Il Recovery Fund punta sulla mobilità sostenibile

Il Recovery Fund punta sulla mobilità sostenibile
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Lo strumento finanziario europeo permette agli Stati di programmare interventi specifici in diversi settori: l’Italia punta sulla transizione energetica e la mobilità “dolce“
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
9 dicembre 2020

Tra i termini più ricorrenti negli ultimi giorni, un posto d’onore lo occupa il Recovery Fund, lo strumento ideato dal Consiglio europeo che permette di modificare i bilanci dei diversi Stati membri su base temporanea, tramite nuovi finanziamenti raccolti sui mercati finanziari.

Il budget destinato all’Italia è di quelli da capogiro, per complessivi quasi 209 miliardi di euro, ripartiti in 81,4 miliardi in sussidi e 127,4 miliardi in prestiti. 

Una massa di denaro imponente, da far tremare i polsi soprattutto in un Paese come il nostro che storicamente ha sempre mostrato problemi nel gestire i finanziamenti europei ed a spendere tutto il denaro disponibile.

Il piano studiato da Governo Conte 2, prevede sei macroaree di intervento, a ciascuna delle quali viene assegnato un budget specifico di spesa.

Nella bozza, ancora all’esame del Cdm, spiccano gli investimenti per l’economia green e la transizione digitale, settore ritenuti strategici per far compiere al nostro Paese il salto tecnologico da più parti invocato.

Alla digitalizzazione dovrebbero essere destinati 48,3 miliardi ed alla rivoluzione verde 74,3; alle infrastrutture necessarie alla mobilità sostenibile andrebbero 27,7 miliardi.

In particolare, il capitolo della transizione energetica e mobilità sostenibile prevede di utilizzare 18,5 miliardi di euro per favorire il ricorso alle fonti rinnovabili, predisporre le infrastrutture per alimentare veicoli elettrici e rafforzare il trasporto pubblico locale, ed ulteriori 23 miliardi per realizzare l’altra velocità di rete, vale a dire il completamento delle direttrici ferroviarie veloci, specie al Sud, con l’obiettivo di mettere in sicurezza strade, viadotti e ponti e favorire l’intermodalità, oltre a trasferire una parte importante del traffico merci e passeggeri dalla gomma alla rotaia.

Tutti settori nei quali il Paese sconta un notevole ritardo nei confronti di altre nazioni europee e che si punta se non a colmare almeno a ridurre in modo significativo nei prossimi cinque anni, considerando che l’orizzonte del Ricoveri Plan ha come data finale il 2026.

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