F1. Dalla rimonta da record di Watson fino all’ultima affermazione di Räikkönen, 5 momenti iconici del Gran Premio degli Stati Uniti

F1. Dalla rimonta da record di Watson fino all’ultima affermazione di Räikkönen, 5 momenti iconici del Gran Premio degli Stati Uniti
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Passato per tanti circuiti, in verità non tutti apprezzati, il GP degli USA ha avuto un rapporto di odio e amore con il Circus prima di trovare finalmente stabilità nel calendario con il Circuito delle Americhe
14 ottobre 2025

 

  • 1983 - Vittoria dal fondo

Pur denominato GP degli Stati Uniti Ovest per distinguerlo dagli altri appuntamenti in terra americana di quegli anni, le gare disputate sul suggestivo circuito cittadino di Long Beach caratterizzarono il calendario del Circus a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80. L’ultima edizione in particolare è passata alla storia in quanto John Watson portò la sua McLaren alla vittoria scattando addirittura dalla 22^ posizione, marcando un record tuttora imbattuto e ottenendo la sua 5^ e ultima vittoria in Formula 1. A dimostrazione dello stato di grazia della scuderia inglese di quella domenica, il compagno Niki Lauda arrivò alle sue spalle dopo essere partito 23°. In verità aiutati anche dai vari ritiri dovuti allo stress meccanico accusato da piloti e vetture, l’impresa resta comunque ancora impressa negli albi d’oro, vista anche la tortuosità del tracciato e la difficoltà a sorpassare.

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  • 1984 - Crollo al traguardo

Il GP degli USA del 1984 è universalmente considerato come uno dei peggiori Gran Premi mai disputati nella storia della Formula 1. Corso sul tracciato cittadino di Fair Park a Dallas, ebbe molti problemi dovuti alla mancata omologazione del tracciato e alle gravi carenze organizzative. Inoltre venne criticato aspramente da molti dei piloti e dagli addetti ai lavori per l’inadeguatezza generale del circuito. Come se non bastasse, l’appuntamento venne fissato in un rovente 8 luglio texano, con temperature prossime e superiori ai 40° e con conseguente scarsissima tenuta dell’asfalto. In questo grottesco contesto, oltre al celebre aneddoto riguardante Ayrton Senna, in grado di percepire, secondo la storia, un millimetrico spostamento di una delle barriere, la fotografia più celebre di quel nefasto GP resta quella di Nigel Mansell che sfinito dalle due ore di gara e dal gran caldo, svenne sul traguardo dopo aver provato a spingere a mano la sua Lotus negli ultimi metri, dopo essere rimasto a piedi a causa di un problema al cambio. Fortunatamente, il GP di Dallas rimase un caso isolato e il GP degli USA si spostò definitivamente a Detroit ancora per qualche anno.

 

  • 1990 - Sorpresa Alesi

A proposito di circuiti dimenticati, il cittadino di Phoenix che ospitò gli ultimi GP degli USA del XX secolo tra 1989 e il 1992 ha lasciato ben poche tracce del suo passaggio nella storia. I tre appuntamenti vennero vinti dalla McLaren, che in quegli anni dominava la Formula 1. A mettersi in luce nel GP del 1990 fu però un giovane Jean Alesi. Il francese, aiutato anche dalle performanti gomme Pirelli riesce dapprima a piazzare la sua Tyrrell in 4^ posizione, poi in gara riesce ad issarsi davanti a tutti e a condurre il GP per quasi metà gara, prima di arrendersi alla rimonta di Ayrton Senna, non senza aver resistito eroicamente. Alla fine il transalpino otterrà un ottimo 2° posto dimostrando la bontà della sua macchina, ma soprattutto il suo grande talento che gli varrà anche un agognato posto in Ferrari a partire dal 1991. Purtroppo l’esperienza a Maranello sarà molto magra e ben al di sotto delle sue aspettative.

 

  • 2000 - Allungo decisivo

Nuovo millennio, nuovo circuito. Per tornare negli Stati Uniti dopo 8 anni di assenza viene scelto il leggendario catino di Indianapolis dove il duello Schumacher-Häkkinen vive uno dei suoi momenti decisivi. Il tedesco, dopo un’estate da incubo è tornato alla vittoria a Monza accorciando in classifica sul rivale che dal canto suo può ancora contare su un risicato vantaggio di 2 punti. Schumi è in pole, ma le 2 McLaren lo incalzano. Coulthard parte in anticipo e balza in testa, e pur con una penalità da scontare cerca di contenere Schumacher nel tentativo di aiutare il compagno, il ferrarista di tutta risposta lo scavalca con una grande manovra e prende la testa, incalzato da un Häkkinen velocissimo. Al 26esimo giro però accade il colpo di scena decisivo quando il V10 della sua MP4/15 cede di schianto lasciando campo libero a Schumacher e alla Ferrari, che si riprendono la vetta di entrambe le classifiche in attesa degli ultimi due appuntamenti stagionali.

 

  • 2018 - Ancora una volta Kimi

La seconda avventura di Kimi Räikkönen in Ferrari non è stata certamente esaltante come la prima, durante la quale il finlandese fece vedere una velocità fuori dal comune conquistando il titolo mondiale al debutto. I 5 anni tra il 2014 e il 2018 infatti sono stati caratterizzati da una grande incostanza, e anche forse a causa del tipico carattere di Iceman, ci sono stati molti più bassi che alti. Gli sprazzi del suo talento però, come ad esempio le pole a Monaco ‘17 e Monza ‘18, sono rimasti nel cuore dei ferraristi e per molti sarebbe stato un colpo al cuore non vederlo vincere almeno un’altra volta. E questa soddisfazione Kimi se la toglie nel GP degli USA del 21 ottobre 2018. Ad Austin infatti, Iceman trova una giornata di grazia, e dopo una grande partenza riesce a surclassare i rivali, andando a prendersi la sua ultima affermazione in F1 e, tra le altre cose, 2 nuovi record di longevità: l’intervallo più lungo tra due vittorie e quello tra la prima e l’ultima vittoria in carriera. Pur avendo raccolto poco in quei 5 anni di ritorno a Maranello, Räikkönen rimane comunque uno dei piloti più amati ad aver vestito la tuta del Cavallino, nonché tutt’oggi ultimo Campione del Mondo della Ferrari.

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