Non era lui al volante: il video che scagiona il 20enne accusato della strage di Viale Fulvio Testi [VIDEO]

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Era stato indicato come il conducente del SUV Mercedes GLE 63 AMG Brabus coinvolto nell’incidente costato la vita al 19enne Pietro Silva Orrego, ma i video diffusi sui social lo scagionano: il 20enne era sceso poco prima dell’impatto e stava cercando di salvare gli amici. Ora la Procura di Milano indaga su chi fosse realmente alla guida della vettura, mentre si attendono gli esiti degli accertamenti tecnici. Nell’incrocio di viale Fulvio Testi pochi occhi elettronici: ricostruire la dinamica non sarà semplice
18 novembre 2025

Un 19enne morto, una Mercedes Brabus spezzata in due, e un 20enne additato per ore come il colpevole di una tragedia. Ma non era lui alla guida. Lo mostrano i video, lo conferma l’indagine. Un ribaltamento totale della narrazione, in una vicenda dolorosissima che contiuna a proporre incertezze, equivoci, colpi di scena.
È successo tutto nella notte tra sabato e domenica, lungo viale Fulvio Testi, una delle arterie più trafficate di Milano. Una potente Mercedes GLE 63 AMG Brabus – noleggiata da un gruppo di giovani – si è scontrata con un’utilitaria Opel Corsa (in un primo momento si era parlato addirittura di una moto, al suo posto). Un impatto devastante: uno dei passeggeri, il 19enne Pietro Silva Orrego, è morto sul colpo. Altri tre sono rimasti feriti, due in condizioni gravissime.

La verità nei video: non guidava, stava cercando di salvare gli amici

Poche ore dopo l’incidente, il nome di un 20enne inizia a circolare come quello del conducente. Sarebbe sceso dalla vettura perché alla guida e senza patente, salvo poi fingere di essere un soccorritore, per non subire le conseguenze della sua condotta. Per giustificare la sua presenza sul luogo avrebbe sostenuto di essere appena sceso dal tram, una circostanza smentita dalle telecamere a circuito chiuso delle linee di superficie. A inchiodarlo, il ritrovamento di una sua scapra all'interno della vettura (la perdita delle scarpe è una conseguenza tipica, in caso di sinistro) e una testimonianza raccolta a caldo, mentre i soccorsi erano in corso. Tutto, drammaticamente, risolto quindi? A quanto pare no. Nelle ultime ore sono, infatti, emersi due video, registrati e diffusi sui social, che lo ritraggono mentre urla disperato, cercando di sfondare a calci il finestrino dell’auto per liberare gli amici. «I miei amici stanno morendo!», grida. Un comportamento che evitabilmente è incompatibile con la teoria che lo vorrebbe alla guida. E infatti non era lui.
Le autorità lo confermano: secondo gli accertamenti preliminari, il giovane era sceso poco prima dell’impatto. Era positivo all’alcol test, ma non era al volante al momento della collisione. L’ipotesi è che stesse seduto sul lato passeggero o posteriore, e che fosse sceso all’ultima sosta del gruppo.

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@walalkevin21 Mattina sabato milano piccoca C'è stato un incidente e non credo che sia morta una persona, . È stato un incidente terribile. ##😢 ♬ original sound - Walal kevin21

Chi guidava davvero il SUV Brabus? Ora l’inchiesta cerca un volto

La domanda ora è una sola: chi era alla guida del suv Brabus, mezzo da oltre 700 cavalli, capace di superare i 250 km/h?
Sotto la lente della Procura di Milano c’è un 23enne incensurato, identificato come colui che avrebbe noleggiato il veicolo. Potrebbe essere lui ad averlo guidato nel tratto finale. Ma al momento non ci sono certezze: né ammissioni, né riscontri definitivi.
Anche il conducente dell’Opel Corsa – un 32enne di origini napoletane – è indagato per omicidio stradale. Insieme, i due avrebbero generato una dinamica ancora tutta da chiarire: semaforo rosso? Mancata precedenza? Eccesso di velocità? Sono queste le ipotesi sul tavolo.

Un impatto devastante e troppi punti oscuri

Il punto in cui è avvenuto l’incidente – incrocio tra viale Fulvio Testi e via Esperia – non è completamente coperto da telecamere pubbliche. Gli inquirenti stanno acquisendo ogni possibile filmato privato e analizzano i dati del GPS del suv, che potrebbero rivelare velocità, accelerazioni, eventuali frenate.
L’aspetto più inquietante? La Mercedes si è spezzata in due, prendendo fuoco. Un’esplosione di violenza meccanica che suggerisce una velocità molto elevata, probabilmente superiore ai limiti urbani. L’Opel, invece, è rimasta molto danneggiata, ma più compatta, segno di un impatto subito piuttosto che provocato.

Un errore che poteva costargli la vita (e che ci riguarda tutti)

Il 20enne ora scagionato ha vissuto ore da incubo. Da potenziale omicida a ragazzo in lacrime che cercava di salvare i suoi amici. Un caso che racconta quanto sottile sia il confine tra verità e apparenza, tra colpa e tragedia.
È una storia che interroga anche il nostro rapporto con le prove digitali, con i giudizi a caldo, con il bisogno di un colpevole subito. Ma è anche una storia che rilancia il tema della sicurezza urbana: cosa succede quando auto così potenti sono messe nella disponibilità di guidatori tanto inesperti? Quanto siamo esposti, tutti, a simili tragedie?
La Procura prosegue gli accertamenti. I risultati di alcol test, esami tossicologici, GPS e perizie meccaniche saranno decisivi per assegnare le responsabilità. In attesa della verità giudiziaria, resta una certezza: in quella notte milanese, qualcuno non ha rispettato le regole. E qualcuno, per errore, stava per pagare al posto suo.

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