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Lando Norris continua imperterrito la sua cavalcata verso il mondiale, come se fosse il compito più semplice del mondo. Sul ghiaccio nero della pista bagnata nelle qualifiche del Gran Premio di Las Vegas 2025 di Formula 1, Norris è riuscito a sfruttare al meglio la sua McLaren MCL39 galvanizzata da un assetto a maggior carico rispetto alla concorrenza, a tutto vantaggio del grip meccanico in condizioni in cui l’aderenza era un miraggio. Ma la monoposto, come dimostra il quinto posto del suo compagno di squadra, Oscar Piastri, è solo una parte dell’equazione.
Le condizioni delle qualifiche di Las Vegas, iniziate sotto una pioggia battente e proseguite con un asfalto rimasto estremamente scivoloso fino a fine sessione, hanno fatto sì che si vedesse finalmente in pista la full wet, una mescola che raramente viene impiegata nella F1 di oggi. Con le sue scanalature, questa tipologia di gomma è più semplice da scaldare e da mandare in temperatura, e questo ha fatto sì che in Q1 e in Q2 la preparazione delle coperture fosse secondaria alla capacità di spingere giro dopo giro, senza incappare in errori.
Servivano la sensibilità del pilota, la capacità di sentire la monoposto, quella fiducia che consente di muoversi sul filo tra l’errore e l’impresa. Caratteristiche che una volta erano il marchio di fabbrica di Lewis Hamilton, mostruoso in qualifica. E che oggi, invece, non sfoggia più. Lewis a Las Vegas ha nuovamente mostrato una mancanza di lucidità, non ascoltando il suo ingegnere di pista, Riccardo Adami, che gli spiegava come non avesse preso bandiera a fine Q1. È vero che Hamilton si è trovato davanti i pannelli rossi, ma bisogna ascoltare la voce che deve guidare il pilota in pista, sulla base di dati che non possono essere a disposizione di quest’ultimo se non attraverso la radio.
Ma forse è ancora più grave il fatto che Hamilton dica di non essere riuscito a portare nella giusta finestra di utilizzo una gomma che, come dicevamo sopra, è più facile da interpretare rispetto alle intermedie. Non è mai stato ultimo in qualifica per demeriti propri prima di oggi, occasione in ci ha anche divelto un birillo. E forse è arrivato il momento di chiedersi se, al netto delle difficoltà della SF-25, non abbia ormai perso lo smalto – e, soprattutto, la concentrazione – di una volta. Con le intermedie, che i piloti hanno usato in quella Q3 che Hamilton non ha nemmeno visto con il binocolo, l’esecuzione è invece diventata un esercizio più complesso.
Il problema non era tanto mandare le gomme nella corretta finestra di utilizzo, quanto farcele restare, oltre a gestire l’eventuale discrepanza di temperatura tra i due assali, ma anche tra le coperture dello stesso asse. Con un rettilineo infinito di 2 km, arrivare alla staccata di curva 14 senza bloccaggi non era un esercizio semplice, come ha dimostrato più volte Charles Leclerc, frenato da una SF-25 mai efficace sul bagnato. Scatterà nono, ben lontano dalle posizioni cui ci ha abituato il suo senso per il giro secco, e distantissimo dalla vera sorpresa di queste qualifiche, Carlos Sainz.
Che la Williams potesse essere competitiva a Las Vegas era preventivabile, visto che la FW47 ha ereditato dalla vettura che l’ha preceduta il guizzo sul dritto. Ma il nodo era la preparazione della gomma, spesso un nodo spinoso per Sainz e per Albon quest’anno. La full wet ha fatto venire meno il problema, ma Sainz anche con le intermedie è riuscito a portarsi nelle posizioni nobili della classifica, grazie al suo feeling con una pista su cui lo scorso anno colse un podio. Sainz è stato protagonista di una stagione complessa, segnata dall’inevitabile processo di adattamento a una nuova scuderia, con tutto ciò che ne consegue. Ma quando ha avuto la possibilità di un exploit si è sempre fatto trovare pronto, a differenza di Albon, oggi finito a muro.
Con un Piastri che paga, oltre alla bandiera gialla nel suo ultimo giro lanciato, le sue difficoltà in condizioni di basso grip, il rivale di Norris più vicino è Max Verstappen. Non è una sorpresa, visto quanto si esalta in condizioni proibitive, in cui in pista ci si muove nella precarietà assoluta. Ma non è stato un compito semplice con la sua RB21 piuttosto scarica, come si vedeva dalle correzioni e dalle sbavature commesse soprattutto a inizio qualifica. Più di così, però, non avrebbe potuto fare, a differenza di Piastri, mai incisivo nel corso dell’intero weekend di gara.
Non ha invece brillato la Mercedes, favorita della vigilia per la combinazione tra il layout della pista – con le frenate longitudinali che la W16 preferisce – e le basse temperature. Il fatto che oggi la gestione delle gomme abbia avuto un ruolo secondario per larga parte della qualifica può aver influenzato le sorti di una Mercedes a doppia faccia, con George Russell quarto e Andrea Kimi Antonelli fuori alla Q1. Lui e Hamilton erano stati estromessi dai giochi da tempo quando Lando Norris, pattinando sul ghiaccio bollente di Las Vegas, si è portato un passo più vicino a un mondiale che ormai è saldamente nelle sue mani.