Porsche: tradizione 4 cilindri

Porsche: tradizione 4 cilindri
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Daniele Pizzo
I “flat four” ritornano sulle nuove 718 Boxster e Spyder, ma sono parte integrante della storia del marchio tedesco. Vediamo quali sono le 4 cilindri più importanti nella storia di Porsche
7 marzo 2016

Servono davvero tanti cilindri per fare un motore potente? Non proprio, come dimostra la storia di Porsche, che nei primi anni di attività ha raccolto vittorie più con i quattro cilindri che da unità plurifrazionate. L'ultima, in ordine cronologico, è la 24h di Le Mans 2015, con il V4 della 919 Hybrid. Quattro per la Casa della Cavallina è il numero... perfetto anche per le sportive stradali con l'introduzione del nuovo motore 4 cilindri boxer turbo per le nuove 718 Boxster e Cayman, un ritorno al passato che conferma la validità tecnica di questa architettura che per Porsche è una tradizione, nonostante sia stata trascurata negli ultimi anni.

Porsche 718

Il “718” aggiunto da Porsche alle nuove sportive a motore centrale rende omaggio alla Porsche 718 del 1957, una barchetta che con il suo 1.6 litri prima da 148 CV sulla 718 RSK e da 160 CV sulla 718 R60 riuscì a vincere le edizioni del '59 e del '60 della Targa Florio, a decimare la concorrenza nel campionato europeo della montagna dal 1958 al 1961 e in quegli stessi anni a vincere nella sua classe e conquistare il podio assoluto alla Le Mans del 1958 in cui si piazzò terza con Jean Behra ed Hans Herrmann. Lo stesso propulsore venne impiegato anche sulle versioni a ruote scoperte di Formula 2 e Formula 1 della 718. 

Porsche 718 RSK Spyder
Porsche 718 RSK Spyder

Porsche 356

Ma per risalire alle ragioni di questo ritorno in auge del 4 cilindri bisogna risalire al primo modello con il cognome di Ferdinand Porsche sul cofano, ovvero la Porsche 356. Nella prima Porsche della storia, anno di nascita 1948, il 4 cilindri derivava dal Maggiolino ideato dallo stesso ingegnere tedesco. Nonostante le origini “popolari” le piccole ma leggere 356, nate stradali, si imposero nelle più importanti gare: dalla 24h di Le Mans, alla 1000 chilometri di Buenos Aires, passando per Mille Miglia, Targa Florio e Carrera Panamericana. 

Porsche 356
Porsche 356

Porsche 550 Spyder

Il potenziale espresso dalla della 356 fece decidere alla Casa tedesca di impegnarsi direttamente nelle competizioni costruendo la 550 Spyder, la vettura su cui morì James Dean. In questa vettura pensata per le competizioni con carrozzeria scoperta in alluminio e appena 550 kg di peso, il motore ideato dall'ingegnere Ernst Fuhrmann era in posizione centrale, ma sempre un 4 cilindri boxer da 110 CV, quasi 60 in più rispetto a quelli del motore della 356 di cinque anni prima grazie alla distribuzione bialbero. L'affermazione più importante della Porsche 550 Spyder fu la Targa Florio del 1956 con Umberto Maglioli e Huschke von Hanstein, giunti al traguardo con oltre un quarto d'ora di vantaggio sui secondi. 

Porsche 550 Spyder
Porsche 550 Spyder

Porsche 904

Nel decennio successivo la portacolori di Porsche nel motorsport fu la 904 Carrera GTS che vide la luce nel 1963 dopo il ritiro di Porsche dalla Formula 1. Ereditò il motore della 550 e la filosofia improntata alla leggerezza, anche se i pannelli della carrozzeria non erano più in alluminio ma in una rivoluzionaria per l'epoca fibra di vetro realizzata dalla Basf. Questa vettura vinse la Targa Florio del 1964 con al volante il barone Antonio Pucci e Colin Davis. 

Porsche 904 Carrera GTS
Porsche 904 Carrera GTS

Porsche 924-944

Quando arrivarono gli anni '70 e la crisi petrolifera il mondo si rese conto che il petrolio bisognava risparmiarlo. Nacquero così le Porsche 924, che adottavano uno schema rivoluzionario per Porsche: motore anteriore 4 cilindri però in linea e non più boxer, per la prima volta raffreddato a liquido, e cambio al posteriore secondo l'architettura nota come transaxle. 

Porsche 924
Porsche 924

Le 924 e le eredi come la 944 non ebbero molto successo nelle competizioni, ma furono molto apprezzate sul mercato, tanto che sono considerate le vetture che hanno salvato il marchio la Cavallina di Zuffenhausen dal tracollo economico nei turbolenti anni '80. 

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