Bugatti verso il futuro con tradizione e unicità, intervista a Stephan Winkelmann

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Emiliano Perucca Orfei
Da Molsheim, in Francia, Bugatti lancia nuove sfide al top dell’automobilismo senza perdere traccia del proprio DNA storico. Dopo 110 anni non si parla di ibridi o di SUV, ma di gioielli unici a quattro ruote, con marchio Bugatti
17 settembre 2019

A capo di Bugatti Automobiles dal 2018, dopo essere stato al vertice di Lamborghini e Audi Sport, Stephan Winkelmann è l’uomo con l’onore ma soprattutto l’onere di condurre Bugatti negli anni Venti del nuovo secolo. Una tradizione incredibile lunga 110 anni e pochissimi modelli attuali che sono un costante riferimento ogni volta non solo che si muovono, ma anche solo si citano, sono pesi non facili da gestire. Anche quando il marchio è sotto la protezione del grande gruppo tedesco (VW).

Grande il lavoro fatto con la Centodieci, come grande il nuovo approccio che segue l’ingresso in azienda del nuovo Presidente. Oggi Bugatti viene vista in modo diverso, rispetto al passato.

“Ci piace essere all’avanguardia tecnologica. Le basi sono sempre due: tecnologia da usare nelle nostre auto, eccezionali e forza del marchio per dare credibilità. Il nostro successo si basa su questi due elementi, per essere sopra agli altri marchi automobilistici il prodotto non è tutto. E’ la marca che vogliamo sempre ricordare, ponendo al centro la nostra sede francese (Molsheim). Lavorando con la squadra in sede e con tutte le risorse del marchio, possiamo sviluppare auto eredi della Chiron, ma diverse. Questo lavoro ci ha permesso di misurarci, di essere più visibili nonostante la tiratura molto limitata. Ognuna delle nostre auto recenti ha una parte diversa da quello che non ha Chiron (es. Divo più leggera). Abbiamo fatto dei cambi importanti, in poco tempo. Un mese fa abbiamo fatto il record velocità, primi a infrangere il muro delle 300 miglia. Qualcosa di molto importante per noi, come staff e clienti”.

Peccato per il limite dei 500 Km/h sfiorato, era in programma?

“No, volendo cercare il record in altitudine diversa potevamo superare quel valore, ma ora ci fermiamo qui. Dobbiamo concentrarci anche su altre cose, oltre questo che è comunque distante dalle normali possibilità in strada“.

Elettrificazione, con le prestazioni raggiungibili oggi in Bugatti è possibile?

“Non sono ancora sufficienti, per noi. Sulle iper-sportive non credo al momento sia giusto avere la batteria. Per vari motivi il motore termico resta quello adatto ad auto che sono oggetti da collezione. Magari su un secondo modello, per uso quotidiano, allora un’elettrificazione potrebbe esistere“.

Ibrida o elettrica, su pianale che lo permetta?

“Non potremmo mai usare una piattaforma esistente, dobbiamo essere non comparabili. A oggi non esiste ancora questa opzione“.

Per fare un altro modello dovreste usare motori diversi, rispetto a oggi?

“Per il modello successore di Chiron vedo ancora bene il nostro motore. Su un ipotetico secondo modello elettrico, potrà esistere solo se realmente unico, diverso da quanto presente sul mercato. Inferiore come livello prestazioni e costi a Chiron, ma superiore e con stile diverso dagli altri”.

Un concorrente al FUV (Ferrari)?

“Le opportunità ci sono per modelli con forma coupé 2+2 e assetto rialzato. La possibilità esiste e anche le attese dei clienti. A oggi non possiamo dire quando riusciremo a farlo, di certo non a breve“.

Una Bugatti che però non viene da Molsheim?

“No, impossibile. La cosa giusta è nel caso ampliare le nostre risorse, a oggi siamo a quota meno di cento auto l’anno, non possiamo catapultarci oltre in modo rapido”.

Piano sviluppo quindi su secondo modello e magari ibrido?

“Non solo, la vecchia gamma di Ettore aveva la 35. Quindi possibile magari fare una ipotetica edizione ispirata a quell'auto. Leggera con motore più piccolo. Varie le opportunità, ma la prima è il successore della Chiron”.

Facile essere icona tecnologica, come fu l’origine Bugatti?

“No, è tutto da costruire. Occorre portare le idee. Ettore Bugatti è uscito dal nulla facendo cose straordinarie, da se. Oggi è davvero molto difficile da ripetere”.

Anche una piccola parte italiana, risiede nel nome Bugatti.

“La storia è articolata e non facile da spiegare a tutti, per il marchio Bugatti. Ma abbiamo il filo conduttore della Francia, che può essere orgogliosa del marchio, pur con le piccole discussioni su origini e passaggi”.

Vi sentite in concorrenza o più importanti di Ferrari?

“Il motto della Casa è If comparable, it is no longer Bugatti'. E questo dice tutto.

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