Andrea Kimi Antonelli, dopo la maturità massima concentrazione sulla F1. Ma Toto Wolff non vuole bruciare le tappe: “Bisogna dare tempo ai giovani”

Andrea Kimi Antonelli, dopo la maturità massima concentrazione sulla F1. Ma Toto Wolff non vuole bruciare le tappe: “Bisogna dare tempo ai giovani”
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Andrea Kimi Antonelli, fresco di diploma, ora può concentrarsi al 100% sul suo impegno in Formula 1, senza pensare agli studi. Ma Toto Wolff per lui ha pensato a un "piano triennale". Ecco perché
23 giugno 2025

Andrea Kimi Antonelli ha superato gli esami di maturità, ed è pronto a concentrarsi esclusivamente sulla F1. Ma il suo mentore, Toto Wolff, che l’ha voluto in Mercedes appena maggiorenne, sa che Kimi necessita di tempo per lasciare il segno nella massima categoria del motorsport. “Credo che serva ragionare su un programma di tre anni – ha spiegato in una puntata del podcast Hot Pursuit! di Bloomberg -. Direi che è questo il tempo necessario affinché un giovane pilota possa dare del filo da torcere a compagni di squadra più esperti e veloci. George oggi è uno dei migliori in F1. Bisogna dare tempo ai giovani, accettando che ci saranno weekend difficili, sottotono. È parte delle cose”.

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Che Antonelli fosse speciale lo si capiva sin da quando era ancora bambino, come sottolinea Wolff. “Kimi è entrato a far parte del nostro programma per giovani a 11 anni. Il talento lo si può riconoscere già verso i 10 anni, quando i ragazzini cominciano a competere con i kart a livello internazionale. Abbiamo un buon gruppo di osservatori, capaci di scovare talenti a un’età precoce come nel calcio o nel tennis”. “Se un bambino comincia a correre a 8 anni e risulta già competitivo contro ragazzini più grandi, è un buon segno. Se vince un campionato pur essendo un anno più giovane degli altri, è un ulteriore segnale positivo. È quello che ha fatto Kimi”.

La scalata di Antonelli verso la Formula 1 è stata indubbiamente rapida. La curva di apprendimento di Kimi e degli altri rookie è ampia, e la chiave, secondo Wolff, sta in un ambito ben preciso. ”Gestire le gomme è diventato molto difficile. Non è solo questione di velocità – che sia sul giro secco o sulla distanza di gara – ma anche della capacità di tenerle in vita guidando il più velocemente possibile senza scivolare e far surriscaldare le coperture, perdendo terreno. È questo il vero limite dei ragazzi che arrivano oggi in F1”.

Un esempio calzante in questo senso è Piastri, il leader del mondiale. Gli ci è voluto un anno e mezzo per arrivare allo stesso livello di Lando Norris. E ora ha un vantaggio nei suoi confronti, che penso sia dovuto alla gestione delle gomme”. Lo stesso Antonelli, d’altronde, ha spiegato all’inizio dell’anno quanto fosse difficile non solo tenere in vita gli pneumatici in gara, ma anche prepararli per il giro buono in qualifica. Un esercizio, questo, che in alcune circostanze è stato reso ancora più complesso dalla C6, la mescola più tenera della gamma di Pirelli e la più difficile da interpretare.

Ma Antonelli al momento ha anche un altro limite. “Kimi non conosce tutte le piste – a Montréal non aveva mai corso – quindi parte con uno svantaggio notevole. Ma la vettura era buona, ed è riuscito a essere veloce”. Era stato così anche a Miami, altro circuito con cui Kimi ha dovuto prendere le misure, ma sul quale è riuscito a fare la differenza, cogliendo una pole nella Sprint che è presagio di successi futuri. Ma in Mercedes non c’è fretta. Dopotutto, anche per sgrezzare i migliori diamanti serve del tempo.

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