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A Baku il vento ha schiaffeggiato le monoposto in pista, mentre i piloti, messi alla prova da una pista infida, con la vernice delle righe bianche a renderla ancora più scivolosa, cercavano di avvicinarsi il più possibile alle barriere senza toccarle davvero. In una qualifica, quella del Gran Premio dell’Azerbaijan 2025 di Formula 1, durata per quasi due ore per una serie infinita di errori, Max Verstappen non ha sbagliato. Alla fine ad avere la meglio è stato chi vive di corse in modo viscerale, tanto da scendere in pista altrove quando non è impegnato in F1. L’unico che riesce sempre a non mettere un piede in fallo, coadiuvato da un team che oggi si è distinto per l’esecuzione.
Sono state delle qualifiche estenuanti, per i piloti dello schieramento della Formula 1. Le folate di vento che hanno sferzato la pista, diverse per direzione a seconda delle curve e del passare del tempo, non hanno fatto altro che destabilizzarli spostando molto sia in termini di punti di frenata che di risposta dello sterzo. La temperatura della pista, più fredda rispetto alle libere, ha fatto sì che la scelta tra C5 e C6 fosse ancora più complessa, visto il delta prestazionale limitato e le peculiarità della mescola più tenera della gamma di Pirelli per la F1, talmente soffice da tendere a deformarsi, infastidendo i piloti.
Non era facile entrare nella finestra corretta di utilizzo, così come non lo era nemmeno gestire i treni di gomma con la serie interminabile di bandiere rosse che ha dilatato oltremodo il tempo della qualifica di Baku, conclusa quando il sole stava già calando sulla città vecchia. Ci è riuscito Carlos Sainz, splendido secondo con una Williams FW45 che ha come vero tallone d’Achille l’incostanza in qualifica, con molti problemi nel portarla nella corretta finestra di utilizzo sul giro secco per entrambi i piloti. Oggi non solo Sainz non ha sbagliato – a differenza di Albon, a muro alla Q1 – ma anche messo a segno un crono con le medie di tutto rispetto.
Così come degno di nota è il terzo posto di Liam Lawson, arrivato in un momento di fortissima incertezza sul futuro del neozelandese in Formula 1. È Isack Hadjar, senza dubbio, il miglior qualificatore di casa Racing Bulls. Ma oggi la zampata è arrivata da Lawson, l’attuale anello debole della galassia della Red Bull insieme a Yuki Tsunoda, grazie a una monoposto docile. La malleabilità della placida VCARB-02 si era dimostrata un asso della manica in altre circostanze in cui le vetture degli avversari si scomponevano, infastidite dalle condizioni atmosferiche. E a Baku a imbizzarrirsi è stata anche la regina della F1 di oggi.
La McLaren MCL39 in teoria aveva tutte le carte per potersi installare nelle posizioni nobili della classifica. Ma con una vettura che diventa nervosa avvicinandosi al limite, può capitare che il giro perfetto resti nella mente del pilota, senza che questi possa portarlo davvero al termine. L’errore più grande oggi l’ha commesso Oscar Piastri, ma anche Lando Norris ha impattato con una certa violenza contro le barriere, nel momento in cui avrebbe potuto cogliere un risultato che l’avrebbe avvantaggiato sul compagno di squadra. Saranno costretti a una rimonta domani, su una pista che ha esposto alcune fragilità del pacchetto. E con quel drag maggiore sul rettilineo sbarazzarsi degli avversari non sarà per nulla facile.
Norris e Piastri si ritroveranno anche alle spalle dei due piloti di una Mercedes galvanizzata dal freddo. La W16, ormai lo sappiamo, ha nel DNA la stessa tendenza della vettura che l’ha preceduta nel mettere le gomme nella corretta finestra di utilizzo con temperature basse. Non stupisce, quindi, che la Mercedes oggi sia stata una delle poche scuderie ad “accendere” anche le medie, di interpretazione molto meno immediata rispetto a ieri. L’ottima notizia è che il nostro Andrea Kimi Antonelli, in una giornata in cui tanti hanno commesso errori pesanti, non solo non ha sbagliato, ma si è anche messo alle spalle il suo compagno di squadra, George Russell. Che, però, a guardare gli occhi vistosamente lucidi che ha mostrato oggi, è ancora fuori forma.
Se la Mercedes torna a vita con il freddo, la Ferrari ne ha risentito parecchio. La Rossa ha pagato duramente lo scotto delle difficoltà nel portare in temperatura le media. Soprattutto con Charles Leclerc, finito a muro proprio mentre la sua SF-25 calzava la C5. Forse sarebbe servita meno foga con un compound che evidentemente non restituiva le stesse sensazioni di ieri e che Leclerc, peraltro, non aveva saggiato nelle libere. È mancato qualcosa nella preparazione, e forse anche nell’esecuzione delle qualifiche.
L’illusione del ritmo visto nelle libere di ieri si è sciolta come neve al sole con temperature più basse, anche e soprattutto per Lewis Hamilton. Non aveva benzina per inanellare un secondo giro nella Q2 e avere una chance di scampare a un’altra, dolorosa eliminazione. Ma da un sette volte campione del mondo ci si può e si deve aspettare di più. Hamilton è ancora in potenza il campione di una volta. Ma se i pezzi non vengono messi insieme nel momento giusto, resta tutto in potenza. È invece espresso al massimo il talento di Verstappen, capace di usare le proprie qualità come un’ancora anche quando il vento è pronto a soffiare via le speranze di vittoria.