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Oliver Bearman guarda al Gran Premio d’Ungheria 2025 con la volontà di chiudere al meglio la prima metà di stagione. Il giovane pilota inglese ha riflettuto sulle ultime gare, sulle difficoltà affrontate e sulla crescita personale all’interno della Haas, in un’annata da rookie che lo sta mettendo alla prova.
“Ci sono state diverse occasioni mancate nei weekend precedenti,” ha ammesso Bearman. “Spa è stato un esempio evidente: potevamo portare a casa dei punti, nonostante tutto quello che è successo. Eppure, siamo arrivati vicini alla decima posizione. La macchina è davvero veloce, e questo è positivo. Dobbiamo ancora sistemare qualche dettaglio, ma abbiamo imparato dai nostri errori. È stato uno di quei fine settimana in cui siamo stati colti alla sprovvista da piccole cose, ma ora possiamo applicare quanto appreso e avere un weekend migliore”.
Sulla gestione delle strategie in condizioni variabili, Bearman ha escluso che si tratti di un punto debole: “Non credo sia quello il problema. È una situazione molto difficile da gestire e, tra l’altro, io avevo un altro problema in macchina e non riuscivo a dare molte informazioni alla squadra su cosa stesse succedendo in pista. Nessuna colpa specifica, solo una serie di eventi complessi. Serve un piccolo miglioramento da parte di tutti. Non è mai solo sfortuna”, ha aggiunto. “Credo che la fortuna si costruisca. Ci sono state situazioni sfortunate, certo, ma non le definirei semplicemente 'sfortuna'”.
Tanti piazzamenti all’undicesimo posto cominciano a pesare: “Sì, sono un po’ frustranti, soprattutto perché in molte di quelle gare avremmo potuto chiudere in top 10. Però, da Silverstone in poi, ho sentito un feeling fantastico con la macchina, soprattutto in qualifica. Questo mi dà tanta fiducia per la seconda parte della stagione. Il dubbio era se potessimo replicare la sensazione positiva avuta a Silverstone anche a Spa, e così è stato. È un segnale incoraggiante”.
Guardando al bilancio personale della prima metà di stagione, Bearman è lucido: “No, non posso dire di aver sempre dato il meglio. Ho commesso molti errori, buttato via alcune occasioni. Ma è anche normale a questo punto della mia carriera. È solo la mia quattordicesima gara, sto ancora imparando. Non sono troppo severo con me stesso, ma ovviamente voglio migliorare nella seconda metà dell’anno”.
Sul tema della scarsa visibilità sul bagnato, Bearman è diretto: “Credo che l’ultima volta in cui si riusciva a vedere qualcosa davvero fosse ai tempi della F4, prima che venisse introdotto il diffusore. Con l’effetto suolo di oggi, la visibilità è praticamente nulla. Il problema non è la gomma da bagnato o da intermedia, ma il livello d’acqua in pista. A Spa, ad esempio, prima dell’Eau Rouge ci sono delle scanalature per il drenaggio che funzionano molto bene. Se si potesse replicare quel tipo di drenaggio anche sui rettilinei, aiuterebbe molto. Ma credo che con queste vetture continueremo ad avere sempre problemi di visibilità sul bagnato”.
“Oggi la scia di una macchina è tre o quattro volte più larga rispetto al passato,” ha spiegato. “Il problema è che a volte vado giù per un rettilineo e non vedo assolutamente nulla. Anche un piccolo riferimento visivo, come un cartello o un albero, può fare la differenza. Ma quando lo spray è ovunque, è davvero complicato”. Sull’arrivo delle nuove vetture del 2026, Bearman non si fa troppe illusioni: “Non penso che cambierà molto. L’aerodinamica in F1 produce tanto carico e di conseguenza tanto spray. È parte del gioco”.
Un elemento prezioso nella sua crescita è stato il confronto con Esteban Ocon: “Esteban porta molta esperienza. È davvero utile, soprattutto nei briefing pre-gara e nella definizione della strategia. In certe situazioni dove io non ho riferimenti, lui sì. È un bel vantaggio per me”.
Rispetto agli assaggi di F1 da rookie nel 2024, Bearman sente ora di avere il controllo: “La differenza più grande è che ora questa è la mia macchina, il mio team. Posso costruire gara dopo gara, ho più dati a disposizione. Prima seguivo un po’ il flusso, adesso so cosa voglio, che si tratti di assetto, gestione gomme o strategia”.
“Il centro gruppo è più serrato che mai”, ha osservato. “Un buon giorno oggi non vale quanto uno buono lo scorso anno, ma è comunque positivo. Mi aspettavo una sfida così, e quando faccio un buon lavoro e ho fiducia nella macchina, arrivano anche le prestazioni”.
Non manca un accenno all’amico e rivale Andrea Kimi Antonelli: “Lo conosco bene, e non mi sorprende vederlo migliorare tanto. La fiducia nella macchina è tutto con queste vetture. Senza quella fiducia, perdi tantissimo tempo. Io l’ho persa in alcune gare, e ritrovarla non è facile. Ma ora mi sento bene, e questo è ciò che conta”.
Infine, sul feeling con l’Hungaroring, Bearman è entusiasta: “Ho corso qui in F3, sono salito due volte sul podio, e anche in F2. Lo scorso anno ho fatto le FP1, e la F1 rende tutto dieci volte meglio. È una pista fantastica da guidare e anche la città è bellissima”.