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La Formula 1 è in pausa ancora per poco. Mancano gli ultimi giorni prima del ritorno in pista a Zandvoort per la seconda metà di stagione e per chiudere la parentesi delle monoposto ad effetto suolo. Questo potrebbe rappresentare un sospiro di sollievo per Lewis Hamilton, che ha faticato molto con il regolamento tecnico introdotto nel 2022 e che lo sta mettendo in grande difficoltà nel suo primo anno in Ferrari. Secondo un ex meccanico di Maranello, però, il problema potrebbe essere legato anche a un altro fattore: l'aver seguito gli assetti di Charles Leclerc.
Foto di copertina: ANSA
Quando nel 2022 sono state introdotte le vetture ad effetto suolo, la Mercedes è apparsa fin da subito tra i top team con maggiori difficoltà. Un progetto estremo che ha deviato la direzione tecnica di Brackley fin dall’inizio e che ancora oggi influenza le scelte di Toto Wolff e del suo team. Ma l’effetto suolo non ha complicato la vita solo alla Mercedes: anche Hamilton ha sofferto. Il pilota stesso ha più volte confermato che la nuova generazione di monoposto ha richiesto un adattamento che ha annullato alcuni punti di forza del suo stile di guida, come le staccate molto profonde.
Conoscendo a fondo motore e piattaforma Mercedes, il sette volte campione del mondo era comunque riuscito a trovare una sua – seppur instabile – zona di comfort. Il trasferimento a Maranello, a partire da quest’anno, ha però azzerato tutti i suoi riferimenti. La Ferrari adotta un metodo di lavoro molto diverso rispetto al suo vecchio team: l’ingegnere di pista Riccardo Adami ha uno stile differente da Peter Bonnington, senza considerare motore e vettura. In poche parole, Hamilton ha dovuto ricominciare da zero quando a gennaio ha varcato per la prima volta le porte della Scuderia.
Il processo di acclimatamento è iniziato, ma procede lentamente, anche a causa dei problemi della SF-25, la sua prima Ferrari. Non conoscendo i dettagli del processo di sviluppo, Hamilton si è trovato davanti a una “scatola chiusa” che sta cercando di comprendere gara dopo gara. Partendo da zero, il numero #44 ha iniziato a fare affidamento sulle scelte già consolidate del suo compagno di squadra, Charles Leclerc, in Ferrari ormai da sette anni e con grande esperienza sull’ambiente di Maranello.
I due hanno uno stile di guida più simile rispetto al duo dello scorso anno, composto da Leclerc e Sainz, ma questo non significa che le loro richieste coincidano. “Leclerc preferisce una vettura con una messa a punto molto precisa, con il posteriore libero e che richiede molto feeling”, ha dichiarato a Sky Sports Francesco Cigarini, ex meccanico della Ferrari, evidenziando alcune similitudini con il 2019, primo anno di Sebastian Vettel al fianco del monegasco.
“Quando Vettel ha cercato di copiare quell’assetto, è sembrato un principiante. Credo che sia esattamente quello che sta accadendo a Hamilton ora”, ha proseguito Cigarini. “Non mi sorprenderebbe se Lewis chiamasse Seb per cercare supporto”. Tuttavia, l’ex meccanico ha voluto precisare: “Sebastian può aiutare Hamilton perché ha passato un periodo simile e può spiegargli meglio le dinamiche interne della Ferrari, con le quali al momento non si trova. Non tanto per il set-up (anche se non è escluso), ma soprattutto per l’approccio e l’interazione con il team”, ha scritto Cigarini sul suo profilo Instagram.
Sicuramente sarà utile a Hamilton partecipare fin dalle fasi iniziali allo sviluppo della prossima monoposto di Maranello, la prima del nuovo regolamento tecnico che segnerà l’inizio di una nuova era: un foglio bianco per tutti i team. Ma soprattutto per i piloti, che dovranno adattare il proprio stile di guida alla gestione dell’energia richiesta dai prototipi del 2026, ancora oggetto di opinioni contrastanti. Il sette volte campione del mondo è già al lavoro, indirizzando attentamente quelli che saranno i prossimi passi della Ferrari e suggerendo modifiche in reparti che, secondo lui, hanno un enorme potenziale ancora da sbloccare. Partire da zero, come tutti i suoi colleghi, ma con l’esperienza di un anno a Maranello alle spalle, potrebbe rappresentare la vera svolta per il britannico per tornare allo stato di forma di un tempo.