WRC18 Argentina. Ott Tanak e Toyota, ora è affar serio

WRC18 Argentina. Ott Tanak e Toyota, ora è affar serio
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Finale emozionante sulle strade del mito Argentino dei Rally: la Condor. Tanak e Toyota arma letale. Neuville, Sordo e un podio molto Hyundai, Ogier in disparte con discrezione. Un po’ di fortuna e ci sono anche le Citroen
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30 aprile 2018

Villa Carlos Paz, 29 Aprile 2018. Il gran finale è da capogiro, epico. Cielo velato, sospensioni di foschia e polvere sulla montagna sacra del Rally in Agentina. Lo scenario è di antica ebollizione geologica raffreddate troppo in fretta, nude rughe di roccia sulle alture aspre e inaccessibili del Condorito, spazzate dal vento, mosse e tagliate da sentieri e strette vie. Un po’ ambiente da Signore degli Anelli, e invece è il Signore degli Estoni che diventa storia e porta il suo spettacolo al tempio naturale del Motorsport argentino. La Montagna pullula di spettatori, arrivati la notte e che ripartiranno al tramonto, a cose fatte, alla fine dello spettacolo. Ce ne sono a decine di migliaia sparsi sulle creste, arrampicati a uno sperone di pietra ai bordi dei tornanti. Il Rally è deciso, ma lo spettacolo esalta la cerimonia di consacrazione di un altro Tanak, un Tanak mai visto prima, anche se immaginato.

è il Signore degli Estoni che diventa storia e porta il suo spettacolo al tempio naturale del Motorsport argentino

Il Rally è già finito da due giorni, in pratica dal quel secondo giro della prima tappa che ha cancellato tutte le opzioni di previsione, tranne una. È rimasta e si è solidificata come una scultura di lava su quelle rocce l’opzione Ott Tanak – Toyota. L’immagine resterà nel tempio del Rally argentino sulle alture del Condor come il bronzo di Maradona alla Bombonera di Boca.

Domenica non c’è stata Gara. Tutto fatto da giovedì a sabato sera. Tanak ha già vinto dieci delle quindici Speciali del Programma, ha offerto un andicap di venti secondi all’inizio, con una svista da “idioti”, lo ha recuperato in un giro e in quello successivo ha raddoppiato, passando da protagonista possibile a dominatore certo, raddoppiando ancora il gap pesantissimo e fatale come un colpo di mannaia.

Tanak è giustiziere gentile, viso da angelo sterminatore buono, si emoziona, sale sul tetto della Yaris WRC e festeggia con discrezione insieme a Martin Jarveoja. È più spocchioso, al parco Assistenza, Tommy Makinen, ma anche il finlandese supersonico ha ragione. Le sue ragioni. Ha voluto con tutte le sue forze, per vari motivi, d’accordo, una squadra che ha sviluppato pragmaticamente un po’ a senso unico. Hanninen, un po’ di Lappi e Latvala al volo appena se n’è presentata l’occasione, e poi la ristrutturazione. Grazie Juha, avanti Esapekka, benvenuto Ott, sul quale avevano investito per dieci anni MM, DMack, soprattutto M-S, o per meglio dire MW, Malcom Wilson. Intanto la Yaris è cresciuta, quasi costantemente. Sì, un passo indietro a metà della scorsa stagione per rimettere un po’ di cose a posto, poi avanti tutta. Ha ragione Makinen perché la staffetta Yaris-Tanak si è dimostrata tanto micidiale quanto spettacolare, e crea un’atmosfera di improvviso, grande disorientamento.

Ha ragione Makinen perché la staffetta Yaris-Tanak si è dimostrata tanto micidiale quanto spettacolare

Dovesse continuare così è panico, ma è chiaro che un Argentina pur con una matrice così marcata non dove far pensare a un definitivo orientamento del fronte di fuoco. Tutto sommato ci sta la tregua concessa da Neuville e Ogier, certi attacchi sfortunati e respinti alla Meeke o inefficaci alla Lappi, le disfatte di Latvala o Breen. È chiaro che un Rally così insidioso concede a chi può permettersi una pausa di stare più attento, di prendere un minuto piuttosto che una sberla.

