In Autostrada per le vacanze: rischi, pericoli, costi e nervosismi vari - Ep.4: i costi

In Autostrada per le vacanze: rischi, pericoli, costi e nervosismi vari - Ep.4: i costi
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  • di Emanuele Pieroni
Mettersi in viaggio in una qualsiasi tratta della rete autostradale italiana rischia di trasformarsi, in questo 2021, in una sintesi perfetta dell'intera annata lavorativa, come un'ultima pena da pagare (e pure tanto) prima del meritato riposo. Ecco il quarto di una serie di articoli che prosegue, appunto, con "i costi in autostrada", perchè l'esodo d'agosto incide anche sul portafogli
  • di Emanuele Pieroni
3 agosto 2021

I rischi non mancano e, come abbiamo visto, anche i pericoli non si contano. A proposito di “contare”: pure dal punto di vista economico mettersi in autostrada non è uno scherzo. E’ innegabile, infatti, che i costi siano molto più elevati che altrove e non è solo questione di pedaggio da casello a casello, perché un pranzo in autostrada rischia di costare, più o meno, come una cena da Carlo Cracco.

Contanti in tasca o carte a portata di mano, quindi, in vista dell’esodo estivo, perché se c’è una cosa che proprio è vietatissima in autostrada è la parola “gratis”. Ma è stato sempre così o quest’anno, complice la crisi dovuta alla pandemia, per gli italiani in viaggio ci sarà anche qualche spesa ulteriore se sceglieranno la rete autostradale?

Carburanti alle stelle

Un pieno in autostrada, magari dalla pompa del servito, potrebbe arrivare a costare come un tagliando. Perché se è vero che i carburanti in Italia stanno toccando cifre astronomiche e con pochi precedenti, è altrettanto vero che lungo la rete autostradale c’è sopra, sistematicamente, un 20% in più.

Basta leggere i prezzi sui cartelloni disseminati al lato della carreggiata per rendersi conto che le compagnie fanno cartello in barba alla concorrenza e che, di fatto, le differenze sono minime. Ci si salva un po’ servendosi da soli, ma è solo un piccolo effetto placebo. Poi ci sono pure - ma dobbiamo dire che la stragrande maggioranza non si comporta così - quelli che ci marciano sopra. Quante volte è capitato di sentirsi dire “il diesel normale non ce l’ho, ho solo quello speciale”? E idem per la benzina a millemila ottani che promette miracoli prestazionali? Purtroppo, però, è lo scotto da pagare se non si vuole uscire dalla rete autostradale alla ricerca di una qualche stazione di servizio che offra prezzi più umani e in linea con il mercato. Uno scotto da cui non si salvano nemmeno quelli che viaggiano a GPL, anche qui il costo è più elevato, o quelli che viaggiano a metano, che in più hanno pure la difficoltà di una rete di distribuzione non sempre capillare e con stazioni che spesso di notte non erogano metano.

Sembra, poi, che anche quelli che viaggiano in elettrico facciano i conti con il medesimo problema, con il costo delle colonnine di ricarica che in autostrada è superiore rispetto a ogni altro luogo.

Pedaggi al sapore di ingiustizia

Rincari veri e propri non sembrano esserci stati in questi ultimi mesi, ma viaggiare da casello a casello, in Italia, non costa poco, soprattutto su alcune tratte ogni 10 km si arriva a pagare quasi un Euro. Spesso non ci si fa caso, perché ormai con il telepass è tutto più indolore, ma a far arrabbiare gli utenti non sono tanto le spese, quanto la mancanza di servizi adeguati a fronte dei costi sostenuti.

Ogni anno con l’arrivo dell’estate si assiste ad un susseguirsi di proposte per dimezzare la spesa in quei tratti in cui ci sono lavori o in cui gli automobilisti non possono procedere con ci si aspetta in autostrada, ma poi puntualmente arriva l’autunno e di quelle proposte non se ne fa più niente. Con gli italiani che, nel frattempo, hanno speso. Dalla campagna “metà prezzo per metà ruote” proposta dai motociclisti ogni santa stagione, passando per la più recente idea di sottrarre dal costo del pedaggio il numero di km percorsi in presenza di cantieri e deviazioni tutte le iniziative per adeguare le spese alla qualità del servizio si sono infrante in muri di indifferenza, molto spesso sotto la protezione della burocrazia che allunga i tempi e rende impossibile ogni tempestivo intervento. Eppure viene da chiedersi per quale motivo, con i rischi e i pericoli che ci si trova ad affrontare in autostrada, si debbano spendere le cifre stabilite per situazioni in cui tutto fila liscio, senza cantieri, intoppi, code, asfalti dissestati e trappole disseminate.

Tutor e autovelox: salasso per chi ci casca

Esistono lungo la rete autostradale italiana dei tratti sufficientemente lunghi in cui non ci sono pericoli, l’asfalto è liscio come un tappeto e non si deve cambiare corsia a causa dei cantieri? Sì, esistono. E come si riconoscono? Facile: sono quelli disseminati da tutor e autovelox mobili (che poi mobili non sono).

Sia inteso, detta così è pura ironia, ma anche volendo scherzare, a volte, non ci si discosta molto dalla realtà. E’ vero, e questo va chiarito in premessa, che i limiti vanno rispettati ed è altrettanto vero che la repressione è spesso l’unico modo per scongiurare i comportamenti sbagliati. I controlli, dunque, non sono il male assoluto e, anzi, sono necessari, quello che però fa un po’ arrabbiare è che spesso sono vere e proprie trappole. Con costi esorbitanti per chi ci casca, visto che le velocità che si raggiungono in autostrada non sono quelle dei tratti urbani. Pur non giustificando, quindi, diventa a volte umanamente comprensibile l’arrabbiatura di chi, magari dopo aver passato ore in coda o aver dovuto fare slalom tra cantieri e deviazioni, spinge un pochino di più in quei tratti in cui si può, vedendosi poi arrivare a casa la nefasta busta verde che annuncia il salasso. Eppure mettere gli automobilisti nella condizione di affrontare il viaggio senza rischi e pericoli ulteriori dovrebbe far parte di un valore molto più importante della repressione: la prevenzione!

La sosta in Autogrill

Il caffè costa come in Piazza San Marco a Venezia, con la differenza che a Venezia nessuno ti propone anche il succo d’arancia, la bottiglia d’acqua e un Gratta e Vinci. Chi si lascia condizionare può ritrovarsi a comprare anche la piscina gonfiabile con funzione massaggiante a cinque volte tanto rispetto a quello che costa su Amazon. Eppure si era entrati solo per un caffè, sgranchirsi un attimo le gambe e magari fare una capatina in bagno.

Gli autogrill, o comunque le aree di sosta in genere in autostrada, sono un mondo fantastico con un potere magico: sai che sarai fregato (inteso come essere costretti a pagare di più), ma non puoi fare a meno di entrarci. E’ così e ormai fa quasi parte della tradizione, ma da un punto di vista della valutazione economica il costo dei prodotti in Autogrill è una delle inspiegabili anomalie del mercato. E’ chiaro che un piatto di pasta in montagna, in un rifugio a tremila metri, costa di più perché, come spiegano gli stessi gestori, ci sono di mezzo le spese per i trasporti, con chi effettua le consegne che spesso è costretto ad arrivare su luoghi decisamente ameni. Ma in autostrada la spiegazione non può essere certo questa ed è, piuttosto, la mancanza di concorrenza, ma, indagini di mercato o meno, il risultato non cambia: a pagare è sempre il cittadino.

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