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di Luciano Nardi
Con il suo epic fail galattico, la presentazione del CyberTruck è arrivata a livelli interstellari, giusto per restare in tema con il suo creatore e il suo SpaceX.
Riguardando poi con calma l’incidente, la prova di robustezza è stata certamente imbarazzante ma non ha tolto nulla al progetto dell’auto, contribuendo, secondo me, a rendere più umano e simpatico un signore che ricorda tanto il magnate Tony Starck (alias Iron Man); un visionario e sognatore che anche se qualcuno lo ha definito "incauto, vanesio, apocalittico, spesso fuori controllo”, per me è uno dei pochi innovatori con una visione del futuro compatibile con le leggi di mercato.
I conti sono presto fatti. 200.000 truck già ordinati e una gaffe che eclissa qualunque commento sul design, che per qualcuno è “originale” e per qualcun altro fin troppo elementare.
La tecnologia è quella collaudata del mondo Tesla, non vola, non fa cose strane e ha sempre un volante, quattro ruote e quattro porte, ma in compenso ha un cassone che chiude in modo “stiloso”, le linee forse fin troppo diritte di un oggetto che non passerà inosservato.
Ma di nuovo, siamo alla presenza di un veicolo fatto per stupire anche se non cambierà il mondo delle quattro ruote. In ogni caso lo spettacolo è garantito!
L’”intoppo” dei vetri rotti non ha nulla di drammatico, come nel caso della rovinosa caduta dalle scale del robot Asimo (prodotto da Honda) con tanto di ingegneri che si precipitarono a coprire il caduto. O la figuraccia fatta da Faraday Future, l’auto elettrica presentata
qualche anno fa come la probabile killer di Tesla, che si è "suicidata" in diretta perché non solo non riconosceva il guidatore ma non dava neppure segni di vita.
Qui siamo più vicino al mondo di Steve Jobs anche lui incappato in qualche prova non riuscita con i suoi Mac o iPhone. Ma questo ha contribuito a farceli amare, anche grazie alle doti dei protagonisti.
Tirando le somme. Questo veicolo fatto con le lamiere diritte come le avrebbe potute fare un fabbro di Mad Max, tenendo gli spigoli al vivo come se non conoscesse l’arte sapiente dei battilastra italiani dei centri stile di Pininfarina, Zagato o Bertone, in fondo in fondo a me piace.
E’ un opera dall’estetica sottrattiva dove le linee ricordano moltissimo gli esperimenti torinesi dei prototipi Stratos di Bertone e Cuneo Alfa Romeo di Pininfarina.
Promosso? Dal mio punto di vista, si.
Anche perché una nuova idea ha sempre bisogno di essere provocatoria e questo Cybertruck, ha, come si dice in pubblicità, spaccato lo schermo!