Le Ferrari Dino, dedicate ad Alfredo

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Daniele Pizzo
Nel 1967 a Maranello viene creata una gamma di stradali V6 dedicate al figlio di Enzo Ferrari scomparso a 24 anni. Le chiamano “Dino” come le vetture da corsa, non hanno il Cavallino sul cofano ma hanno poco da invidiare alle sorelle maggiori. Ecco la loro storia
6 luglio 2018

Punti chiave

Enzo Ferrari, è risaputo, fu un imprenditore, tecnico e pilota di straordinaria precisione e passione per le automobili. Con la stessa metodicità e lo stesso amore, il 19 gennaio 1932, iniziò a progettare la vita di Alfredo, il figlio che ebbe dalla moglie Laura Garello. Il Drake aveva le idee chiare per il piccolo “Dino”, ancor prima della sua nascita: aveva promesso che avrebbe smesso di fare il pilota dopo che il primogenito fosse venuto alla luce e così fece nel 1931. 

Cresciuto a latte e motori e pervaso dallo stesso fuoco del papà, Dino Ferrari ottenne il diploma di perito industriale all'Istituto Corni di Modena, quindi studiò ingegneria in Svizzera e avviò studi economici all'Università di Bologna. Dino era un ottimo progettista e, si racconta, sapeva anche pilotare bene. Ma poco più che 20enne iniziò a manifestare i primi segni della malattia incurabile che lo aveva colpito, la sindrome di Duchenne. Il 30 giugno 1956 il male lo strappò a soli 24 anni all'affetto della sua famiglia e dei suoi colleghi di Maranello. 

Dino Ferrari al volante di una F1
Dino Ferrari al volante di una F1

Con uno, in particolare, aveva legato: Vittorio Jano, esperto ingegnere nato in Piemonte da genitori ungheresi con un passato in Fiat, Alfa Romeo e Lancia. Insieme al collega più anziano, Dino aveva iniziato pur nella malattia a ideare un motore V6 di piccola cilindrata, un 1,5 litri, da destinare alle corse di Formula 2. Jano lo ultimò cinque mesi dopo la scomparsa di Dino. Debuttò in gara nel 1957 sulla Dino 156 F2 al GP di Napoli. 

Da allora le 6 cilindri da corsa Ferrari, non solo monoposto ma anche le sport prototipo, si chiamarono “Dino” come omaggio al giovane Ferrari prematuramente scomparso: le sport 196 S e 296 S del 1958, la 246 S del 1960, le 166P e 206 SP del 1965 e la 206 S del 1966, tutte 6 cilindri fautrici di ottimi risultati. In Formula 1 le monoposto 6 cilindri Dino 246 e Dino 256 si laurearono campionesse del mondo con il leggendario Mike Hawthorn al volante. 

La sport prototipo che ispirò la prima Dino: la 206 S
La sport prototipo che ispirò la prima Dino: la 206 S

Nel 1964 la FIA decise che le vetture della rinata Formula 2 avrebbero dovuto adottare a partire dalla stagione 1967 motori con monoblocco derivati da unità stradali prodotte in almeno 500 esemplari. Enzo Ferrari si rivolse a Gianni Agnelli, con il quale fu presto trovato un accordo: Fiat avrebbe prodotto motori e vetture a sufficienza per consentire al Cavallino Rampante di partecipare al prestigioso campionato di allora. 

A Torino nacquero così nel le Fiat Dino Spider 2000, che furono seguite dalla versione Coupé e prodotte fino al 1972. A Maranello, però, si lavorava già dal 1965 ad una “baby Ferrari”. Pininfarina ne allestì sei prototipi tra il 1965 ed il 1967, il primo dei quali fu mostrato al Salone di Parigi sotto la denominazione “Dino 206 GT Speciale”. 

Una modella posa con la Dino 206 GT, la prima Dino stradale
Una modella posa con la Dino 206 GT, la prima Dino stradale

La Dino 206 GT definitiva arrivò nel 1968 e fu la prima Ferrari a non avere... alcun Cavallino sul cofano, ma un rettangolo orizzontale con la scritta stilizzata “Dino” di colore blu su campo giallo. Carrozzeria in alluminio disegnata da Aldo Brovarone, telaio in traliccio di tubi d'acciaio e soprattutto il motore V6 con bancate a 65° da 180 CV ne facevano una Ferrari in piccolo. Infatti sui depliant pubblicitari era definita «piccola, brillante, sicura… quasi una Ferrari». Ne furono prodotti 150 esemplari.

