno di riavviare il sistema e farle dialogare a velocità superiori rispetto agli standard precedenti. La sua logica di funzionamento è via via migliorata: oggi siamo arrivati alla versione USB 3.2 che permette una velocità di trasferimento fino a 10 Gbps, ma nel 1996 quando venne rilasciata era di soli 1,5 Mbps.

La USB è insomma migliorata parecchio, ma il problema più grosso però rimane: il verso di inserimento nella presa, che non si azzecca mai al primo tentativo e nel 99% dei casi neanche al secondo. E’ come perdere sempre a testa o croce. In teoria sarebbe impossibile perché le chance tra successo e insuccesso sono 50% e 50%, ma nella pratica è come se la moneta fosse truccata.

Adesso ad ammettere la pecca più nota e fastidiosa della USB è nientemeno che il suo principale creatore. E’ tale Ajay Bhatt, leader del team di Intel che la sviluppò a metà degli anni ‘90. «L’aspetto più fastidioso è la reversibilità», ammette Bhatt a distanza di oltre 20 anni: «Non è così facile come avrebbe dovuto essere», ha confessato di recente al magazine online DesignNews.

Ma perché è così complicato trovare il verso giusto della USB? Dopo quasi un quarto di secolo la verità viene a galla: rendere il connettore simmetrico, ha spiegato Bhatt, avrebbe richiesto il doppio di cablaggi e circuiti, aspetto che ne avrebbero fatto lievitare i costi, col risultato che i produttori di hardware non l’avrebbero adottata perché troppo costosa, e che si sarebbe comunque riflettuto su un prezzo più alto per il consumatore.

Insomma, è vero che la “Universal Serial Bus” fa imprecare ad ogni utilizzo, però in compenso costa poco. Adesso lo sappiamo. 

Argomenti

Pubblicità