Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Nella lunga storia della F1 si sono susseguite centinaia di gare memorabili e ognuno di noi ricorda con affetto le sue preferite. Ci sono poi quelle che memorabili lo sono diventate per i motivi sbagliati e senza andare a scomodare quelle caratterizzate da un evento drammatico, anche in questo caso l’elenco è parecchio lungo. Il Gran Premio degli Stati Uniti del 2005 è tra queste quella che si trova forse in cima alla lista. Il 2005 è l’anno del controverso cambio regolamentare che rovescia il potere della Ferrari, reduce da quello che fino ad allora è il ciclo vincente più lungo di sempre. Secondo alcuni addetti ai lavori alcune delle nuove regole, specialmente quelle sugli pneumatici, sembrano essere state ideate proprio per penalizzare la scuderia di Maranello reduce da un dominio senza precedenti nel 2004. Delle nuove direttive ne beneficiano in particolare la McLaren con Kimi Räikkönen e soprattutto la Renault di Fernando Alonso. I due infatti sembrano dalle prime gare gli unici a poter strappare il titolo mondiale a Michael Schumacher, alle prese con una F2005 scarsamente competitiva. Alla vigilia del Gran Premio degli Stati Uniti è lo spagnolo a comandare la classifica con 22 punti di distacco sul finlandese della McLaren.
Il feeling con il pubblico degli states però non è dei migliori, a differenza di quello che succede oggi la Formula 1 è uno sport ancora prettamente filo-europeo e il GP degli USA non è un evento popolare come quelli di oggi. Le monoposto del circus sembrano quasi fuori posto nel leggendario catino dell’Indiana e le cose stanno per peggiorare in maniera vertiginosa. Tutto comincia quando nel venerdì di libere un incidente cambia le sorti del weekend. Ralf Schumacher va a sbattere a causa di una foratura ad alta velocità mentre percorre la lunga sopraelevata prima del traguardo; il tedesco è illeso ma per sicurezza gli viene impedito di proseguire il weekend. Nella giornata di prove molti dei team gommati Michelin cominciano ad accusare problemi di tenuta delle gomme e perdite di pressione pare a causa delle sollecitazioni che queste subiscono sul forte banking del tracciato. Quello che sembrava un caso isolato si rivela un guaio cronico delle coperture francesi. Il problema è che una delle regole introdotte nel 2005 è proprio l’obbligo di usare un unico set di gomme per le sessioni di qualifica e per l’intero GP, diviene quindi chiaro che per i team che calzano queste gomme il rischio di incidenti è elevatissimo. I motivi di forza maggiore per cui è permesso operare un cambio gomme durante il pit-stop però non sussistono perché questo si trasformerebbe paradossalmente in un vantaggio per tutti i gommati Michelin. Il clima è teso, ma le qualifiche vanno comunque secondo programma e Jarno Trulli porta la sua Toyota in pole position. Più tardi però la Michelin trasmette una pesantissima lettera ai team clienti in cui non viene garantita l’ottimale tenuta degli pneumatici per più di 10 giri, e che quindi di fatto gli impedisce di scendere in pista. È il caos.
Per tutta la domenica si tengono delle trattative per capire come garantire il normale svolgimento del Gran Premio che ora appare più che mai in bilico. Le proposte si moltiplicano, alcune sono paradossali e di improbabile realizzazione, mentre quella che sembra più percorribile è l’utilizzo di una chicane posticcia sulla sopraelevata per rallentare le monoposto. La federazione però non sembra molto convinta della situazione, così come la Ferrari che dal canto suo non vede il motivo per cui favorire gli avversari in un anno in cui il fattore pneumatici è stato determinante sulla scarsa competitività della rossa. La scuderia di Maranello esercita quindi il suo diritto di veto e la chicane non viene approvata. Mentre il pubblico sugli spalti è ignaro il paddock è preda dell’incertezza mentre le vetture si schierano regolarmente sulla griglia. Dopo il giro di ricognizione però accade l’incredibile: tutte e 14 le monoposto gommate Michelin imboccano mestamente la corsia dei box e si ritirano, lasciando in griglia solo le Ferrari, le Jordan e le Minardi. Queste ultime due, probabilmente ingolosite dalla possibilità di marcare punti pesanti ai fini della classifica costruttori, violano a vicenda un previo accordo di solidarietà che avrebbe lasciato sulla griglia solo Schumacher e Barrichello. Tra l’incredulità generale la gara prende il via con sole 6 macchine, le Ferrari, dopo aver rischiato un clamoroso contatto, si involano facilmente verso l’unica vittoria e doppietta della stagione, mentre il circuito viene sommerso dai fischi degli inferociti spettatori americani, che si sfogano lanciando oggetti verso il circuito. Fa ancora oggi sorridere la reazione di Thiago Monteiro che si ritrova a festeggiare sul podio come se avesse vinto mentre intorno a lui il clima è assolutamente surreale.
È forse lo spettacolo più imbarazzante mai messo in scena durante un Gran Premio iridato e che a detta dello stesso Ecclestone incrina irreparabilmente il rapporto tra gli states e la F1 e non solo. Le ripercussioni del terremoto Indianapolis continueranno a risonare per tutto il 2006, quando verrà reintrodotta la possibilità del cambio gomme in gara e introdotta la regola del monofornitore Bridgestone per il 2007, ponendo di fatto fine alla “guerra” dei gommisti. Michelin dal canto suo si ritroverà a dover rimborsare tutti i biglietti dell’edizione 2005 e a pagarne parecchie migliaia per la successiva del 2006. Il GP degli USA invece, cancellato dopo l’edizione 2007, tornerà solamente nel 2012 con il nuovo Circuito delle Americhe. Il Gran Premio del 2005 fu probabilmente il semplice culminare dei controversi regolamenti stilati alla fine del 2004, che di fatto apparivano studiati con il preciso obiettivo di ribaltare i valori in campo visti nei precedenti 5 anni e rappresenta ancora oggi una delle pagine più strane e assurde e della storia del circus.