Hyundai Australian EXP 2. Country Side. Trip & Test

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Hyundai Australian Experience. Il miglior modo di “localizzare” l’esperienza di viaggio e di “lavoro”. L’ultima del WRC, un ampio, esauriente scorcio di Australia vissuta. L’Auto e un grande mood
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
4 dicembre 2018

Nuovo Galles del Sud, Australia, Novembre 2018. La piccola città del Rally, Coffs Harbour, è alle spalle. Il Rally australiano è finito, ma non l’esperienza australiana che si apre su un nuovo capitolo. in programma un viaggio speciale per ricongiungerci a Sidney, da dove rientreremo. Occasione di viaggio e... di test. A disposizione i SUV Hyundai. Santa Fe e Tucson, varie motorizzazioni, cambi e allestimenti. E a disposizione le strade dell’Est australiano. Tutto insieme, nel gioco equilibrato degli ingredienti, 800 chilometri in due tappe che condensano un’esperienza imperdibile.

Fondamentalmente, una sola istruzione: “Keep Left”. È un memo sempre utile quando si affronta il mondo a rovescio e in questo strano mondo preferiscono ancora guidare all’inglese, sulla corsia… sbagliata. Il resto è a nostra discrezione. Sta a noi guidare a rotta di collo, birra sul cruscotto, sigaretta in bocca e cellulare all’orecchio, oppure entrare in sintonia con il mood australiano e il rispetto delle sue regole. La tentazione di trasgredire e di lasciar fare tutto all’Automobile è forte. Viviamo un momento magico sulla strada della guida autonoma. Tra non molto, infatti, sarà la macchina a strombazzarti per metterti fretta, che stai per far tardi all’ufficio, e una volta salito non si avvierà perché lo shave sensor avrà rilevato che hai la barba lunga più di cinque micron. Oggi sperimentiamo sui SUV Hyundai una completa dotazione di sistemi di aiuto, controllo e sorveglianza alla guida, ma siamo ancora padroni del piacere della guida. Ecco che, su questa strada, trovo abnormi quelle norme che ti impediscono di stendere le gambe sul cruscotto o le braccia fuori dal finestrino a sentire vento e temperatura, o l’assurdo divieto di usare le Quiet Confort per il mille per mille di godimento esclusivo della propria musica. Ostruzionismo da regole ben presto anacronistiche.

Per fortuna il piacere della guida è un fenomeno che non ha tempo e non avrà data di scadenza. E ce lo godiamo in pieno sulle strade australiane.

Dopo il “test preliminare” sulla spiaggia (sensazione fantastica e d’altri, più liberi e tolleranti tempi da noi), neanche 50 chilometri fuori da Coffs Harbour, e siamo in Prova Speciale. Sì una delle PS del Kennard Hire Rally Australia dello scorso anno, che non sveliamo se no andate tutti a provare! Prova stupenda, omogeneamente sinuosa, perfettamente levigata e solo a tratti “molle” a causa dello strato di fanghiglia dovuto alla pioggia. In generale la viabilità off road australiana è ottima, e i contesti scenografici bellissimi. Vero piacere, estetico e… di guida. Santa Fe, maggiore deriva, Tucson riflessi più pronti. Sensazioni diverse, “crono” analoghi, le vetture sono ugualmente efficaci.

Dopo lo “sport”, strada e strada verso Dorrigo. Ci si addentra nell’interno, campagna a perdita d’occhio, pascoli infiniti e ovunque piccole mandrie di black angus. Stona dirlo, ma è il nostro… menù preferito e d’ordinanza, sette giorni, 14 tra filetti e sirloin, costate o t-bone, accompagnati da altrettanti avocado, gusto record imperdibile australiano. Appena il tempo di pensarlo, e siamo a tavola a Dorrigo, qualcosa sotto i denti subito dopo le Dorrigo Falls e subito prima della visita al “cimitero” della ferrovia. Per la verità è ufficialmente un museo, lo Steam Railway And Museum Limited, ma la sensazione è che, su quei binari morti accanto all’ex stazione della cittadina, i convogli siano stati mandati a finire i loro giorni lontani da occhi indiscreti. Il “Direttore” del museo, Keith Jones, imputa l’attuale limbo che congela la struttura alla burocrazia, e da vent’anni aspetta di poter aprire ai turisti i cancelli del tesoro di cui è custode appassionato. Infrastrutture, sito web, manutenzione, tutto è in lentissimo work in progress.

