Basta chiacchiere, Parla Cingolani: si cambia mobilità e sarà dura ma diamo almeno 8 anni [OK idrogeno e nucleare]

Basta chiacchiere, Parla Cingolani: si cambia mobilità e sarà dura ma diamo almeno 8 anni [OK idrogeno e nucleare]
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I.F.
  • di I.F.
Protagonista con inattesa soddisfazione dei rappresentanti di tutta la filiera automotive, il ministro di Transizione Ecologica parla per oltre un’ora raccogliendo applausi a #ForumAutomotive. Le termiche e la filiera classica non saranno azzerate, mentre si spingerà anche su idrogeno e bio-fuel
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26 ottobre 2021

Incredibile, per quanto ben vista e addirittura applaudita, la presenza per oltre un’ora del ministro Cingolani a ForumAutomotive 2021. Noi stessi, a Milano per sentire molte delle classiche difficoltà di un sistema automotive italiano in crisi, tra nuovi studi e ricerche che danno medesima diagnosi o quasi, da anni, stentavamo a credere. Il come questo signore laureato in Fisica (definitosi più tecnico che politico) che parla di decarbonizzazione nei tempi giusti, riesce a farsi apprezzare da chi rappresenta enti e associazioni della mobilità classica (in scontro con l'ondata elettrica).

Chi vende auto, mezzi commerciali, ricambi, carburanti, chi organizza fiere di settore e via dicendo… La tradizione motoristica insomma, che non dovrebbe amare la transizione verso altro. Eppure, inserito tra due tavole rotonde dedicate ai dealer e alla filiera automotive, l’intervento di Roberto Cingolani, ministro dell’attuale Governo Draghi, ha smosso gli animi positivamente.

Quasi tutti, visto che a essere critici non ha confermato cosa accadrà a livello fiscale per certi veicoli diesel, tra poco; non ha ammesso come fattibile il rapido cambio con incentivo di mezzi da lavoro e auto euro0/1/2 con usati euro5/6.

In ogni caso importanti segnali, perché dopo una smorzatura agli “incentivi a ripetizione” il ministro si dichiara appassionato di auto e amico di chi, come lui, deve per forza avere un’auto personale per muoversi in provincia, senza limiti. Eppure al suo ministero tocca gestire un piano che cambia il mondo, italiano, della mobilità e dei trasporti. Facendo necessariamente male, a chi ha vissuto e vive, non facilmente, di un sistema che dovrà cedere il passo al mondo elettrico. Facendo anche bene alle generazioni future, ovviamente.

Quello che serve per la decarbonizzazione sono aiuti strutturali, non del tipo stop & go come avvenuto di recente”. Il ministro ha spiegato che l’impegno con la Commissione Europea vede un programma preciso, che comprende centinaia di azioni nei prossimi 5 anni ma, ha aggiunto, “l’agenda prevede tappe forzate che prevediamo di rispettare puntualmente e senza strafare, non si può correre una maratona al ritmo dei 100 metri”.

Tutte le tecnologie possibili

Parlando di tempo, per la transizione che tutti vediamo come elettriche al posto di termiche, ma non è solo quello, Cingolani ha detto che si parla 8/10 anni per l’affermazione della stessa. Senza escludere, se valido, il nucleare:

Il nucleare pulito di quarta generazione va tenuto presente come alternativa alle energie rinnovabili. Sono tecnologie in fase di sviluppo, dobbiamo guardarci dentro. Possiamo contare su nuove tecnologie che danno sicurezza: utilizzano materiali diversi dall’uranio ed effettuano il raffreddamento con minerali, non con acqua. Senza dimenticare che potrebbero assicurare la produzione di 350 megawatt in una centrale dalle dimensioni di un container, per questo non possiamo permetterci di lasciare indietro nessuna tecnologia”.

Un piano ricco, di soldi dall’Europa, ma non breve, quello su cui lavora Cingolani. Le auto insomma non dovranno essere subito elettriche secondo lui. “Per arrivare a impiegare il 70% di energie rinnovabili bisognerà installare molti impianti, decuplicando ogni anno le centrali, facendo in modo che la domanda di energia possa crescere compatibilmente con quello che produciamo. Altrimenti non potremo liberarci dai combustibili fossili”.

Nello specifico del mondo auto e mezzi da lavoro, Cingolani ha dato rassicurazioni a tutti, in posizione centrale e di equilibrio rispetto alle derive ideologiche che arrivano da alcune parti della politica. Quella politica con cui però lavora e che decide, oggi, per un futuro che tocca tutti.

“Abbiamo abbastanza tempo per recuperare parte del terreno perso in questi anni senza trascurare la leadership che l’Italia ha in questo settore. La lungimiranza paga, come sta dimostrando la Cina, e noi stiamo lavorando su più fronti, partendo dall’investimento di 3,2 miliardi nella ricerca sull’idrogeno verde. Nelle scelte che ci aspettano, dobbiamo metterci nei panni della persona comune, perché un conto è vivere in una grande città, un altro è abitare in un posto nel quale non esistono tutti i servizi delle metropoli. L’elettrico è utile sulle piccole tratte; il problema non dipende dalle auto, ma dalle infrastrutture”.

Più che positiva, per il settore, è la posizione relativa alla transizione, che non può essere concentrata solo sull’elettrico. “Dobbiamo aiutare con gli incentivi chi non può fare autonomamente il salto, consentendogli di passare oggi alle auto omologate Euro 6. È importante fermare il mercato di auto di terza o quarta mano che finiscono in altri Continenti, trasferendo il problema in aree geografiche diverse. La transizione è importante - ha concluso Cingolani - ma dovremo farlo solo con idee chiare, tenendo presente che si dovrà continuare ancora a lungo a produrre componenti per le auto convenzionali anche e soprattutto allo scopo di evitare che milioni di famiglie rimangano in mezzo a una strada”.

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