Egger: «La Quattro Sport Concept è uno sguardo al passato declinato al futuro»

Egger: «La Quattro Sport Concept è uno sguardo al passato declinato al futuro»
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Emiliano Perucca Orfei
Il responsabile dello stile Audi ci ha raccontato come è nata la nuova Concept Car Quattro Sport Concept, che potrebbe anticipare la nuova A5, e ci ha parlato del design Audi senza dimenticare la Ducati
11 settembre 2013

Francoforte - Celebre per aver firmato gioielli come l'Alfa Romeo 8C o vetture di grande successo come l'Alfa 147 sotto la direzione di Walter De Silva, Wolfgang Egger è è entrato nel Gruppo Volkswagen nel 2007 raccogliendo proprio l'eredità del suo "maestro" italiano passato, proprio in quell'anno, a dirigere lo stile dell'intero Gruppo tedesco. L'abbiamo intervistato in occasione del IAA 2013, scoprendo moltissimo sul design dei Quattro Anelli.

Vi presentate a Francoforte con una Concept Car che offre una nuova visione di quella che potrebbe essere la Audi Quattro. Qualcosa si era già visto anche tre anni fa. E' arrivato il momento di vederla davvero su strada?
«E' un bellissimo momento per me e tutto il team perché vediamo materializzata la nostra Audi Sport Quattro concept. E' una vettura con un design fantastico, frutto di un concetto che abbiamo sviluppato con grande attenzione e passione. La Sport Quattro viene dopo diversi tentativi, viene dal passato, dalle forme di una vettura affascinante, ricca di successi sportivi e ma soprattutto di contenuti tecnologici che oggi come allora la rendono una vera e propria opera d'arte, direi una scultura, per il mondo dell'automobile.»

Cosa è cambiato rispetto alla Quattro Concept visto a Parigi?
«Tre anni fa a Parigi abbiamo dato vita alla prima evoluzione di questo nuovo concetto che per me è la sintesi del nostro marchio, non solo in termini di design. Quello che abbiamo realizzato, però, non è una semplice riproposizione di qualcosa di già visto. Non è una vettura retrò, non c'è reminescenza. E' uno sguardo al passato declinato al futuro e questo si vede in molti elementi di stile.»

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C'è qualcosa che distingue la Quattro Sport Concept da tutte le altre vetture sul mercato. Il concetto di 2+2 con il montante che chiude direttamente sulla coda è qualcosa proposto anche da altri costruttori con le Shooting Brake ma che in questa categoria di vetture è qualcosa che viene direttamente dalla storia Audi

 

Quali sono i dettagli che le piacciono di più?
«Indubbiamente il montante. C'è qualcosa che distingue la Quattro Sport Concept da tutte le altre vetture sul mercato. Il concetto di 2+2 con il montante che chiude direttamente sulla coda è qualcosa proposto anche da altri costruttori con le Shooting Brake ma che in questa categoria di vetture è qualcosa che viene direttamente dalla storia Audi.»

La Quattro Sport Concept, però, è anche l'ambasciatrice di nuovi concetti di stile Audi.
«Sì lo è. Con lei mostriamo il volto delle nostre nuove sportive mentre lo scorso anno abbiamo mostrato quello delle SUV con la Concept Car Crosslane Concept. Mostriamo contenuti nuovi anche in tema di interni, però. Sono leggeri, puliti, danno un'idea di sportività ma anche di lusso, senza particolari eccessi, con funzioni ridottissime sulla consolle e molto più ampie e complete che in passato sul volante. Per noi il premium è anche ridurre gli elementi senza rinunciare a nulla per dare più sensazione di spazio. Anche il quadro strumenti è qualcosa di innovativo rispetto al passato. In base alla situazione di guida può cambiare cinque grafiche diverse, rendendo unica l'esperienza di guida.»

Quante persone lavorano in Audi al design?
«In Audi lavorano al design più di 400 persone di cui almeno 20 allo stile dei gruppi ottici.»

In Audi il design dei fari ha un ruolo fondamentale
«Assolutamente. E' un settore a cui diamo grande attenzione non solo sotto il profilo di stile ma anche in quello della tecnica. Il reparto luce conta 300 persone ed è proprio da lì che è uscita la tecnologia del Matrix Beam di cui Audi ha completa paternità. Un traguardo che rispetta lo slogan aziendale, all'avanguardia della tecnica, e che non rappresenta certamente un punto di arrivo ma di partenza in questo settore.»

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La nuova generazione di fari Audi è presente sulla nuova A8 ed è una profonda evoluzione dei led a fascia continua

 

Parla di OLED?
«Sì certamente, anche se per quanto concerne quella tecnologia è ancora un po' presto. La nuova generazione di fari Audi è presente sulla nuova A8 ed è una profonda evoluzione dei led a fascia continua.»

