Standard&Poors: neppure nel 2022 il mercato auto tornerà a livelli pre-Covid [ecco il perchè]

Standard&Poors: neppure nel 2022 il mercato auto tornerà a livelli pre-Covid [ecco il perchè]
Pubblicità
Le previsioni sul mercato auto non sono rosee per il 2020 (sotto del 20%) e 2021, lontani dai livelli pre-Covid. Alcune società potrebbero aver ridimensionato il bisogno di nuova auto
22 settembre 2020

I dati delle ultime analisi SP Global Ratings non sembrano far intravedere luce in fondo al tunnel, per il settore auto messo in crisi anche dalla pandemia. In particolare si parla di un 2020 che chiude, caso del destino, a -20 percento mediamente. Ovviamente la situazione è variabile, meglio della cara Europa vanno Cina e USA, pur sempre in discesa. I fattori che mettono in dubbio la ripresa di volume vendita per le auto, ora, non sono solo quelli del momento di scoppio della pandemia.

Al blocco circolazione, nemmeno identico in tutto il mondo e comunque poi allentato, sono seguiti nuovi comportamenti sociali e nuove fasi economiche. Non è facile fare previsioni, ma chi le fa per lavoro oggi vede che nemmeno un triennio, da 2020 a 2022, potrebbe riportare i volumi di vendita auto globali al livello del 2019. Focus sempre sulla Cina, che potrebbe tornare a grandi volumi di vendita auto prima del resto del mondo, anche perché molto influenzata dalle regole che il governo impone con forte risposta.

Tra i molti parametri presi in considerazione, per l'Europa ci sono anche gli incentivi, ma nemmeno con questi pare che l’attuale fase si possa “elettrizzare” nel vero senso del termine. La pandemia e la nuova normalità coincidono anche, per l’Europa e non per la Cina, con dei momenti dove la penetrazione del prodotto auto era già a un livello molto alto. I valori di volume vendita per Paesi come quelli più evoluti d’Europa sono per sostituzione delle vetture, mentre altrove l’auto è un bene ancora rincorso e che deve spopolare per la prima volta su certe fasce sociali.

Onda lunga da lockdown

Oltre le considerazioni logiche sui mercati nazionali e su quello globale, sull’economia e la fiscalità, dopo vari mesi di pandemia arriva un inedito concetto “nemico” del cambio auto. La psicologia e la sensazione di necessità quotidiana, per molti soggetti che si sono limitati per vari motivi nell’uso dell’auto come mai prima, si abituano a questa nuova dimensione. Qualcuno inconsciamente, dopo mesi di uso limitato dell'auto rispetto a prima, potrebbe trovare meno stimolo nelle novità di gamma 2020 e 2021. Rispetto a quanto invece accadeva usualmente per ogni lancio di nuovo modello.

Sono teorie che hanno dei riscontri certi fuori dal mondo auto, che per molte attività resta invece mezzo principe, da usare, ma che possono dare una spiegazione al trend ribassista anche sul medio termine prospettato. In sostanza, secondo i recenti studi, la crescita del mercato auto nei Paesi evoluti potrà esserci ma inferiore a quella che si pensava pochi mesi fa. Pur se industria e governi si impegnano a far spazio. Il concetto base di bisogno, alla base di ogni attività economica umana come è appunto l’acquisto, di una nuova auto, dal 2020 si potrebbe ridimensionare e rimanere tale.

È presto per dire se sia una teoria del tutto corretta, se il fenomeno eventualmente abbia durata momentanea o no. I trend prefigurati, i volumi di settembre e alcune sensazioni sociali, la danno per plausibile. Ovviamente, aggiungiamo noi, l’intensità di un bisogno che si soddisfa o meno anche in base al costo del prodotto relativo (nel caso, auto) è influenzabile anche da altro che da un semestre dove si scopre come farne a meno. Su questo "altro" potranno lavorare i reparti marketing delle Case, pensando le vetture in modo più esteso che in passato. La connettività e il V2X potrebbero fare la differenza, una volta diffusi e provati da molti.

Pubblicità