Strade ben tenute, poco traffico, grandi, infiniti spazi. La guida diventa puro piacere, relax, e la macchina salotto. Santa Fe, in questo senso in vantaggio su Tucson, più grande, più imponente. Sul SUV segmento C di Hyundai maggiore senso di intimità. I chilometri scorrono, le nostre Macchine se li mangiano pur mai affamate… e tanto meno assetate. Le medie sono “codice”. Tappa a Tamworth, e sosta Country Side per la notte.

Si riparte di buonora, un itinerario denso di programmate emozioni. Il museo dell’Aria, il Pay’s Flying Museum & Restoration, dove si restituiscono al volo vecchie glorie e dignitosi “operai” del cielo. Tutt’altra animazione e prospettiva rispetto al “museo” dei treni di Dorrigo. Rimango imbambolato a lato di un giallo Tiger Moth, un biplano che ritrovo in un grande ultraleggero di oggi, davanti al leggendario Spitfire e al Pratt & Whitney stellare appena rimontato su un T-6 Texan. Naturalmente avrei le mie paturnie a salirci sopra, ma al sicuro nell’hangar di Scone gli aerei liberano per intero il loro fascino. Come sono piccole le nostre Hyundai accanto ai combattenti dell’aria sotto le immense volte di lamiera dei loro “garage”.

Scendiamo verso Sud. Non un canguro. Se ne vedono solo, ahimè, a lato della strada, vittime di incontri inopportuni con le auto di passaggio, in cui hanno avuto la peggio. Invitano a fare attenzione a un evento che non si può calcolare e nel quale si può intervenire senza volere. Istantanea incontrollabile, inevitabile, uguale massima cautela.

La sosta energetica alla Leogate Winery è discussa e argomento di riflessione. Si mangia da dio e si beve da dei. Una Toscana di vigneti al sole. I problemi sono che l’abbiocco post prandiale è deleterio per riprendere la strada e che il limite alcolemico consentito dalla legge australiana è intransigente, zero. Intollerabile intolleranza, soprattutto per i mediterranei del gruppo. Se ne esce con un delicato “tasting” che lascia la voglia. In compenso, contenuti decisamente gli eccessi, i chilometri scorrono di nuovo felici sotto le ruote nella confortevole solitudine dell’interno. Ogni tanto ci scambiamo le Macchine. Family feeling.

Buckety e siamo, di colpo e intensamente, in clima di test. Per lo più dimenticato durante i due giorni di viaggio. Qui Hyundai Australia viene a provare le soluzioni che adattano perfettamente al contesto le vetture commercializzate in Oceania. È un crocevia di tipologie di strade, asfalto e sterrati, che riproducono una vasta gamma di situazioni tipiche del territorio. Così le Macchine che escono dalle vetrine australiane “fittano” ancora meglio con le prerogative di comportamento, sicurezza e confort congeniali alle abitudini e alle circostanze tipiche del Paese. Nello specifico, scopriamo che le Hyundai australiane sono state personalizzate a livello soprattutto di erogazione dei propulsori e di lavoro delle sospensioni, ma la procedura di “adattamento” è svolta, con caratteristiche differenti e specifiche, anche sulle vetture che vengono distribuite su ciascuno degli altri 4 continenti. L’Australia è un termometro importante, perché in questo Paese Hyundai se la gioca commercialmente alla pari con il maggiore produttore mondiale.

E allora, questo test? Ecco, eccoci all’ammissione di impotenza. Circondato dai migliori Tester del Mondo, affilati nel giudizio e con un livello di percezione laser, mi dispiace, non posso partecipare al simposio dell’élite della prova su strada. Non riesco a spaccare il cavallo in quattro, a valorizzare un Nm, a sentire l’avvicinarsi del limite come ebbrezza analitica. Sono rimasto all’introspezione dello Zen e l’Arte della Manutenzione della Motocicletta, e avverto le quattro ruote come necessità, comodità da condividere, piattaforma di piacere ma non di emozione pura. Scarsa sensibilità, lo confesso.

In definitiva dall’Auto mi aspetto altro, miro alla somma piuttosto che agli addendi, mi affido alle sensazioni e non mi preoccupo troppo di spiegarne le origini. Queste sono cose che lascio all’ispirazione degli ingegneri, i quali hanno fatto questo per me e per un gran numero di altri come me. Con competenza assoluta.

Il “test” diventa cosa semplice e onesta. Salgo per prima sulla Santa Fe. Poi sulla Tucson. Larga e spaziosa la prima, è la prima sensazione. Più compatta la seconda. Logico, questo lo si poteva immaginare anche dalle foto. Alte ma no troppo, entrambe, è una caratteristica generale di abitabilità e accesso che mi fa prediligere i SUV. Poi, nella distanza che c’è tra il primo mettere in moto e il sentirmi più o meno, o completamente, a mio agio, c’è quasi tutta la misura del giudizio. Voglio vedermi intorno, e ci sono macchine inspiegabilmente claustrofobiche. Sulla Santa Fe si ha una grande sensazione di dominio dell’ambiente circostante, la Tucson ha buona visibilità totale e offre migliore sensazione delle proporzioni di… quello che non si vede.

