Formula E: ecco perché essere al comando della gara paradossalmente è uno svantaggio

Formula E: ecco perché essere al comando della gara paradossalmente è uno svantaggio
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Il paradosso della Formula E di oggi è che essere al comando della corsa, soprattutto nelle fasi iniziali, costituisce uno svantaggio. Il perché ce lo spiegano i due piloti della DS Penske, Jean-Eric Vergne e Stoffe Vandoorne
16 aprile 2024

Nelle due gare della Formula E a Misano si sono visti innumerevoli avvicendamenti al comando della corsa, con una serie di piccoli contatti tra piloti che si affiancavano l’uno accanto all’altro. Alla base di questa vivacità c’è un paradosso: essere al comando della gara è uno svantaggio, soprattutto nelle battute iniziali della corsa. Il perché di tutto questo ce l’hanno spiegato i due piloti della DS Penske, Jean Eric-Vergne e Stoffel Vandoorne, che abbiamo incontrato proprio in occasione del weekend italiano della categoria 100% elettrica.

È difficile gestire l’energia su una pista come Misano – osserva il due volte campione del mondo di Formula E Vergne -. È preferibile non essere in testa alla corsa perché il leader di fatto fa da apripista come nel ciclismo. Il problema è che noi non abbiamo sette piloti che lavorano per agevolare un altro. Bisogna lottare per la propria posizione nel traffico. Non è ideale essere primi, ma nemmeno essere troppo indietro. È un tipo di corsa molto complesso, c’è tantissima strategia e non è semplice”.

In questa battaglia a colpi di tattica, il pilota riveste un ruolo fondamentale per stabilire la strategia più efficace. “Tutto accade così velocemente che il muretto non ha tempo di dirti cosa devi fare giro per giro – racconta Vergne -. Deve essere il pilota a sapere come comportarsi, comprendendo il modo in cui deve gestire l’energia e ricevendo le informazioni corrette dagli ingegneri per prendere le giuste decisioni”.

Una sfida complessa, che affonda le sue radici nella natura delle attuali monoposto di Formula E. “È lo stile di guida delle Gen3 – chiarisce Stoffel Vandoorne -. Queste macchine hanno molto drag, per cui se sei al comando della gara e qualcuno ti segue, se sta correndo come te consuma molta meno energia e riesce nel corso della gara a costruirsi un vantaggio rispetto a te. Tutti sanno come funziona il gioco, ma è comunque difficile ottimizzarlo. È per questo che si creano gare pazze, con auto affiancate perché non vogliono stare al comando all’inizio della corsa. È una questione aerodinamica che riguarda questa generazione di auto e che rende le nostre gare molto diverse da quelle a cui siamo abituati”.

Le monoposto di terza generazione di Formula E, però, soddisfano i piloti in termini di comportamento. “Mi piacciono le Gen3 – afferma Vergne -. L’unica cosa che è peggiorata è la gomma, non abbiamo molto grip con questi pneumatici. Su alcune piste siamo meno veloci rispetto alle Gen2 nonostante il pacchetto – la monoposto, il powertrain, la batteria, i freni, l’efficienza – sia stato notevolmente migliorato. È tutto nascosto dalla performance delle gomme – aggiunge -. Non c’è degrado, se non termico. Formula E e Hankook ne sono consapevoli e stanno già lavorando alle gomme per il prossimo anno. Le ho provate e rappresentano un miglioramento. Più grip e potenza si hanno, più ci si diverte alla guida, quindi non vedo l’ora della generazione successiva, con più grip, deportanza e potenza”.

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