McLaren: prestito di 150 milioni dalla Bank of Bahrain

McLaren: prestito di 150 milioni dalla Bank of Bahrain
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Boccata d’ossigeno per il Gruppo McLaren, proprio alla vigilia del ritorno alle gare per la Formula 1: arrivano 150 milioni di sterline dalla Banca nazionale del Bahrein per risolvere i problemi di liquidità immediata
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
30 giugno 2020

Uno spiraglio di luce nel buio del tunnel finanziario in cui il gruppo McLaren, che comprende tanto la sezione di vetture stradali che il team di F1, è piombato a causa della pandemia: andate infatti fallite le operazioni di aumento di capitale parte degli azionisti, come pure il tentativo di fare cassa puntando alla vendita di vetture storiche della collezione di sua proprietà, il termine stabilito del 17 luglio come data limite per trovare 280 milioni di sterline per proseguire l’attività e non correre il rischio di insolvenza verso i creditori si avvicinava con pericolosa urgenza.

Per fortuna del Gruppo inglese, le trattative avviate con la Banca nazionale del Bahrein per ricevere un prestito hanno avuto esito positivo: la NBB, posseduta al 44% dal fondo sovrano del Bahrain Mumtalakat Holding Company a sua volta azionista di maggioranza con il 56% di McLaren, ha confermato ufficialmente l’accordo, con la sottoscrizione di tutte le autorizzazioni necessarie per erogare un prestito da 150 milioni di sterline.

Si tratta di una somma che, pur non ancora sufficiente a tranquillizzare sul futuro dell’azienda, consente ora di avere un primo margine operativo, potendo nel contempo continuare nella ricerca di altri investitori disposti ad erogare liquidità nel piano di rifinanziamento.

E, soprattutto, a questo punto il team McLaren arriverà in Austria per la ripresa delle gare di Formula 1 con spirito più sereno e minori ansietà sul futuro prossimo venturo.

«Il prestito erogato - fanno sapere fonti interne al Gruppo McLaren - consente di accedere alla liquidità aggiuntiva necessaria per garantire a continuare a operare fino al 2021, fornendo un vantaggio significativo ai creditori e prevenendo una crisi del flusso di cassa e un'insolvenza che avrebbe generato una perdita significativa di valore delle azioni».

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