In Autostrada per le vacanze: rischi, pericoli, costi e nervosismi vari - Ep.2: i rischi

In Autostrada per le vacanze: rischi, pericoli, costi e nervosismi vari - Ep.2: i rischi
Pubblicità
  • di Emanuele Pieroni
Mettersi in viaggio in una qualsiasi tratta della rete autostradale italiana rischia di trasformarsi, in questo 2021, in una sintesi perfetta dell'intera annata lavorativa, come un'ultima pena da pagare (e pure tanto) prima del meritato riposo. Ecco il secondo di una serie di articoli che comincia, appunto, con "i rischi in autostrada"
  • di Emanuele Pieroni
27 luglio 2021

Sono ancora fresche, purtroppo, le tante immagini che stanno circolando sul web di quanto accaduto ieri lungo l’A1, con una tempesta di grandine che ha sorpreso gli automobilisti provocando tantissimi disagi e danni ingenti alle vetture.

Fortunatamente non si sono verificati particolari incidenti e non ci sono stati neanche feriti particolarmente gravi e bisogna anche ammettere che l’autostrada, in questo caso, c’entra poco o niente, visto che la grandine non sceglie certo un luogo piuttosto che un altro per sfogare il suo impeto. Ma è un elemento in più, certamente variabile e quindi non prevedibile, di cui bisogna tener conto adesso che episodi analoghi legati al maltempo si verificano con sempre maggiore frequenza.

Tutti gli altri rischi, invece, possono essere in qualche modo analizzati, soprattutto per quanto riguarda, appunto, l’autostrada, dove sono sempre in agguato. Loro, i rischi in autostrada, sono anche il primo argomento dell’inchiesta (aperta ai lettori) che automoto.it  ha presentato nei giorni scorsi e che intendiamo proporre in questi giorni che precedono l’esodo di agosto.

Perché in tanti sceglieranno di ricorrere alla rete autostradale per raggiungere la meta delle agognate vacanze e perché alla maggiore comodità e ai minori tempi di percorrenza, sulle autostrade italiane si contrappone una serie di incogniteda dover accettare. E’ opportuno, però, fare prima una precisazione, per specificare che i “pericoli”, ossia le situazioni di oggettiva e concreta compromissione della sicurezza, sono da non confondere con i “rischi” che, invece, hanno un carattere probabilistico. E che, di conseguenza, andrebbero analizzati e ridotti per evitare che si trasformino in contingenti pericoli.

Scarsa assistenza

Non è il primo dei rischi, ma è quello con cui è più difficile fare i conti. Ed è anche il più attuale, visto che non è raro, soprattutto in estate, imbattersi in automobilisti fermi sulle piazzole o in corsia di emergenza alle prese con qualche problema. Le ormai obsolete colonnine SOS non sempre funzionano e anche il servizio di controllo delle tratte autostradali - forze dell’ordine a parte - è ridotto all’osso, con poco personale e tempi di intervento che si dilatano all’inverosimile nei periodi di maggior traffico. Non a caso, una recente statistica ha mostrato come “il guasto in autostrada” sia l’incubo per la maggior parte degli automobilisti, non solo perché rappresenta anche una situazione di oggettivo pericolo, ma anche perché espone ad un gran numero di rischi, da quelli più spaventosi a quelli più legati al dover fare i conti con grane che richiederebbero assistenza.

Anche code e imbottigliamenti potrebbero essere scongiurati, almeno in parte, con una maggiore presenza di personale che fornisce assistenza, ma è chiaro che quelle poche unità che ci sono non possono stare ovunque. Non è polemica, sia inteso, ma è evidente che una maggiore capillarità del servizio autostradale si tradurrebbe in una migliore fluidità del traffico e, soprattutto, in una significativa riduzione dei tempi di intervento e di risoluzione dei problemi. Ok pannelli luminosi, ok segnalatori informatizzati che offrono aggiornamenti in tempo reale, prezzi del carburante e tempi di percorrenza, ma le persone restano insostituibili (anche se costano).

Condizioni del manto stradale

Liscia come un’autostrada. Era un vecchio detto degli Anni ’90, ma adesso non lo dice più nessuno. Non perché sia passato di moda, ma perché neanche l’asfalto della rete autostradale, ormai, è perfetto. E rappresenta un rischio, forse quello principale, visto che avvallamenti, giunti tecnici alti come piccoli trampolini, detriti a lato carreggiata e in qualche caso anche buche sono ciò che proprio non ci si aspetta quando si viaggia su arterie in cui la velocità consentita è piuttosto sostenuta.