Un paio di cose da dire. La prima è che raramente una classifica è così eloquente e sintomatica, la seconda è che il terrificante Argentina, in fondo, quest’anno non è stato così terribile. Pochi gli incidenti di una certa serietà, e tutti attribuibili a un difetto dei protagonisti senza bisogno di chiamare in causa la durezza del Rally, e “indulgenti” anche le forature, per lo più “lente”. Alla luce di queste caratteristiche di sviluppo del Rally, e partendo dal presupposto che Tanak ha fatto una differenza imbarazzante, talmente importante da condizionare anche le attitudini del “resto del mondo”, tutto si spiega con una bella chiarezza.

Dunque per prima cosa Tanak inarrivabile, dieci Speciali vinte, in testa dalla prima vinta fino alla fine del Power Stage, un vantaggio atipico e magnifico, da stato di grazia. Poi ci metterei volentieri il salto di qualità di Dani Sordo, già registrato in Corsica e quindi corroborato dalla freschezza della conferma. Infine spezzerei una lancia per Citroen, che ha manifestato progressi determinanti, soprattutto di “sincerità” della C3 WRC post-jolly di avanzamento del reparto posteriore, ma che è rimasta trasparente nella storia della stagione per l’uscita di strada di Breen e per la foratura di Meeke, quando era ancora terzo e trait d’union tra il Tanak in fuga e il gruppetto che annaspava cercando di reagire.

Tutto il resto viene più o meno di conseguenza, o trova una spiegazione più semplice.

Poi ci metterei volentieri il salto di qualità di Dani Sordo, già registrato in Corsica e quindi corroborato dalla freschezza della conferma

Prendiamo Ogier. Lui parte per primo e deve pulire strade impestate, Tanak prende immediatamente il volo e si libra sul Rally con incontestabile autorità. Cosa avreste fatto voi? Avreste levato il piede e cercato di capire dove potevate arrivare. Ogier è più bravo di noi e ha capito perfettamente che doveva lasciare andare non solo Tanak ma anche Neuville, e non fare la sua gara nemmeno su Latvala, Meeke o Mikkelsen, tutta gente che non rappresenta un grande spauracchio per il Mondiale e che, tradizionalmente, è più fragile di nervi e meno brava a gestire situazioni sfavorevoli. Più bravo ancora è l’Ogier che non si sente in imbarazzo, alza le braccia davanti alla micidiale Cuchilla Nevada –Rio Pintos, la più lunga del Rally, si fa dare un minuto e sta alla larga da qualsiasi rischio.

Le ragioni di Ogier sono anche le ragioni di Neuville, che alla fine è riuscito a centrare l’obiettivo minimo che si prefigge dall’inizio di stagione e che non gli era mai venuto veramente a tiro: stare davanti al Campione del Mondo per subentrargli nell’albo d’oro. Nel suo caso, il quadro si completa aggiungendo i bonus della bella gara del compagno di Squadra Sordo e i cinque punti, quelli sì cercati con magnifica determinazione, del Power Stage.

Rally non troppo duro, si è detto. Vediamo perché. Quattro ritiri nobili per incidenti, per fortuna nel WRC di oggi è spettacolo anche questo. Latvala, Breen, Bulacia e Rovanpera. Tutti fuori dallo spettro del Killer Argentina. Latvala vive la situazione delicatissima rappresentata dal passaggio di consegne per il ruolo di prima guida, anche se non è proprio una questione gerarchica, diventato urgente tra lui e Tanak. Breen non aveva alcuna esperienza di Argentina e si è fatto prendere la mano dalla competitività della C3. Bulacia e Rovanpera, 36 anni in due, avevano il conto reciproco aperto dal confronto intitolato ai ragazzini del WRC, e il finlandese, più avanti, si è fatto incantare dall’idea di battere il più esperto Tidemand e vincere il suo primo Rally WRC2.

Latvala vive la situazione delicatissima rappresentata dal passaggio di consegne per il ruolo di prima guida

Le altre mezze figure, infine, si spiegano con le forature, per lo più “lente” ma indulgenti. Mikkelsen è passato dal secondo posto all’ottavo per una di quelle, e ha chiuso al 5° posto che, insieme ai due podi di Neuville e Sordo, dicono un gran bene delle Hyundai i20 Coupé. Lappi e Suninen hanno sofferto di situazioni similari anche se non così decisive, e il solo Meeke deve lamentare la foratura “autentica” che lo ha scalzato dal podio per rigettarlo all’ottavo posto poi arrotondato al settimo finale, bonus Power Stage anche per il Nord irlandese.

Rally Argentina bellissimo, in ogni caso. E ora Portogallo, seconda metà di Maggio.

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