COP25 Madrid: L’ONU chiede il taglio delle emissioni. L’auto sotto la lente

COP25 Madrid: L’ONU chiede il taglio delle emissioni. L’auto sotto la lente
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  • di Maurizio Gissi
Fino al 13 dicembre si tiene a Madrid la Conferenza dell’ONU sul cambiamento climatico. Si punta all’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050
  • di Maurizio Gissi
3 dicembre 2019

«Nei prossimi dodici mesi sarà fondamentale garantire impegni nazionali più ambiziosi, in particolare da parte dei principali produttori, per iniziare a ridurre da subito le emissioni di gas serra, a un ritmo coerente con l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050». Con questa dichiarazione il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha anticipato i lavori di COP25, la conferenza sui cambiamenti climatici che si tiene a Madrid fino al 13 dicembre e che è stata aperta ieri.

La conferenza avrebbe dovuto tenersi a Santiago del Cile, ma le proteste antigovernative degli ultimi mesi hanno consigliato di sposare la sede del più importante tavolo di lavoro sul clima. Tanto importante che vi partecipano i leader di almeno cinquanta Paesi: assente è Donald Trump – che ha già avviato la procedura formale per uscire dall’accordo sul clima firmato a Parigi dalla precedente amministrazione – ma al suo posto ci sarà la democratica e speaker della Camera Nancy Pelosi.

Le emissioni dei gas a effetto serra sono composte soprattutto da CO2, metano e ossido di azoto. Sono coinvolte le attività umane quali quelle industriali, ma anche l’allevamento e l’agricoltura.

Per quanto riguarda il diossido di carbonio (CO2) una parte importante di tale emissione proviene dall’utilizzo dei carburanti fossili da parte dei mezzi di trasporto terrestri, navali e aerei. In Europa il 15% delle emissioni di CO2 arriva dalle automobili e dai furgoni ed è il solo a non essere diminuito negli ultimi dieci anni.

La Commissione Europea ha proposto di ridurre il limite del 2021 per le emissioni prodotte dalle nuove auto e dai nuovi furgoni del 15% entro il 2025 e del 30% entro il 2030.
Il Parlamento europeo e il Consiglio europeo sono giunti a un accordo sugli obiettivi per ridurre le emissioni di CO2 ben più alti di quelli proposti dalla Commissione europea: è stato fissato al 37,5% l'obiettivo di riduzione delle emissioni per le nuove auto e al 31% quello per i nuovi furgoni, traguardi da dover essere raggiunti entro il 2030. Gli eurodeputati hanno anche approvato la proposta di tagliare, entro il 2030, le emissioni di CO2 dei nuovi autocarri del 30% rispetto ai livelli del 2019.

Come è noto l’industria dell’automobile ha sviluppato motorizzazioni a benzina e diesel sempre più efficienti e anche a emissioni decrescenti di anidride carbonio e NOx.
Ma per rispettare i tagli richiesti dalle normative sempre più stringenti in materia di emissioni, dovrà aumentare fortemente l’offerta di motorizzazioni ibride ed elettriche. Dovrà farlo anche per evitare multe molto pesanti.

Gli investimenti industriali nell’auto elettrica sono dell’ordine di centinaia di miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, con una componente importante dedicata alla produzione delle batterie e dei relativi impianti.

Ma anche gli Stati sono chiamati a sostenere la mobilità elettrica incentivando la sostituzione dei veicoli più obsoleti e soprattutto spingendo sulle infrastrutture di ricarica. In Italia qualcosa si sta muovendo ma siamo molto lontani dagli obiettivi vararti dal governo tedesco che prevedono la realizzazione di un milione di colonnine di ricarica entro l’anno 2030.

Il piano europeo a favore della lotta al cambiamento climatico, che passa sotto il nome di Green Deal, prevede lo stanziamento di 3.000 miliardi di euro da qui al 2050 per “Una transizione generazionale – secondo le parole della neopresidente del Parlamento Europeo Ursula von der Leyem - verso la neutralità climatica”, ovvero verso il saldo zero fra emissioni e capacità del pianeta di assorbirle.
Un programma ambizioso che al momento vede appena Norvegia, Svizzera e Ucraina in linea con il piano di riduzione dei gas a effetto serra.
Molti altri paesi sono però in forte ritardo sugli obiettivi.

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