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I conti vanno male nel primo trimestre in Tesla: la Casa americana ha resi noti i bilanci dei primi tre mesi del 2025 e il confronto con il 2024 è addirittura impietoso e sta aumentando la pressione su Elon Musk accusato di trascurare la gestione quotidiana del costruttore per dedicarsi al ruolo nella nuova amministrazione Trump, dove guida il DOGE (Dipartimento per l’Efficienza Governativa).
Il contesto per Tesla è diventato sempre più complicato. Le vendite globali sono scese del 13% rispetto all’anno scorso, mentre nel 2024 erano state consegnate 1,7 milioni di auto, in lieve calo rispetto ai 1,8 milioni del 2023. Il mercato cinese, guidato da marchi come BYD, ha eroso quote significative grazie a una gamma aggressiva e tecnologicamente competitiva. Ma non è da sottovalutare anche la dinamicità di grandi costruttori tradizionali come GM, Volkswagen e Hyundai, che stanno rapidamente recuperando terreno nell’elettrico.
A pesare sull’immagine del marchio anche le posizioni pubbliche di Musk, che ha perso il sostegno di una parte della clientela liberal e moderata, contribuendo a un calo delle vendite soprattutto negli Stati Uniti. Le azioni Tesla hanno perso circa la metà del loro valore da dicembre, anche se il titolo continua a essere il più capitalizzato tra i costruttori auto.
Tra i flop più evidenti c’è il Cybertruck, che dopo anni di sviluppo si sta rivelando un mezzo inadeguato: secondo Cox Automotive, le vendite nel primo trimestre sono diminuite del 50% rispetto al trimestre precedente. Tesla sta ora offrendo sconti fino a 8.500 dollari sui veicoli in pronta consegna, a fronte di un listino che parte da circa 70.000 dollari. La Tesla Model 2 o come si chiamerà rimane ad oggi un mistero su cuii gli azionisti vorrebbero vederci meglio: promesso da Musk anni fa e atteso entro giugno non è mai stato mostrato ufficialmente, né se ne conoscono le specifiche. Resta incerta anche la reale disponibilità, visto che Elon in alcune occasioni ha detto che non vale la pena di farlo.
Sul fronte industriale, Tesla è protetta dai dazi imposti dall’amministrazione Trump, grazie alla produzione negli stabilimenti di Fremont e Austin., ma una parte significativa dei componenti proviene da Cina e Messico e sarà soggetta a nuovi dazi, mettendo ulteriore pressione sui margini, anche se nella sua ultima uscita Donald Trump ha dichiarato di voler abbassare i dazi verso la Cina rispetto al 145% annunciato poco tempo fa.
Elon Musk continua a sostenere che il futuro dell’azienda si baserà su intelligenza artificiale e guida autonoma, con una rete di “Cybercab” capace di generare entrate miliardarie ma, per ora, immaginarie. La tecnologia non però è ancora pronta e, ci permettiamo di dire, nemmeno il pubblico.
Tesla
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