Revoca delle concessioni autostradali, una soap tutta italiana

Revoca delle concessioni autostradali, una soap tutta italiana
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  • di Luciano Lombardi
Governo e partiti da un lato, Atlantia dall'altro: dopo le elezioni in Emilia-Romagna di fine mese si conoscerà (forse) il destino della vicenda che da mesi tiene banco sullo scacchiere politico
  • di Luciano Lombardi
16 gennaio 2020

Senza voler insistere troppo sul fatto che l'erba del vicino, eccetera eccetera... ci basta ricordare soltanto come i cugini spagnoli la questione delle concessioni autostradali l'abbiano liquidata facile, in modo rapido e indolore.

Qui da noi, invece, sembra di essere i telespettatori di una serie del passato, ma non una di quelle cool di Netflix: questa serie assomiglia di più alle soap che si trascinavano per anni e dove per giorni e giorni non accadeva nulla.

Facciamo quindi un passo indietro e vediamo che cosa è successo nelle ultime puntate di questa storia in cui istituzioni e poteri forti sono impegnati in un braccio di ferro sul tema della revoca invocata dal Decreto Milleproroghe votato alla fine dello scorso anno.

E dove, sullo sfondo ci siamo tutti noi, tra disagi e psicosi da viadotti a rischio di sbriciolamento sotto le ruote delle nostre vetture.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli è attesa in audizione alla Camera dove si spera che si faccia qualche passo avanti ma già si ipotizza (con ragionevole certezza) che non si avanzerà di un centimetro fino al 26 gennaio, giorno delle elezioni in Emilia-Romagna. Intanto l'istruttoria sulle inadempienze di Autostrade per l'Italia sulla vicenda del Ponte Morandi si è chiusa e si sta scrivendo la relazione finale che dovrà essere condivisa nel consiglio dei Ministri.

La contrapposizione delle forze in campo

A quel punto, anche il premier Conte che, da sempre, dichiara di non voler fare sconti ad Autostrade dovrà uscire definitivamente allo scoperto, potendo contare sull'appoggio del M5S che continua a procedere dritto sulla strada della revoca senza se e senza ma, nonostante le perplessità degli alleati in Parlamento.

Intanto le forze avversarie sfruttano tutto questa fase di impasse per mettere a punto la controffensiva all'interno dei Cda convocati a raffica dal neo Ad Paolo Tomasi, che si incentrerà nella disponibilità - già espressa da Atlantia, la holding che controlla Aspi - a discutere di un'eventuale riduzione dei pedaggi, e in una serie di altri interventi previsti dal piano industriale triennale, principalmente l'aumento degli investimenti e la riorganizzazione dei processi di controllo sui tremila chilometri di rete.

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