Post emergenza: arriva il piano "Italia Shock"

Post emergenza: arriva il piano "Italia Shock"
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Interventi per 120 miliardi in opere pubbliche, con procedure burocratiche snellite per aprire subito i cantieri. Ma sui controlli si accende il dibattito tra le forze politiche
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
25 maggio 2020

Il richiamo ideale è al “New Deal“, il grande piano di attività promosso dal presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt fra il 1933 e il 1937, messo in campo per risollevare gli USA dalla grande depressione che aveva travolto l’America dopo il “giovedì nero“ del 1929.

Pur se in misura più contenuta rispetto allo storico precedente, anche il nostro Paese ha bisogno di una cura vigorosa, di una scossa rivitalizzante per uscire a passo di carica dai mesi di stasi imposti dalla pandemia: in particolare, come indicato da Giuseppe Conte, sono necessarie
procedure semplificate per far ripartire al più presto i cantieri strategici. 

Una strategia che sembra fatta apposta per accogliere le proposte lanciate a suo tempo (ero lo scorso autunno, sembrano passati decenni) da Italia Viva, che aveva presentato un programma per sboccare 120 miliardi di euro stanziati dal governo per realizzare opere fondamentali per l'economia del Paese.

«Italia Shock - come spiega il relatore del testo, il deputato Raffaella Paita - è un piano che punta a semplificare la gran mole di burocrazia che blocca e rallenta le opere pubbliche. A disposizione ci sono 120 miliardi di euro per le nuove opere, risorse pubblico-private per esempio di Autostrade, Ferrovie dello Stato e Anas: il nostro obiettivo è di poterli spendere in fretta, seguendo un modello agile, snello, se servisse anche commissariale, sulla falsa riga di quanto fatto al tempo per Expo a Milano e più di recente per il nuovo ponte di Genova».

Il premier Conte ha promesso che il capitolo sblocca-cantieri sarà inserito in un prossimo decreto su cui il governo starebbe già al lavoro: un’abile mossa anche per demonetizzare le tensioni interne alla maggioranza, che vedono proprio nella sparuta ma agguerrita pattuglia dei fedelissimi di Renzi i potenziali destabilizzatori dell’opera di Governo.

Il piano per sbloccare i cantieri prevede, tra gli altri strumenti, quello dell'affidamento del processo a un commissario designato, lo snellimento della procedura di progettazione eliminando il passaggio intermedio (quello definitivo), lasciando solo il preliminare e l'esecutivo e tempi stretti per gli eventuali ricorsi, anche rimandandoli a fine lavori nel caso di opere urgenti. 

Certo, in questo modo si potrebbero aprire pericolosi spazi per l’infiltrazione della malavita nei lavori pubblici, soprattutto se ci fossero  lacune nei controlli e nella vigilanza: una soluzione potrebbe essere quella di prevedere l’assunzione del nuovo modello operativo solo per poche opere, giudicate strategiche ed improcrastinabili.

Un primo elenco già ci sarebbe: dalla Gronda di Genova (l’ampliamento viadotto Vesima Est) alla diga foranea del porto del capoluogo ligure, dall'autostrada tirrenica, la Asti-Cuneo alla la 106 Jonica (di cui sono appena iniziati i lavori per il terzo megalotto), dalla Pontremolese fino alle autostrade siciliane, senza dimenticare il potenziamento delle linee ferroviarie e non solo dell’alta velocità.

Ma il piano Italia Shock non si occupa solo di mobilità: rientrano tra le attività interessate anche quelle legate all’edilizia scolastica ed al dissesto idrogeologico del territorio, altri due capitoli infrastrutturali sui quali il nostro Paese è in cronico affanno e che ora potrebbero conoscere una nuova stagione di attività per la messa in sicurezza.
 

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