La sua produzione durò un anno. Nel 1969 la sua evoluzione venne chiamata Dino 246 GT, per il fatto che il V6 era salito di cilindrata da 2 a 2,4 litri. La potenza salì di consueguenza 195 CV e il passo fu allungato di 6 cm. Il disegno della vettura rimase praticamente invariato, ma fatta eccezione per porte e cofano la carrozzeria assemblata dalla Scaglietti era ora in acciaio. Anche per il blocco motore si era passati dall'alluminio alla ghisa. 

La 246 GTS era la versione "targa" della 246 GT, evoluzione della 206 GT
La 246 GTS era la versione "targa" della 246 GT, evoluzione della 206 GT

Il modello “targa” 246 GTS con tettuccio asportabile rifinito in nero fu lanciato nella primavera del 1972 al Salone di Ginevra. La Dino 246 GT fu prodotta dal 1969 al 1974 in un totale di 2.487 esemplari. Le GTS furono 1.274. Si susseguirono tre serie, le “L”, “M” ed “E”. La Dino 246 GT nasce nello stesso anno in cui Gianni Agnelli ed Enzo Ferrari siglano l'accordo con il quale Fiat acquisisce al 50% la Casa di Maranello, mentre a Modena rimane la gestione sportiva. E' il 21 giugno del 1969.

La Dino 308 GT4, prima stradale costruita da Ferrari con V8 posteriore-centrale. A partire dal 1976 fu venduta col marchio Ferrari
La Dino 308 GT4, prima stradale costruita da Ferrari con V8 posteriore-centrale. A partire dal 1976 fu venduta col marchio Ferrari

Con la Dino 308 GT4 che arriva al Salone di Parigi del 1973, la gamma delle stradali del Cavallino ispirata dall'opera breve ma incisiva di Alfredo Ferrari passa al propulsore V8. E' la prima Ferrari stradale ad essere dotata di motore 8 cilindri in posizione posteriore-centrale e rimane la prima e unica disegnata da Bertone, la stessa carrozzeria che aveva firmato la Fiat Dino Coupé (la Spider era invece di Pinifarina). 

La 2+2 è lunga poco più di 4, 30 metri, mentre il suo telaio a traliccio deriva ancora da quello della 246 GT che rimase disponibile per ancora un anno. Il propulsore erogava 255 cavalli nella versione europea. Curiosamente, era l'unica Ferrari a poter essere venduta negli USA, perché la 365 GT4BB e la 365 GT4 2+2 non erano omologati.

Lo stemma delle Dino
Lo stemma delle Dino

A Maranello si decise allora di realizzare una versione USA da 205 CV, ma il problema più grande fu che non era una vera Ferrari. Allora nel 1975 si decise di chiedere ai concessionari nordamericani di sostituire i marchi dello stock esistente, mentre le vetture di nuova produzione avrebbero portato il marchio Ferrari, mantenendo il nome Dino solo per la scritta sul cofano posteriore. La 308 GT4 mutò brand nel 1976, quando il marchio “Dino” venne accantonato per far posto alla versione marchiata Ferrari la cui carriera durò fino al 1980. 

Per il mercato italiano fu realizzata la 208 GT4, versione della 308 GT4 con motore 2 litri per aggirare le pesante tassazione dell'epoca. Aveva 180 CV
Per il mercato italiano fu realizzata la 208 GT4, versione della 308 GT4 con motore 2 litri per aggirare le pesante tassazione dell'epoca. Aveva 180 CV

Erano anche gli anni della crisi petrolifera, che per la prima volta aveva portato alla ribalta il tema del risparmio energetico in particolare in Italia. Maranello reagì inventandosi la Dino 208 GT4, una 308 con motore da 2 litri da 180 CV che permetteva di aggirare la gravosa imposizione fiscale sulle auto con cilindrata superiore.

In totale furono realizzati 2.826 esemplari di 308 GT4, mentre le 208 GT4 riservate al mercato italiane raggiunsero le 840 unità.

La storia delle Dino termina allo scoccare degli anni '80, quando la 308 GT4 viene sostituita dalla Mondial 8. Di recente si è tornato a parlare di una nuova “Ferrarina” con motore V6, che potrebbe assumere ancora la denominazione “Dino” dopo 50 anni dal lancio della prima 206 GT. In casa FCA c'è già il V6 turbo della Alfa Giulia Quadrifoglio che potrebbe fare al caso della nuova Dino, che qualcuno ha già visto aggirarsi tra i colli modenesi. 

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