Chiunque ha modo di percorrere la A7, dalle parti di Genova, è ben consapevole che non è così raro mettere le ruote in buche profonde e pericolosissime anche se si sta percorrendo una autostrada e chi, invece, si è trovato di recente sulla A12 può raccontare cosa significhi passare sopra i giunti tecnici di alcuni cavalcavia, con l’auto che stacca quasi le ruote da terra saltandoci letteralmente sopra. Solo esempi di una situazione che è comune ormai in ogni parte d’Italia, con alcuni tratti autostradali che sembrano soffrire di una qualche problematica originaria che andrebbe risolta con interventi drastici e, purtroppo, molto costosi, piuttosto che con tentativi di arginare come si può e con soluzioni temporanee le criticità.

In questo senso e per questo tipo di problematiche non aiuta, certamente, neanche il fenomeno tutto italiano della circolazione dei mezzi pesanti, con gran parte delle merci che, contrariamente a quanto accade nella maggior parte dei paesi europei, viaggia ancora su gomma, sottoponendo l’asfalto a stress intollerabili in punti già problematici. Alcuni lettori, a proposito di asfalto, ci segnalano, infine, che le moderne mescole per la realizzazione dei tappeti forniscono minore grip rispetto al passato, diventando insidiosissime in caso di umidità o pioggia.

Facile congestionamento

Basta niente per ritrovarsi fermi, piantati, in coda, al punto di pentirsi di non aver scelto quell’arteria lenta che attraversa paesini e centri abitati tra una serie e l’altra di tornanti. Perché è vero che l’autostrada è sostanzialmente diritta e si possono raggiungere velocità sostenute, ma è altrettanto vero che il minimo intoppo si trasforma in un incubo che può durare ore. Con tanto di Protezione Civile che fornisce acqua (e eventualmente pure carburante) per automobilisti (e auto) rimasti a secco. Scene che si ripetono purtroppo ogni giorno, soprattutto in estate, e che pochissimo hanno a che vedere con un Paese che vorrebbe essere infrastrutturalmente civile.

Tra l’altro non è sempre colpa di incidenti o di fatti non prevedibili, visto che molto spesso a causare code chilometriche sono deviazioni dovute a lavori o restringimenti di corsie. Situazioni che, insomma, si conoscono e che potrebbero essere segnalate in maniera più incisiva e, meglio ancora, presidiate nei giorni di maggiore traffico in un’ottica di prevenzione e efficientamento. Ma, appunto, prevenzione e efficientamento sembrano valori che ormai restano fermi al casello, senza possibilità di entrare in autostrada, con le sbarre che, invece, restano apertissime per la pazienza. Di quella, in certe situazioni, ce ne vuole veramente tanta.

Inadeguatezza telematica

Le autostrade in Italia sono nate sulla base di una certezza che trova fondamento nella storia dell’umanità: le civiltà più evolute hanno avuto modo di svilupparsi in maniera più consistente grazie alla presenza delle infrastrutture. Nel passato erano quelle naturali e, poi, sono diventate quelle realizzate dall’uomo: le strade, appunto. Che nella modernità sono diventate efficienti, dirette e veloci, proprio come le autostrade. Adesso, però, il termine infrastruttura ha assunto un significato nuovo che non riguarda più solo la possibilità di collegarsi fisicamente in maniera agile tra territori.

Il riferimento, è chiaro, è alle infrastrutture telematiche, vere e proprie arterie viarie velocissime che mettono in collegamento il mondo attraverso la rete. Non è un caso che in molte nazioni dell’occidente uno degli investimenti più comuni è quello del cablaggio delle strade, così che l’automobilista possa essere sempre connesso e avere accesso a informazioni di ogni tipo in tempo reale.

In Italia, però, basta imboccare una qualsiasi galleria in autostrada per rendersi conto che da questo punto di vista siamo rimasti veramente indietro. Per chi, ad esempio, percorre l’A14 tra le Marche e l’Abruzzo niente è più difficile di fare una telefonata (rigorosamente in vivavoce, altrimenti si passa dalla parte del torto) che non sia interrotta da linea che cade, assenza di segnale per lunghissimi tratti e criticità di questo tipo. Non è un gran dramma, è vero, ma lo diventa nel momento in cui si prende atto che in alcune zone della rete autostradale italiana, che per sue stesse caratteristiche è anche molto ricca di lunghi tratti coperti e gallerie, è impossibile anche chiedere aiuto o segnalare un problema se non ricorrendo ai segnali di fumo. Ma, a volte, è troppo tardi pure per quelli.

Argomenti

Pubblicità
Caricamento commenti...