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Mercedes-Benz sta attraversando un momento delicato sul piano industriale. Le vendite globali sono scese del 12%, con (solo) 441.500 veicoli consegnati. A pesare sono soprattutto gli Stati Uniti, dove il gruppo tedesco ha segnato un -17%, e la Cina, con un -27%.
Numeri che, secondo Mathias Geisen, membro del consiglio d’amministrazione, risentono ancora dei dazi imposti dall’amministrazione Trump e delle “condizioni del mercato cinese”. Tuttavia, non tutto va male: in Europa, Sud America e Medio Oriente, Mercedes continua a registrare risultati positivi, a conferma di un marchio che resta solido dove la rete commerciale è più strutturata.
Il calo delle vendite nei mercati chiave ha spinto Mercedes-Benz a rivedere la propria strategia produttiva. Il gruppo investirà maggiormente nello stabilimento ungherese di Kecskemét, che diventerà un punto nevralgico per il futuro elettrico del marchio. Da qui, a partire dal prossimo anno, usciranno la nuova Classe C elettrica e la GLB (anche ibrida), con volumi previsti fino a 300.000 unità annue.
Parallelamente, in Germania prosegue la politica di razionalizzazione dei costi, con tagli alla forza lavoro temporanea e programmi di uscite incentivate. L’obiettivo dichiarato è ridurre i costi operativi del 10%, una misura necessaria per mantenere competitività in un mercato globale sempre più complesso. La direzione intrapresa da Mercedes-Benz segna un cambio di passo netto, con un progressivo spostamento del baricentro produttivo verso l’Est Europa, dove i costi sono più bassi e la logistica è favorevole. Una scelta strategica che punta a rendere il marchio più agile, in attesa che il mercato americano e quello cinese tornino a correre.