Comodità. D’avanzo, entrambe le Vetture. Ecco il clou del test. Seduto, mano alle regolazioni, facile e immediato adattare perfettamente la posizione di guida alle mie caratteristiche. Il risultato è 100% soddisfacente, perfetto. Spazio vero, per tutto e per tutti. C’è il di più delle finiture di lusso degli allestimenti plus, dalla pelle alle elucubrazioni dell’elettronica di ultima tendenza, ma è chiaro che su tutta la gamma di allestimenti la cura dell’abitabilità e dell’esperienza di guida, o di trasporto, è massima, intelligente. Un chilometro e la Macchina è la nostra. Santa Fe e Tucson non differiscono nella qualità del risultato, lo ottengono diversamente. Carrozza la prima, calesse la seconda.

Motorizzazioni e trazione. Adeguate e proporzionate, il nuovo 2.2 diesel da 200 cavalli perfetto sulla Santa Fe, così come l’1.6 diesel da oltre 170 cavalli, più in sintonia del 135 cv con l’anima della Tucson. Grande lavoro di coppia sulla Santa Fe, costante nella fornitura di “spalla”, e più chiara sensazione della dinamica di utilizzo la Tucson. Pacifico, da incrociatore oceanico il comportamento generale di Santa Fe, più “mediterranea”, latina la Tucson. In entrambi i casi la trasmissione sulle 4 ruote e il controllo di trazione, un lavoro di équipe di grande qualità, fa sì che non ci si accorga quasi dell’efficienza, elevatissima anche sui fondi meno stabili o… in prova speciale quando per definizione ci si prende la libertà di esagerare. Un dito di elogio alle sospensioni. Si fanno notare come un elemento cui è stata dedicata una cura concreta. Salta alla mente il lavoro fatto sulle strade di Buckety, principio che pensiamo traslato anche sulle nostre strade. Roba seria nel comportamento e nelle geometrie, grande sincerità di reazione, che è poi quello che conta quando non si è trasportati ma si pretende di guidare.

Freni, sterzo, prestazioni. Si torna da capo. Chi sono io per giudicare? Nessuno. Non mi piace, in generale, la “corsa lunga” del pedale, diffido di un servo aiuto elettrico, e non mi piace andar forte. Santa Fe ha questa “lunghezza”, Tucson quasi niente. L’aiuto del servo sterzo arriva in modo costante e un po’ “freddo”, ma è puntuale e preciso. Suppongo, quindi, che sia una questione di scelte, e non di differente efficacia degli impianti. Che alla Santa Fe abbiamo preferito fornire l’opzione di una “pre-frenata” ad uso di signore e autisti sovrappensiero, perfettamente in sintonia con l’imponente “flemma” della Macchina, e che alla Tucson abbiano dedicato un’attitudine più reattiva da associare a un pubblico più “nervoso”. Alla resa dei conti, quando serve o quando si ha voglia di fermarsi il più presto possibile, l’efficacia generale di entrambe le Vetture è impeccabile.

Prestazioni? Beh, “suppongo” che siano a l’hauteur du ton des voitures. Io non ne ho fatto ricerca. In Australia penso all’improvviso materializzarsi di un canguro, o alla frustrazione di certi viaggi Est-Ovest quando da Sydney e Perth c’è la stessa distanza che separa Istanbul da Lisbona, e che anche in aereo non bastano cinque ore. Penso quanto sia più bello godersi la natura, i profumi della vegetazione rigogliosa, o colori degli uccelli, albe e tramonti mozzafiato in uno stesso viaggio senza fatica e senza fretta.

Ecco, appunto, siamo ancora lì a pensarci distrattamente che entriamo in un’autostrada affollata e siamo alle porte di Sydney, 1.000 chilometri comunque divorati in una nuvola di comfort e gusto. Ecco la “pagella” dei nostri SUV Hyundai. Globalmente appaganti, promosse a pieni voti dall’onestà della sensazione. Una preferenza? Non “ufficiale”, strutturata. A me piace di più la Tucson, ma solo perché preferisco le auto più piccole, al punto che la favorita resta la i20, magari in declinazione R5.

Così è, a velocità nei limiti abbiamo macinato chilometri e paesaggi al teatro dell’Australia. Posto privilegiato al palco reale delle nostre Hyundai SUV Santa Fe e Tucson. Che c’è di meglio?

Foto: Thomas Wielecki

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