Citroen C4 Cactus: il patrimonio genetico è della 2CV [Video]

Citroen C4 Cactus: il patrimonio genetico è della 2CV [Video]
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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
La nuova Citroen C4 Cactus è un'automobile che per certi aspetti ha molti legami con il passato. Soprattutto con la 2CV e la Méhari, due auto che hanno segnato la storia dell'automobile
  • Matteo Valenti
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5 novembre 2015
 

Cactus e 2CV.La storia si ripete.#Citroen

Posted by AutoMoto.it on Mercoledì 4 novembre 2015

 

Anche il marchio del Double Chevron quest'anno ha scelto di essere presente ad Auto e Moto d'Epoca. Del resto l'occasione era servita su un piatto d'argento visto che la nuova Citroen C4 Cactus è un'automobile che per certi aspetti ha molti legami con il passato e soprattutto con la 2CV, uno dei modelli più leggendari della Casa francese. Lo stand Citroen ha dato al pubblico la possibilità di toccare con mano la nuova Cactus, a fianco della 2CV Soleil, appena “ricostruita” e della simpatica Méhari, la celebre “spiaggina” che di recente ha ispirato un curioso concept realizzato proprio su base Cactus.

Geniale come la 2CV

Ma andiamo con ordine, partendo dalla più famosa. La 2CV è un’auto mitica della seconda metà del secolo scorso, nata come vettura piccola, economica e robusta, così come Pierre-Jules Boulanger, a capo di Citroën negli anni Trenta, sintetizzò ai suoi progettisti: “Voglio quattro ruote sotto ad un ombrello, capace di trasportare una coppia di contadini, cinquanta chili di patate ed un paniere di uova attraverso un campo arato. Senza rompere un uovo”. Con questi presupposti e quella linea così caratteristica, così carica di simpatia conferita dallo stilista varesino Flaminio Bertoni (uno dei tre padri della futura DS), questo modello è diventato una delle icone della storia dell'automobile. La “Deuche” (contrazione di Deux Chevaux, ovvero Due Cavalli) entrò nel cuore dei francesi anche perché facile da personalizzare secondo il proprio gusto, in quanto non era una semplice autovettura: era una tavolozza su cui disegnare se stessi, i propri sogni, il proprio immaginario.

 

Una tavolozza troppo invitante per non interessare il fantasioso artista Serge Gevin, che creò, quasi per gioco, la prima serie speciale della 2CV, denominata Spot, e più tardi, negli anni Ottanta, la 2CV Charleston.  È rimasta invece nel cassetto dei sogni dell'artista una 2CV davvero particolare, che lo stesso artista ci ha recentemente raccontato: «Voglio che sia bianca, con i parafanghi gialli, la capote gialla, fino al portellone. Con le ruote bianche, i fari (rotondi) anch'essi bianchi. Con i sedili rivestiti in cotone come le giacche dei marinai, con le cuciture gialle». Perché è al mare, al sole, alla luce e all'avventura che s'ispira la 2CV Soleil. Concepita nel 1982 e mai realizzata, 2CV Soleil è il sogno a colori di Serge Gevin che Citroën Italia ha concretizzato nel 2015 operando un restauro completo e assoluto, nel rispetto delle modalità di lavorazione delle serie speciali della 2CV, sulla base di una versione Club dell'82.

Méhari: l'auto di plastica

Al suo fianco l'inossidabile Méhari, ancora oggi ricercatissima dagli appassionati. Quattro ruote, un telaio semplice e funzionale, tanta fantasia ed un nuovo materiale, l'acrilonitrile butadiene stirene, più comunemente noto come ABS: questa è la formula magica della Méhari, nome preso a prestito da una particolare razza di dromedari diffusa in Africa, Asia e persino in Australia. Il papà della piccola Citroën di plastica si chiamava Roland de la Poype, nobile francese col pallino per le invenzioni. Nel secondo dopoguerra fondò la SEAB, “società per lo sviluppo e le applicazioni dei brevetti”, e si specializzò rapidamente nel più nuovo dei materiali: la plastica. Un giorno Roland de la Poype decise di proporre a Citroën una carrozzeria in plastica per un veicolo polifunzionale. Citroën accettò il progetto e nacque la Méhari.

 

Colorata, ipermodellabile, ricca di qualità eccellenti come la deformabilità e la resistenza agli urti, la plastica poneva pochi limiti ai designer degli anni '50 e '60 che sfornavano a ciclo continuo asciugacapelli, radio, televisori e frullatori sempre più ergonomici, futuristici, persino audaci. Erano gli anni in cui l'industrial design iniziava ad essere celebrato come forma d'arte. Non opere da galleria, ma di un'arte per tutti, che irrompe nel quotidiano delle persone rendendo la vita migliore e certamente più divertente. Ed è esattamente in questo spirito che nella primavera del 1968 Citroën presentò al mondo la sua Méhari costruita sul telaio della popolare 2CV e rivestito in ABS colorato. Giallo, arancio, verde intenso o verde bosco, beige o rosso. Il successo fu immediato e travolgente e la produzione durò quasi vent'anni per circa 150.000 esemplari.

C4 Cactus: soluzioni originali

I valori di simpatia, allegria, funzionalità, semplicità, economicità di utilizzo alla base di 2CV e Méhari si ritrovano oggi nella C4 Cactus. Con il suo design stravagante quest'auto incarna perfettamente i principi ispiratori del marchio Citroën: ottimismo, benessere, comfort e tecnologia utile. Fa a meno del superfluo, riducendo così peso e consumi, pur senza rinunciare a nulla di ciò che è essenziale per il benessere dei suoi occupanti. Lo testimoniano le tre innovazioni che la caratterizzano e che sono esclusiva mondiale come gli Airbump, personalizzabili e utili per proteggere la carrozzeria, l'airbag passeggero integrato nel padiglione, per offrire più spazio al passeggero anteriore e il tetto in vetro panoramico ad alta protezione termica. C4 Cactus fa uso di tecnologie moderne, come quelle dei suoi motori Diesel e benzina, così come delle possibilità legate alle funzioni di connettività di cui è fornita che, grazie ad internet e servizi dedicati, permettono a chi la abita di restare connesso, interagendo con cartografie e risorse in tempo reale, oltre alla fruizione dinamica di contenuti multimediali.

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