Uber: arrivano 70.000 assunzioni in GB

Uber: arrivano 70.000 assunzioni in GB
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Primi effetti della sentenza della Corte Suprema: l’azienda americana stabilizza migliaia di autisti. Cosa accadrà in Italia?
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
19 marzo 2021

Ad una sentenza senz'altro per storica segue una misura sicuramente destinata ad essere ricordata: in Gran Bretagna, Uber si inchina alla decisione dei giudici della Corte Suprema ed annuncia la stabilizzazione in blocco di ben 70.000 autisti, cui verrà applicato un contratto da lavoratori dipendenti e non più come collaboratori a gettone.

La sentenza ha riguardato il ricorso presentato nel 2016 al tribunale del lavoro inglese da James Farrar e Yaseen Aslam, due autisti Uber, che chiedevano il riconoscimento della loro attività come rapporto dipendente stabile e non occasionale, potendo quindi accedere alle tutele previste per il lavoro contrattualizzato, ad iniziare dalla copertura sanitaria e dal trattamento previdenziale, arrivando alle ferie retribuite.

Dopo la sentenza che riconosceva la validità di tali argomentazioni, che in pratica smascherava la pratica di intendere come lavoro autonomo un rapporto parasubordinato, Uber aveva tentato dapprima di intenderlo come applicabile ai soli ricorrenti in giudizio e non come regola generale, prima di cambiare atteggiamento e mostrarsi più conciliante.

Dopo l’annuncio delle assunzioni, il titolo Uber ha perso il 4% del suo valore in Borsa a Wall Street, ma non si è trattato di un tracollo quanto piuttosto di un comprensibile effetto del maggiore impegno che l’azienda dovrà affrontare in termini di spesa.

La vera domanda ora è un’altra: quanto accaduto in Gran Bretagna potrà essere replicato in altri Paesi? I giudici europei ed americani potrebbero infatti prendere a modello la sentenza inglese e decidere in maniera analoga nel caso di ricorsi sulla stessa materia.

Presso il Tribunale di Milano, ricordiamo, è pendente una richiesta di assunzione per migliaia di rider, con pesanti sanzioni a carico delle piattaforme digitali che gestiscono il settore delle consegne a domicilio.

In altre parole: laddove, come in Italia, la Politica non riesce ad esprimere un orientamento legislativo chiaro su una tematica sociale molto importante, potrebbero essere le aule di Tribunale ad indirizzare le scelte, in un senso o nell’altro.

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