Noleggio: cambiano le regole per il bollo?

Noleggio: cambiano le regole per il bollo?
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Un nuovo regime per il pagamento del bollo, mentre la deducibilità dell’IVA resta ancorata al 40%: si profila un braccio di ferro tra società di noleggio e Governo
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
30 gennaio 2020

Tutto ruota intorno ad una domanda: a chi tocca il pagamento del bollo auto, al proprietario della vettura o al suo utilizzatore?

La risposta non è scontata: per le società di noleggio, tutto dovrebbe restare come finora è stato, con il pagamento cioè in capo a loro stesse; ma il Governo non la pensa così, perché essendo il bollo una tassa regionale - quindi con importi diversi in base alla residenza - spostando l’onore del pagamento sull’utente finale ritiene di potersi trovare in casa una discreta quantità di soldi, sempre comodi per le costantemente esangui casse pubbliche.

Insomma, non c’è pace per il mondo del noleggio e delle flotte aziendali: chiuso positivamente la vicenda della tassazione del fringe benefit, ecco altri due fronti di scontro.

Bollo, appunto, ed anche IVA.

Chi deve pagare il bollo?

La tassa automobilistica sulle auto a noleggio, lo ricordiamo, viene da sempre  corrisposta dal proprietario della vettura, vale a dire la stessa impresa di noleggio.

Ma un emendamento inserito dal Governo nel Decreto Fiscale approvato con voto di fiducia, porta ora l’obbligo – solo per i contratti superiori a 12 mesi – in capo al cliente, che dovrà pagare in base alla Regione di residenza.

Una norma che interessa oltre un milione di veicoli, noleggiati a circa 145.000 clienti (nel dettaglio, circa 85.000 aziende, 3.200 PA e 55.000 soggetti privati) residenti in tutte le regioni italiane, dove per ognuna delle quali vige una specifica regolamentazione in merito.

Dinanzi a tale nuovo scenario, le associazioni di categoria sono insorte: secondo loro, in tal modo si mette a rischio lo sviluppo dei nuovi scenari di mobilità, oltre a rendere più complessi gli adempimenti amministrativi quanto non a rischio evasione contributiva, mentre oggi si può contare sull’assoluta correttezza fiscale per puntualità e completezza nei pagamenti.

Ancora, potrebbero sorgere problemi di bilancio per le oltre tremila Amministrazioni Pubbliche, che utilizzano, attraverso le Convenzioni Consip, i servizi delle flotte a noleggio a lungo termine, a causa dei maggiori costi amministrativi.

L’Aniasa - l’Associazione Nazionale delle Industrie dell’Autonoleggio - si è attivata contro una norma ritenuta sbagliata, oltretutto imposta dal Governo senza possibilità di dibattito in Parlamento e di confronto con il settore.

L’IVA resta detraibile al 40%

Un pronunciamento del Consiglio UE dello scorso 5 dicembre autorizza in regime di deroga il nostro Paese a conservare fino al 31 dicembre 2022, il limite del 40% per la detraibilità dell’IVA sulle auto aziendali.

Una deroga che si rinnova con cadenza triennale, ormai dal 2007 e che non allinea l’Italia a quanto accade nel resto d’Europa, dove la detraibilità è del 100%.

Un accanimento che produce danni: nel 2019, in Italia, gli acquisti di auto aziendali hanno toccato il 43,2% delle immatricolazioni, percentuale che tocca il 64% in Germania, il 55% nel Regno Unito, il 50% in Francia e il 47% in Spagna, valore che impedisce un rapido turnover del parco auto, garantito dalle flotte aziendali. 

Tutto il contrario di quanto occorebbe fare, quindi, per tentare di ridurre le emissioni inquinanti, a fronte di un parco circolante ante Euro4 calcolato in oltre 13 (!) milioni di veicoli.

A tal riguardo, l’Aniasa consiglia agli uffici istituzionali un’attenta valutazione sulle positività di un aumento – anche graduale – della detraibilità, che produrrebbe solo vantaggi economici.

Sarebbe un primo passo, parziale ma importante, per avvicinare agli standard europei il trattamento fiscale dell’auto aziendale italiana.

Fringe Benefit: nuove regole da luglio

La Legge di Bilancio, approvata prima di Natale, stabilisce che la nuova normativa interesserà solo i veicoli con contratti stipulati a partire dal prossimo 1° luglio, prevedendo fasce di tassazione diversificate in base ai valori di emissione di CO2.

In questo modo, il fringe benefit scende al 25% sulle auto aziendali con emissioni inquinanti inferiori a 60 g/km e al 30% su quelle superiori a 60 g/km; per veicoli con emissioni CO2 tra 160 g/km e 190 g/km, la percentuale passa al 40% dal 2020 e sale al 50% nel 2021; infine, per vetture con emissioni inquinanti oltre 190 g/km, passa al 50% nel 2020 e al 60% nel 2021.

Di fatto, il Governo ha applicato alle auto aziendali la stessa filosofia utilizzata per l’Ecobonus/Ecotassa, con tassazione massima alle auto con livelli di emissioni più alti, privilegiando invece modelli elettrici o ibridi, i soli in grado di rispettare la soglia dei 60 g/km di CO2.

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