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Nemmeno Lando Norris si capacitava di quello che era riuscito a fare nelle qualifiche del Gran Premio del Messico 2025 di Formula 1, e forse è proprio per questo che si è portato a casa la partenza al palo in una gara che potrebbe fare da crocevia del mondiale. L’uomo che pensa sempre troppo oggi si è abbandonato all’istinto, risultando efficace con una MCL39 che gli garantiva un carico extra utile come l’acqua nel deserto con l’aria rarefatta di Città del Messico e una pista sporca, in continua evoluzione.
È una McLaren a due facce, quella vista in Messico. Perché per un Norris estremamente efficace c’è un Oscar Piastri ormai in ambasce. Il problema di cui sta soffrendo Oscar – addirittura ottavo, a quasi sei decimi dal compagno di squadra – è lo stesso che ha accusato ad Austin. Quando deve avere ragione della capricciosa MCL39 con un grip limitato, Piastri annaspa. La mancanza di aderenza gli toglie fiducia in un mezzo che, quando portato al limite, diventa molto instabile. E questa mancanza di sicurezza si vede chiaramente dal deficit che accusa nei confronti del compagno di squadra praticamente in ogni curva.
La situazione di Piastri comincia a farsi complicata, se si tiene conto del fatto che il leader della classifica piloti scatterà ben più indietro non solo di Norris, ma anche di Max Verstappen, ben lontano dai fasti degli scorsi Gran Premi. La Red Bull non è riuscita a compiere il solito salto tra venerdì e sabato in un weekend di gara che segna l’introduzione di un nuovo fondo. Verstappen più che di mancanze a livello di bilanciamento si è lamentato del grip basso. Viene da pensare che con l’aggiornamento siano almeno temporaneamente venuti meno gli equilibri che consentivano a Max di fare la differenza con il suo peculiare stile di guida.
L’upgrade di casa Red Bull anziché essere un asso nella manica è diventato un handicap in un weekend di gara reso complesso da una pista che comporta sfide tecniche notevoli, oltre a presentare un’evoluzione repentina, ma non lineare. È stato invece progressivo il percorso della Ferrari, capace di piazzare entrambi i piloti nei primi tre. La buona forma mostrata ieri non era un fuoco di paglia dovuto a regolazioni estreme pensate per capire fino a dove spingersi con l’altezza da terra, ma il segnale di una genuina linfa che ha portato Charles Leclerc in prima fila e Lewis Hamilton in seconda, grazie a una buona esecuzione da parte del team.
A un anno dall’ultima vittoria della Rossa in un GP di Formula 1, la Ferrari ha un’ottima occasione per raccogliere punti importanti per la lotta per la seconda piazza nel mondiale Costruttori. Merito, come ha spiegato Hamilton, di un lavoro di fino su un pacchetto che da tempo non accoglie aggiornamenti. Per la gara di domani, sarà molto importante la gestione dei componenti vitali della monoposto, a cominciare dai freni, tasto dolente in quel di Singapore. Quanto la Ferrari possa essere costretta a un approccio conservativo è tutto da vedere, ma il risultato di oggi è indubbiamente incoraggiante.
Il fatto che la Ferrari sia riuscita a piazzare i suoi piloti nelle posizioni di rincalzo alle spalle di Norris è significativo, se si guarda all’approccio decisamente più conservativo della Rossa per quanto riguarda gli sfoghi sul cofano motore rispetto a una McLaren molto più chiusa e quindi efficiente dal punto di vista aerodinamico. Cruciale per l’economia della gara sarà inevitabilmente la partenza, frangente in cui in Messico non necessariamente chi scatta davanti è avvantaggiato. Molto dipenderà dallo slancio verso curva 1, con delle prime file che vedono in lizza anche le Mercedes di George Russell e Andrea Kimi Antonelli.
Ci sono anche loro davanti a Piastri, protagonista di una preoccupante parabola discendente che da Baku non sembra volersi arrestare. Russell, nonostante abbia saltato la prima sessione di prove libere di ieri, ha sfruttato sapientemente il suo senso per il giro secco per strappare una seconda fila. Ma anche le prestazioni di Antonelli sembrano incoraggianti. Davanti a Piastri c’è pure Carlos Sainz, vincitore in Messico lo scorso anno. 12 mesi dopo, davanti a tutti c’è il suo ex compagno di squadra Lando Norris, tornato a vita nel momento in cui nessuno credeva più alla sua vittoria del mondiale. Ed è difficile pensare che si tratti di una coincidenza.