Mi manca l'aria! Cosa c'è dentro le gomme del futuro?

Mi manca l'aria! Cosa c'è dentro le gomme del futuro?
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Addio forature, addio sprechi: i nuovi pneumatici airless promettono sicurezza, sostenibilità e durata senza precedenti. Ecco cosa c’è da sapere.
15 maggio 2025

Nel mondo dell’automotive è in corso una silenziosa ma profonda rivoluzione: quella dei pneumatici airless e autorigeneranti. Una tecnologia che fino a qualche anno fa sembrava fantascienza e che oggi è vicinissima alla produzione su larga scala. Il concetto è semplice quanto rivoluzionario: eliminare l’aria all’interno delle gomme e renderle capaci di ripararsi da sole in caso di danni.

I pneumatici airless, già in fase di test da parte di Michelin (con il progetto Uptis) e Bridgestone (con la gamma Air Free), utilizzano una struttura interna reticolare che sostiene il peso del veicolo e assorbe gli urti, eliminando del tutto il rischio di forature. General Motors sta già sperimentando su strada questi pneumatici, con l’intenzione di introdurli entro il 2025 sui modelli di serie.

Ma è nei materiali intelligenti che si nasconde il cuore dell’innovazione. Alcuni pneumatici, infatti, integrano polimeri capaci di autoripararsi quando entrano in contatto con l’ossigeno, formando nuovi legami molecolari che chiudono le lacerazioni. In altri casi, vengono utilizzate nanotecnologie che permettono alle particelle del battistrada di migrare nelle zone danneggiate, ripristinando la struttura originale. Alcuni progetti si ispirano addirittura alla natura, replicando meccanismi di autoguarigione propri di organismi viventi. La startup americana Resilient Tire, ad esempio, ha annunciato un prototipo con un rivestimento esterno dotato di microcapsule riparatrici che si attivano al momento del danno.

I vantaggi di questa tecnologia non si limitano alla sicurezza. I nuovi pneumatici possono durare fino a tre volte più a lungo di quelli tradizionali, contribuendo a ridurre drasticamente i rifiuti in gomma prodotti ogni anno nel mondo. Inoltre, la possibilità di rigenerare il battistrada senza sostituire l’intero pneumatico rappresenta un passo avanti anche sul fronte economico. La minore resistenza al rotolamento, infine, migliora l’efficienza energetica, rendendoli ideali per i veicoli elettrici.

Non mancano, però, le sfide. I costi di produzione sono ancora elevati rispetto ai pneumatici convenzionali, e le prestazioni su fondi bagnati o ghiacciati devono essere ulteriormente perfezionate. Inoltre, resta aperta la questione della riciclabilità dei materiali utilizzati, spesso molto più complessi delle tradizionali mescole in gomma.

Secondo le stime, questa tecnologia raggiungerà la maturità commerciale tra il 2027 e il 2028. I primi settori a beneficiarne saranno quelli delle biciclette, dei veicoli agricoli e dei mezzi militari, per poi approdare gradualmente anche sulle automobili di massa. Con i veicoli elettrici sempre più diffusi, e la necessità di massimizzare l’efficienza energetica, i pneumatici airless e autorigeneranti potrebbero diventare uno standard.

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