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La Formula 1 è pronta a tornare in pista ad anche Liam Lawson. Ad attendere lui e tutto il resto del Circus è il tracciato di Zandvoort, sede del Gran Premio d’Olanda 2025 e del suo debutto ufficiale in un weekend di gara. Proprio qui, infatti, ha preso il posto dell’infortunato Daniel Ricciardo sostituendolo fino al rientro dell’australiano facendosi notare dal paddock. Anche se quello, come ci ha raccontato, non fu affatto un esordio semplice.
“La mia pausa estiva è andata bene, sono stato in California, anche se non mi sono mai davvero fermato: ero sempre impegnato in qualcosa, quindi non è stata una vera pausa, ma nel complesso è stata positiva,” spiega Lawson. “L’unica differenza rispetto ad due anni fa è che stavolta non ho dovuto affrontare il peso del debutto”. Parlando proprio di quel fine settimana del 2023, il ricordo è ancora vivido e non privo di emozioni contrastanti.
“Onestamente non ho bei ricordi di Zandvoort. È stato un weekend durissimo, pieno di paura e pressione. Mi sono sentito sollevato solo quando è finito. Non è stata un’esperienza piacevole, era tutto caotico: le qualifiche complicate, la gara ancora di più. C’è stato un momento, con pista asciutta per una ventina di giri, in cui avevo trovato un buon ritmo e mi stavo divertendo. Poi è tornata la pioggia, è arrivata la bandiera rossa… non è stato facile. È stata più che altro sopravvivenza, cercando di imparare il più possibile”.
Sul tracciato olandese, però, Lawson non ha dubbi: “È molto impegnativo e fisico, con tante curve sopraelevate e pochissimi rettilinei. Il corpo viene messo davvero alla prova. Però è emozionante, richiede grande impegno e ha un fascino ‘old school’: anche se è un circuito relativamente nuovo, i muri sono molto vicini e la sensazione è quella di una pista d’altri tempi. Guidarlo è speciale, e spero che questo weekend sia più divertente rispetto all’ultima volta”.
Non a caso, Lawson si dice dispiaciuto per la prospettiva di perdere Zandvoort dal calendario dopo il 2026: “Sarebbe triste vederlo andare via. Qui ho svolto il mio primo test internazionale in Formula 4 quando avevo 15 anni. È il posto in cui sento che la mia carriera è davvero iniziata. Per questo, se dipendesse da me, lo terrei in calendario, anche se ci sono altre piste che mi piacerebbe rivedere”.
Per Lawson, inoltre, l’Olanda non è solo sinonimo di Formula 1: “Ho vissuto quasi un anno qui. Venivo dalla Nuova Zelanda, ero molto giovane e mi sembrava tutto estremamente diverso. Mi sentivo molto piccolo – anche perché qui ci sono persone molto alte! – ma è stato bello, la gente era gentile e la squadra con cui correvo mi ha accolto al meglio. È stato il modo perfetto per iniziare la mia carriera internazionale”.
Guardando invece al presente, Lawson arriva a Zandvoort con fiducia dopo una prima parte di stagione in crescita: “La velocità c’è stata quasi sempre, ma è la costanza che è arrivata solo di recente. In F1 mantenerla non è mai facile, ma sto cercando di imparare da ciò che ha funzionato. All’inizio dell’anno sembrava che ci fossero sempre degli ostacoli, mentre ultimamente le cose stanno andando per il verso giusto. Anche la squadra è in fiducia, la macchina è veloce, quindi è importante mantenere questo trend”.
Il lavoro dietro i miglioramenti è stato sia tecnico che personale: “Quest’anno ho cambiato lato del box, con un nuovo gruppo di ingegneri. Anche se conoscevo già tutto il team, è con chi lavora al tuo fianco che costruisci davvero un rapporto, e questo migliora con il tempo. Abbiamo fatto anche dei cambiamenti intorno all’Austria per rendere la macchina più adatta a me, e questo ha aiutato tanto. In generale mi sono sentito sempre più a mio agio e questo ha portato anche a dei risultati”.
Infine, Lawson individua la chiave della sua crescita: “In un campionato così serrato, le qualifiche sono fondamentali. È difficilissimo sorpassare, i distacchi sono minimi e nessuno ha un vantaggio netto di passo. Per questo abbiamo messo grande attenzione alla preparazione, non solo della macchina ma anche personale. Per me significa mettere insieme tutti i pezzi come pilota. Non è questione di fortuna, ma nel motorsport a volte basta che le cose inizino a girare nel verso giusto. Ed è quello che ci sta succedendo ora”.