Monza: sempre più incerte le sorti dell'Autodromo Nazionale

Monza: sempre più incerte le sorti dell'Autodromo Nazionale
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Paolo Ciccarone
I soldi mancano, la politica non aiuta e Ecclestone sembra molto più interessato ai Paesi disposti a pagare che a quelli impegnati a chiedere sconti. Il futuro dell'Autodromo di Monza diventa sempre più incerto | <i>P. Ciccarone</i>
6 marzo 2015

C’è una luce in fondo al tunnel, ma non è la fine dei problemi. All’autodromo di Monza potrebbe essere un tir che viaggia contro mano, pronto a travolgere tutto e tutti. Si parla di F.1, del rinnovo del contratto col GP e con Ecclestone, ma alla base c’è una situazione debitoria e di affanno in cui la Regione Lombardia voleva intervenire, chiedendo la defiscalizzazione dell’importo (circa 8 milioni di euro) da versare nella società. E senza questi soldi, che il governo ha bloccato per la quarta volta, è difficile sopravvivere.

Servono milioni di euro

Solo per la normale manutenzione ci voglio cifre che superano il milione di euro, per gli investimenti sul tracciato ce ne vogliono altri ancora senza dimenticare i problemi legali con i permessi e le autorizzazioni varie. Poi ci si mette anche il sindaco di Monza, Scanagatti, che revoca una delibera della giunta precedente e chiede il pagamento dell’IMU, un altro milione e due di arretrati, in spregio agli accordi e alle intese. Basta portare a casa il quattrino.

formula 1 monza 2014 (18)
Per garantire un futuro certo all'Autodromo Nazionale di Monza servono milioni di euro

 

Eppure fra camera di commercio e altri, vantano un giro di affari di 28 milioni di euro attorno al GP, dimenticandosi che la gara vive su quattro giorni, il restante 361 bisogna inventarsi qualcosa per tenere in piedi la struttura. Ecclestone lo sa, ma ha sul piatto offerte che arrivano da lontano, tanti soldi da intascare da una F.1 asfittica che oggi non attira più come una volta. E su questo, forse, stanno giocano gli amministratori di Monza. Se oggi la F.1 costa circa 18 milioni di euro, tirando sul prezzo si potrebbe restare sulle stesse cifre.

A Ecclestone piace la geografia (dei soldi), non la storia

Il prodotto non ingrana, le TV vogliono ridiscutere le quote dei diritti pagati (chi spenderebbe oggi 70 milioni di euro più le spese di trasferta e produzione per un prodotto che alle Pay TV offre a malapena 1 milioni di ascoltatori?) e meno soldi TV sono meno soldi da spartire per le squadre che già oggi sono messe male. No, meglio puntare là dove i soldi (e le fatture) li fanno circolare ancora. Baku, Azerbaijan, sperduto in capo al mondo o quasi, ma pronta a pagare 45 milioni di euro, gli emiri arabi, che ci giocano con la F.1 e si danno un tono internazionale e anche qui 45 milioni tanto per gradire.

autodromo monza
Ecclestone è più attratto dai Paesi disposti a pagare rispetto a quelli impegnati a chiedere sempre sconti

 

E Monza che fa? Aspetta, tira sul prezzo. Siamo la storia. Sarà, ma Ecclestone guarda alla geografia (dei soldi) e se ne impippa della storia. Sono dieci anni che non si corre in Francia, che ospità il primo GP nel 1906, e che ha tre Case nelle competizioni: Renault in F.1, Peugeot e Citroen rally e mondiale turismo. E a rischio anche la Germania. Che pure ha Mercedes, soldi e potere. Figurarsi se Ecclestone se ne frega di Monza. Ma bisogna dire che la colpa è dei monzesi. Dopo le inchieste giudiziarie, ci si è messa anche la voglia di repulisti dei nuovi arrivati, alcuni digiuni totali di  corse e competizioni.

Serve chi ha passione e conoscenza

Che ci volesse aria nuova, si capisce. Che si buttino via esperienze decennali di gente capace e che conosce il meccanismo solo perché il bimbo prodigio bocconiano ha deciso così, è un po’ troppo. Il rischio che salti il giochino è alto, perché l’autodromo, le corse, sono qualcosa di talmente particolare, diverso e gestito in maniera insolita rispetto agli altri business che occorre gente con due caratteristiche. La passione, per cominciare, e la conoscenza. Vendere un prodotto come l’autodromo non è come vendere detersivi o supposte al bancone della farmacia, non basta un titolo di studio, l’età anagrafica e la voglia di cambiare tutto.

Ecclestone guarda alla geografia (dei soldi) e se ne impippa della storia

 

Ci vogliono altri particolari. E quindi, con gente messa alla porta (chi sarà il direttore di gara, non della F.1 ma delle varie competizioni?) senza l’adeguata sostituzione, si rischia di fare il frontale con il tir in fondo al tunnel. E a Monza, alcuni, non l’hanno ancora capita. Ma la cosa grave è che Ivan Capelli, che doveva rappresentare il nuovo, rischia di trovarsi col cerino acceso in mano, ammesso che non si sia già scottato, perché troppe cose stanno prendendo un verso che nessuno aveva ipotizzato o sperato. Basti dire che recenti lettere di licenziamento, che porteranno ancora in tribunale per richiedere giustizia, sono state firmate da chi in teoria avrebbe già dovuto lasciare il proprio incarico con la nuova dirigenza.

autodromo monza
L'ingresso dell'Autodromo monzese

E' il caos

E invece no. Confusione totale, mancanza di soldi, il governo che ci mette del suo (ma se Regione Lombardia vuole salvare l’autodromo, cosa se ne fa del non pagare le tasse allo stato? O è solo una scusa perché sapendo che non possono farlo, mettono il governo nella situazione di dire no e salvarsi la faccia? A breve ci sono le elezioni, ogni dubbio è lecito) comune di Monza che si rimangia la parola, dirigenti cacciati dalla sera alla mattina, sostituti non idonei e nei casi migliori con la necessità di fare esperienza in tempi brevi, stanno portando l’autodromo dritto contro il muro. Del fallimento.

 

Ci si augura che, passata la buriana rinnovatrice e pulitrice, dalla direzione gara alla comunicazione, dagli impiegati ufficio pista in poi, ci sia quel punto di partenza rapido, efficace e risolutivo che porti a una soluzione felice per tutti. Perché poi a piangere sulla sorte dell’autodromo di Monza saranno proprio quelli che hanno fatto di tutto per affossarlo.

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