F2, Mick Schumacher vince a Monza nel segno di papà Michael

F2, Mick Schumacher vince a Monza nel segno di papà Michael
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A vent'anni dalle lacrime di papà Michael in conferenza stampa, Mick Schumacher ha vinto la prima gara in Formula 2 a Monza. E a commuoversi ora sono i tifosi della Ferrari
6 settembre 2020

Il 10 settembre del 2000, Michael Schumacher vinse la quarantunesima gara in carriera nella corsa di casa della Ferrari, a Monza. Non fu una vittoria come le altre: quel giorno il Kaiser eguagliò il numero di successi di Ayrton Senna, scomparso troppo presto per poter diventare un suo vero rivale. E in conferenza stampa, a domanda in merito, l'algido, composto Schumi si sciolse in un pianto incontrollabile. Quasi vent'anni dopo, a commuoversi sono i tifosi della Ferrari, vedendo il figlio del sette volte campione del mondo di F1, Mick, sul gradino più alto del podio di Monza nella feature race di Formula 2. 

La prima, per Mick, in Formula 2, categoria propedeutica in cui militano diversi suoi colleghi della Ferrari Driver Academy, tra cui Robert Shwartzman, con il quale, con tutta probabilità, si giocherà un posto in Alfa Romeo per la prossima stagione di Formula 1. Cosa possa aver significato per Mick vincere a Monza, dove papà Michael si impose per cinque volte in carriera, possiamo solo intuirlo: l'erede di casa Schumacher, proprio come il papà, è composto, inevitabilmente estremamente riservato. Una forma di protezione dalla curiosità che giocoforza viene riservata a lui e alla sua famiglia. Con i tifosi che vivevano per Michael affezionati per osmosi anche al giovane Mick, la cui somiglianza con il padre è evidente quando assume alcune espressioni, come il sorriso smagliante che ha sfoggiato sul podio a Monza.

È una sensazione vertiginosa, un ritorno al futuro potentissimo per chi ha amato e ancora vuole bene all'uomo che tanto ha regalato alla Ferrari nella sua prolifica carriera. Ma accostarlo al padre è un esercizio pericoloso. Perché è inevitabile che venga schiacciato da un paragone disumano per chiunque, figuriamoci per chi il Kaiser lo chiama papà. L'approdo di Mick in F1 è solo questione di tempo: con un cognome del genere, è inevitabile. E allora arriverà il momento del giudizio sulle sue capacità. Ma ora è meglio lasciarlo lavorare, macinare esperienza. Guardandolo con l'affetto di chi osserva a distanza, senza interferire. Con l'augurio che un giorno possa non essere solo il figlio di Schumi, ma Mick, nel bene e nel male. 

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