WEC, 6H di Imola: dietro le quinte con Ford e il fascino (spartano) della vera competizione [VIDEO]

WEC, 6H di Imola: dietro le quinte con Ford e il fascino (spartano) della vera competizione [VIDEO]
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C'è un aspetto delle corse che raramente arriva al pubblico: il lavoro dietro le quinte, dove ogni dettaglio può fare la differenza tra una vittoria e un ritiro
5 maggio 2025

Durante la 6 Ore di Imola del WEC, abbiamo avuto l’opportunità di vivere tutto questo da vicino, grazie all’ospitalità del team Ford-Proton, immergendoci in un mondo fatto di tensione, meccanica di precisione e passione pura.

La nostra giornata inizia nel paddock, dove ogni box è una microfabbrica mobile. Qui si lavora senza sosta per la messa a punto delle vetture, specialmente durante le delicate fasi di qualifica. I monitor sono top secret, le conversazioni riservate, i volti concentrati. Anche solo osservando, si percepisce la tensione nell’aria. In sottofondo, il rombo costante dei motori, tra cui spiccano i V8 e, soprattutto, i V12 di Aston Martin, una sinfonia meccanica che a Imola ha un sapore speciale.

 

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Ford, spirito americano tra i colossi europei

Rispetto a team come Ferrari, Peugeot o BMW, che si presentano con strutture imponenti e paddock iperorganizzati, Ford mostra un approccio più “ruspante”, quasi romantico. I tendoni sono spartani, il materiale tecnico disposto senza troppi fronzoli. Ma è proprio in questa semplicità che si respira lo spirito racing a stelle e strisce: meno apparenza, più sostanza.

Ed è proprio questo contrasto a colpire il cuore, dove lo stesso team Proton non cerca di nascondere il caos del lavoro: lo abbraccia. Non lucida la superficie, ma si sporca le mani. È uno spirito che profuma di Le Mans anni 60, di quel romanticismo tecnico che non ha bisogno di sovrastrutture per raccontare la sua verità.

C’è qualcosa di profondamente umano in questo approccio. Qualcosa che parla di fatica vera, di passione che non si mette in vetrina ma si vive nel silenzio delle notti in officina e nel rumore assordante di un V8 che si accende all’alba. È una filosofia quasi anarchica, quella americana: credere nella sostanza più che nella forma, costruire prestazioni prima di pensare all’immagine. Come direbbe qualcuno: “Less show, more go”.

E in quel paddock “spartano”, si percepisce il senso più puro del motorsport. Quello che non ha bisogno di raccontarsi, perché si fa sentire da solo. E forse, in quel caos ordinato, c’è più poesia che nei marmi lucidi dei team blasonati.

Quando la pista chiama

Dopo aver assaporato il dietro le quinte, arriva il momento di lasciarsi trasportare dal cuore pulsante del WEC: la gara. Il rombo dei motori riempie l’aria e le tribune si animano, con il pubblico pronto ad assistere a sei ore di pura intensità. Le vetture sfrecciano, ogni sorpasso è un respiro trattenuto, ogni pit stop una danza meccanica sincronizzata.

Per chi è lì dal vivo, è un’esperienza totale: i suoni, gli odori, la tensione, l’adrenalina. E tra i momenti più emozionanti, c’è senza dubbio la possibilità di ascoltare in cuffia le comunicazioni radio tra pilota e team: frammenti di strategia, parole veloci, scelte cruciali prese in pochi secondi.

La 6 Ore di Imola di quest’anno si è chiusa con un podio che racconta molto più di una classifica: Ferrari prima, seguita da BMW e Alpine. Tre marchi, tre storie, tre identità diverse che si sono sfidate a viso aperto. Per il Cavallino è stata una giornata da incorniciare, celebrata da una marea rossa che ha invaso il rettilineo sotto al podio. Ma accanto alla gioia di chi festeggia, c’è anche il silenzio amaro di chi è rimasto fuori dai giochi. Come il team Proton, che ha vissuto una gara complicata, piena di imprevisti. Eppure anche questo fa parte del motorsport: la gloria e la delusione, la vetta e la risalita, unite da quella stessa passione che tiene tutti in pista, a prescindere dal risultato.

È questa la vera bellezza del WEC: un campionato accessibile, appassionante, dove le distanze si accorciano e lo spettacolo è sempre a portata di mano. E allora, per chi ama davvero le corse, vale la pena pensarci: perché viverle dal vivo è un’emozione che nessuno schermo potrà mai replicare.

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