WRC18 Australia. Thierry Neuville, l”autopsia”

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Eravamo certi che fosse l’anno di Neuville e di Hyundai. Non lo è stato per l’uno e per l’altra. Nonostante una i20 Coupé competitiva e affidabile e il potenziale di solidità sulla quale a mezza stagione stava un Titolo a portata di mano
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
20 novembre 2018

Coffs Harbour, Australia, 18 Novembre 2018. I tifosi sono come i bambini: impietosi, crudeli. All’arrivo della Wedding Bells, mentre lo speaker celebrava ritualmente i vincitori, qualcuno dal terrapieno prospicente il podio ha urlato: “Chi fa, adesso, l’autopsia a Neuville?” Chiaro che non era uno del suo fan club, e meno male che il belga non era lì, c’era da rimanerci davvero male. Davvero un’espressione infelice. Certe situazioni, compresa la peggiore, Neuville se le doveva essere immaginate, al punto da restituire sulle strade una sorta di inevitabile instabilità, ma non è mai giusto che uno “sportivo” faccia scendere la sua mannaia quando ci hanno già pensato i fatti a distruggere il morale dello sconfitto.

Per parte mia sono dispiaciuto. Davvero tremendamente dispiaciuto. Il declino di Neuville durante l’ultima fase del Campionato mi sembrava un motivo sufficiente per rilanciarne le quotazioni in vista della battaglia finale. Semplicemente perché una sequela così lunga di episodi “no” doveva finire, perché il pilota continuava a dare prova di una buona dose di sicurezza, che ritenevo autentica, perché Neuville aveva già dimostrato di poter vincere il suo primo Mondiale quest’anno, molto di più e molto più chiaramente di quanto i precedenti di carriera avessero lasciato intravedere.

La partenza lampo di Ogier, tre vittorie su quattro Rally, era stata cancellata in Portogallo. Mentre Ogier affrontava il periodo più difficile della sua stagione, Neuville era ripartito dal Corsica, terzo, aveva concluso al secondo posto in Argentina e, vincendo in Portogallo contestualmente al ritiro di Ogier e di Tanak, era passato al comando del Campionato. Con la vittoria nel successivo Rally Italia Sardegna, con Ogier ancora dentro al “tunnel” e Tanak ancora non completamente decriptato, Neuville aveva allungato ed era diventato il principale favorito nella corsa al Titolo. Quel primato cancellava in un colpo solo tutti i “bassi” della sua carriera, che anzi sembravano aver forgiato un nuovo, potente Campione.

Thierry Neuville
Thierry Neuville

Poi il corso della storia ha deviato. Nono in Finlandia, una gara opaca che in qualche modo era attesa, ma di nuovo secondo in Germania, nessuno ancora dubitava della “tenuta” del Pilota Hyundai, nemmeno il Team Manager della Squadra, Michel Nandan, che si era convinto di aver “riscattato” al 100% il “falloso” Neuville, e di avere, finalmente, l’arma vincente. Invece si apre il periodo nero, tanta sfortuna e errori. In che senso vadano intesi gli uni e gli altri, e mcon che volume di parte in causa, è materia di discussione che può andare all’infinito. A volte è chiara sfortuna, a volte errore madornale, prove di evidenza, in altri casi è somma delle due, ed è il caso peggiore.

Ripercorriamo il cammino verso l’inferno. In Finlandia esce allo scoperto Tanak. Al momento è ancora difficile dirlo e lo si avrà più chiaro solo dopo Germania e Turchia, quando l’estone ribalterà il suo disavanzo in un’esplosione delle sue azioni. In Turchia Neuville “sfonda” una sospensione a passa dal primo posto all’umiliazione Rally 2, poi a un mesto 16° posto finale mentre Tanak dilaga e Ogier si è ripreso. Con il rivale è pari patta, perché Neuville si salva vincendo il Power Stage. Vista la posizione e la posta in palio, il Turchia di Neuville va nella colonna degli errori. In Galles arriva un altro piccolo errore, roba da niente e da cadetti, visto il contesto ambientale. Neuvillle allarga, perde una destra e scivola lentamente con il posteriore nel fosso. È un errore, perché sin dallo shakedown si era visto che bastava un nonnulla, ma è soprattutto enorme sfortuna, perché la punizione per un piccolo sbaglio è eccessiva, una pena capitale visto che Ogier, invece, supera un problema al cambio che poteva essere fatale e va a vincere. Neuville perde ben 16 punti del vantaggio che aveva.

In Spagna, infine, la frittata. Era iniziata male, con un cappottamento nello Shakedown che è un segno malefico per l’equilibrio psicologico, poi, lanciato nel Power, Stage Neuville trova in strada un sasso portato dentro da Evans. È fuori dai Punti Power, e scende al quarto posto mentre Ogier sale al secondo, dietro a Sua Maestà Loeb, ed è secondo anche nel Power Stage. Altri dieci punti meno di Ogier che torna al comando della Classifica a un Rally dalla fine. Ogier, riferendosi ai guai di Neuvolle, chiama in causa una frase fatta, “è parte del gioco”, ma è come deridere, minimizzare l’avversario, e la situazione precipita. Oltre il disavanzo Neuville paga lo scotto mentale nel profilarsi un epilogo in condizioni pratiche e psicologiche nettamente sfavorevoli. Il Mondiale, nelle sue mani nella fase centrale della stagione, diventa impossibile da gestire. Così Neuville va incontro a entrambi i rischi capitali, quello di sbagliare e quello di essere perseguitato dalla sfortuna.

Thierry Neuville in azione in Australia
Thierry Neuville in azione in Australia

Australia. Poco da scegliere, bisogna stare davanti. Neuville ci riesce fino alla seconda Sherwood, sesta Speciale del Rally, poi “stalla” sulla chicane, fora e perde il vantaggio di posizione. Un errore? Ditelo voi, è certo che il frangente non è dei più rilassanti ed è soprattutto certo che Ogier, di errori, non ne fa, anzi dando l’impressione di controllare sin dall’inizio la situazione. Infine arriva il ritiro, il nulla di fatto, per Neuville il tutto da rifare.

Non vale la pena decidere se ha prevalso la sfortuna o se sono stati determinanti gli errori. Il cocktail generato è micidiale e impedisce a Neuville di affrontare lucidamente il finale più difficile degli ultimi quindici anni.

In ogni caso il verdetto senza appello cancella la necessità di allegare la motivazione, e Nandan, a caldo, taglia corto rilanciando immediatamente la sfida del 2019. Quasi a esorcizzare una situazione maledetta che rischia di pesare di nuovo moltissimo sugli equilibri della formazione Hyundai, e che deve essere istantaneamente risolta nella testa del Pilota prima di tutto. Il problema, sì perché un problema adesso c’è, diventa ricreare quella “verginità” emotiva per cui Neuville possa ripartire “positivo” e sfruttare a pieno il potenziale che ha a disposizione. E anche il suo, innegabile potenziale.

Foto: Pure WRC Agency, Ross Hyde

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