Se si può muovere una critica al design Audi è quella di aver avvicinato troppo i vari modelli. Effettivamente, vedendola arrivare dagli specchietti retrovisori, è difficile riconoscere una A3 da una A6 o da una A8.
«La critica è corretta ma bisogna un valutarla con attenzione. La somiglianza di vari modelli deriva da una scelta fatta da Piech con De Silva per cercare di dare ad Audi una forte identità. Se ci pensa con il single frame per la prima volta si è parlato di identità Audi. Prima c'era una semplice presa d'aria. Abbiamo portato quel concetto su tutta la famiglia, assicurando al nostro brand un ruolo di protagonista in tutti i segmenti premium. Oggi il nostro cliente non guida una A3 o una A8. Guida un'Audi, come il cliente Porsche dice ho la Porsche e non una 911 o una Cayman.»

Ed ora?
«Adesso è arrivato il momento di caratterizzare di più la singola vettura, anche con linee differenziate per tipologie di vetture mantenendo comunque il valore creato negli anni passati. Non ci saranno cambiamenti causali.»

Abbiamo alcuni ragazzi in Audi che sono motociclisti sfegatati ed è normale che nel contesto dell'atelier di design che abbiamo ci sia scambio di idee tra le aziende del gruppo, tra cui anche con i ragazzi della Ducati. All'advanced design, c'è addirittura un gruppo di persone che lavora per proporre nuove idee solo per Ducati


Se dovesse essere prodotta, la Quattro Sport Concept potrebbe essere considerata la nuova A5?
«(Sorride). Diciamo che è un esercizio sulla piattaforma MLB EVO, che porta anche ibrido. Ma sì, si potrebbe anche parlare di nuova A5, perché no?»

E' stato più volte dichiarato che tra Ducati ed Audi ci sono scambi di informazioni di tipo tecnico. Ce ne saranno anche a livello di stile?
«Abbiamo alcuni ragazzi in Audi che sono motociclisti sfegatati ed è normale che nel contesto dell'atelier di design che abbiamo ci sia scambio di idee tra le aziende del gruppo, tra cui anche con i ragazzi della Ducati. Le dirò di più: a Monaco, all'advanced design, c'è addirittura un gruppo di persone che lavora per proporre nuove idee solo per Ducati. Credo sia una fortuna anche per Borgo Panigale poter attingere da un centro stile in cui si parlano 26 lingue diverse ed in cui si cerca di "stare sempre nel succo" senza mai andare oltre pur con un occhio di riguardo per l'innovazione.»

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Credo sia una fortuna anche per Borgo Panigale poter attingere da un centro stile in cui si parlano 26 lingue diverse ed in cui si cerca di "stare sempre nel succo" senza mai andare oltre pur con un occhio di riguardo per l'innovazione

 

Non trova che alcune proposte di questo Salone siano sin troppo cariche a livello di stile?
«La moda, oggi, comanda a livello di stile nel mondo auto. Molti costruttori stanno puntando su design molto carichi mentre noi stiamo appositamente cercando di creare uno statement che, paradossalmente, va contro le moda. Purezza, logigicità, tecnologia, vogliamo Audi chiare, limpide, trasparenti, loghiche, ma anche moderne, emozionali. Chiunque deve vedere la nostra vettura e pensare che sia un'Audi. Non vogliamo ritrovarci a dover spiegare il design delle nostre vetture perché il giorno in cui dovesse accadere significherebbe aver sbagliato qualcosa. Anche su una vettura completamente nuova come la Quattro Sport Concept, se ci mettessimo un telo sopra, sono sicuro che quasi tutti capirebbero che lì sotto c'è un'Audi.»

Come mai non legate più il design delle vetture da corsa alle stradali?
«Abbiamo iniziato partendo dalla strada per arrivare in pista oggi è il contrario. Anni fa, quando avevamo iniziato, le vetture di Le Mans non erano ancora del tutto delle F1 a ruote coperte. Le idee aerodinamiche con cui avevamo iniziato erano più vicine a quelle delle vetture da strada, quindi un corpo base con il cupolotto sopra, con un gruppo ottico simile. Oggi è tutto come la F1, è tutto in funzione per ottenere il massimo risultato. Noi facciamo la livrea, con il tetto che ricorda la visiera del casco. Sulla nostra nuova vettura se noti l'aerodinamica ricorda le Audi da corsa, il DTM. Prendiamo spunto dalla tecnologia da corsa e la portiamo su strada perché vogliamo essere un marchio sportivo al 100%.»

Le piacerebbe disegnare ancora un'Alfa Romeo?
«Sempre. (Sorride, Ndr)»

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