Trump, stangata sull'auto: in cantiere dazi del 20% su import

Trump, stangata sull'auto: in cantiere dazi del 20% su import
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Daniele Pizzo
I marchi più penalizzati sarebbero Ferrari, Maserati, Alfa Romeo e Porsche
15 maggio 2018

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Non si è parlato solo di limiti alle emissioni meno stringenti al vertice che venerdì scorso alla Casa Bianca si è tenuto tra il presidente degli USA Donald Trump e i dirigenti delle Case automobilistiche.

Se da un lato Washington ha a cuore l'industria dell'auto che ha già aiutato con sgravi fiscali importanti (dal 35% al 21%) a patto che la produzione avvenga sul territorio nazionale, dall'altro il presidente degli Stati Uniti starebbe pensando di innalzare al 20% l'attuale dazio del 2,5% imposto sulle auto importate. Si tratta al momento solo di un'ipotesi filtrata dall'incontro tra Trump e gli ad dei vari costruttori invitati riportata dal Wall Street Journal, ma che ha creato già i primi effetti.

In Borsa ne ha risentito il titolo di Ferrari, che secondo gli analisti sarebbe uno dei più penalizzati tra i marchi che non hanno impianti oltreoceano, insieme a Maserati e Porsche. Ad essere svantaggiate sarebbero anche le Alfa Romeo, che al momento vengono assemblate esclusivamente in Italia. Ma se è ipotizzabile una produzione negli USA delle Alfa, più difficile sembra spostare sul suolo americano la produzione delle auto del Cavallino e del Tridente, che richiedono processi industriali più improntati all'artigianalità, hanno in Italia la maggior parte dei loro fornitori e non sono prodotte in volumi che giustificherebbero un investimento del genere.

La stretta di Trump sulle importazioni di auto straniere ipotizzata dal WSJ prevederebbe non solo tasse doganali più salate, ma anche limiti alle emissioni più severi rispetto a quelli previsti per le auto costruite sul suolo americano.

Sulla mossa di Trump si è pronunciata anche Coldiretti: «Gli autoveicoli con 4,5 miliardi nel 2017 sono la prima voce dell’export Made in Italy negli Stati Uniti davanti all’agroalimentare che supera di poco i 4 miliardi», sottolinea l'associazione, per la quale la decisione «farebbe immediatamente scattare le ritorsioni da parte dell’Unione Europea che ha già varato una black list di prodotti statunitensi da colpire quali manufatti in ferro, acciaio e ghisa, barche a vela e a motore e prodotti dell’agroalimentare, dal mais al riso, dal bourbon al succo di arancia fino al burro di arachidi e molto altro».

«Il risultato – continua la Coldiretti – sarebbe l’estendersi della guerra commerciale a molti settori con scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati».

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