Formula 1. Ecco perché Valtteri Bottas e Sergio Perez sono la scelta ideale per Cadillac

Formula 1. Ecco perché Valtteri Bottas e Sergio Perez sono la scelta ideale per Cadillac
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Valtteri Bottas e Sergio Perez saranno i piloti della Cadillac per la stagione 2026 di Formula 1. E rappresentano la scelta migliore
27 agosto 2025

Com’è possibile che due secondi piloti scartati da un top team come Sergio Perez e Valtteri Bottas rappresentino la scelta giusta per Cadillac, l’undicesima scuderia destinata a debuttare in Formula 1 nella stagione 2026? La risposta a questa domanda è semplice: la loro esperienza costituisce un valore aggiunto incredibile per un team che si affaccia al Circus all’alba di una rivoluzione tecnica che desta perplessità e preoccupazioni anche alle scuderie più navigate. A un team come Cadillac servono piloti che sappiano navigare al meglio in acque incerte, usando la propria esperienza come ancora.

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Cadillac – marchio con cui General Motors ha deciso di approdare in Formula 1 – è un nome che evoca un blasone importante negli USA anche lato motorsport. Ma pensare che il team non fatichi il prossimo anno è ingenuo. Quanto sia difficile per una scuderia nuova restare in pianta stabile in F1 lo dimostra il destino infausto subito da tutti i team entrati nel Circus negli ultimi quindici anni, fatta salva la Haas. Che, però, scelse un modello di business molto diverso da quello di Cadillac, attingendo il più possibile da fornitori terzi.

Le ambizioni di General Motors sono ben diverse. Lo dimostra la scelta di sviluppare una propria power unit, che arriverà più avanti nel corso del decennio. Ma come sa bene Graeme Lowdon, team principal della Cadillac che vanta in CV una lunga esperienza con la fu Marussia-Manor, gli obiettivi per il primo anno non possono che essere modesti. Se dovessimo fare una previsione oggi di come possa andare la prima stagione della Cadillac, la collocheremmo all’ultimo posto, probabilmente con un certo distacco dalla penultima forza in campo.

Non è questione di essere necessariamente pessimisti, ma di riconoscere le criticità del progetto. Che, peraltro, ha cambiato identità e forma in corso, con la cordata Andretti che ha lasciato spazio a Cadillac. La caparbietà con cui il progetto è stato portato avanti in galleria del vento anche in seguito al pollice verso della F1 risulta molto importante col senno del poi, così come lo è – in maniera relativa, chiaramente – il fatto di avere l’allocazione più alta di ore in galleria del vento e di analisi CFD dell’intero schieramento, ma non basta.

Secondo quanto riportano i colleghi di The Race, Cadillac non mostrerà la sua vettura prima dei blindatissimi test in programma a Barcellona a fine gennaio. Tempistiche, queste, che dimostrano come il team sia sul filo del rasoio con lo sviluppo. Ma c’è tanto altro su cui lavorare, soprattutto sul fronte delle operazioni in pista. Sono in programma delle simulazioni di un intero weekend di gara, per evitare che i meccanismi si inceppino all’atto pratico. E in queste circostanze avere due piloti di grande esperienza serve, eccome.

Per quanto abbiano vissuto alcune difficoltà nel corso della propria carriera, Bottas e Perez sono infinitamente più funzionali alla causa della Cadillac di quanto non lo sarebbe stato un rookie, o anche un giovane di belle speranze, ma dalla scarsa esperienza. Servono dedizione, impegno dietro le quinte, equilibrio e la visione di insieme che solo un pilota navigato può avere. Il tempo per dare una chance a qualche talento emergente – magari americano – arriverà tra qualche stagione. Per ora la priorità è costituire una base solida.

Per due piloti come Bottas e Perez, che hanno assaggiato il sapore della vittoria diverse volte nella loro carriera, ritrovarsi sul fondo dello schieramento può non sembrare l’ipotesi più allettante. Ma la verità è che aiutare una scuderia a costruire le proprie fondamenta è una sfida esaltante per Valtteri e Checo, che hanno continuato a coltivare la speranza di tornare in griglia. E il prossimo anno saranno di nuovo della partita, dopo avere unito le forze con un marchio potente negli Stati Uniti, anche se destinato a un esordio modesto in Formula 1.

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