Leclerc, il team radio è la prova che è un combattente

Leclerc, il team radio è la prova che è un combattente
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Paolo Ciccarone
Hanno fatto scalpore le imprecazioni del monagasco, ma sono la prova che il ferrarista è uno che non molla. Quello che ci vuole
31 agosto 2020

Ha destato scalpore il team radio di Charles Leclerc durante il GP del Belgio, quando con una imprecazione un po' colorita ha fatto capire la sua frustrazione. Charles è un ragazzo educato, una gran brava persona e un tipo a modo, per cui qualcuno si è scandalizzato e ha sottolineato l'episodio.

A parte che a 300 all'ora, con l'adrenalina a mille, via radio si sente di tutto e di più, l'episodio in sé ha fatto capire quanto Leclerc ci tenga e si stia impegnando in questa stagione. Per cui il team radio con annessi e connessi è solo un bel biglietto da visita di un pilota su cui la Ferrari ha riposto le speranze di una rinascita.

Per questa ragione Charles ha fatto solo bene, perché ha mostrato carattere, ha mostrato voglia di fare e di impegnarsi, al di là del mezzo che guida e questo, in prospettiva, gli fa solo bene. Crescere nella bambagia, con tutto al posto giusto, non aiuta nella formazione del carattere e a saper combattere le avversità. Per questa ragione il 2020 per Leclerc sarà un anno positivo. Perché ha scoperto cosa vuol dire non poter lottare con gli altri, ha capito cosa vuol dire la frustrazione di non farcela anche se non dipende da te. Ha imparato e sta imparando a come gestire i problemi, a come trovare una soluzione, cosa fare per fronteggiare l'aspetto negativo di una macchina, ma anche di una squadra, che si sta sfaldando e ricostruendo sotto un'altra veste.

Un team che è in mezzo al guado, non è più quella di ieri ma non è ancora quella di domani. Per cui manca una visione di un approdo felice, che ti faccia dire: terra, abbiamo toccato terra, come lo dice un naufrago nel mezzo di una tempesta. Per questa ragione Leclerc ha di fronte la grande occasione della sua carriera: imparare a soffrire, imparare a mandare giù bocconi amari, crescere. Perché sono le avversità che ti fanno crescere e lui lo sa bene, con la scomparsa del padre ma anche degli amici più cari, da Jules Bianchi a Antoine Hubert.

La sofferenza, che lo ha temprato dal punto di vista umano, facendolo sembrare più grande della sua età, adesso si è trasferita alla professione di pilota professionista che ha sulle spalle il marchio più famoso al mondo. E conoscendolo, saprà trarne insegnamenti, a venirne fuori. Per questo quel team radio, le parolacce (alla gara, al team, alla cattiva sorte, non importa) sono belle da sentire, perché significano che Charles non si arrende, vuole lottare e vincere. E dare il massimo. Quello che serve alla Ferrari del domani.

Per cui, benvenute parolacce, bravo Charles. Se avesse detto "o perbacco" sarebbe stato ridicolo e falso. Così invece è emersa la vera natura di Leclerc, un combattente che non molla. Quello che serve adesso.

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