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Il tema della sicurezza stradale è più che mai attuale: nel 2024, secondo i dati Istat, l’uso improprio del cellulare alla guida ha rappresentato una delle principali cause di incidenti. La distrazione, unita alla velocità e al mancato rispetto delle norme di base, continua a essere un problema cronico sulle nostre strade. In questo contesto arriva SafeDrive, un nuovo dispositivo che promette di rivoluzionare il modo in cui vengono effettuati i controlli.
Si tratta di un sistema che integra videocamere di ultima generazione e algoritmi di intelligenza artificiale, con l’obiettivo di riconoscere comportamenti pericolosi all’interno dell’abitacolo. Una svolta tecnologica che, almeno sulla carta, sembra destinata a cambiare le regole del gioco. Ma la normativa italiana, al momento, ne limita ancora l’utilizzo.
SafeDrive non è un semplice autovelox. È un dispositivo che combina ottiche ad alta definizione, tecnologia a infrarossi e software di intelligenza artificiale. Il suo compito non è soltanto misurare la velocità, ma analizzare i movimenti del conducente per verificare - tra le altre - se tiene il telefono in mano, se indossa la cintura di sicurezza o se compie altre azioni che rappresentano una violazione del Codice della Strada.
Il funzionamento è semplice: la telecamera cattura le immagini dei veicoli in transito e l’algoritmo le elabora in tempo reale, segnalando potenziali comportamenti illeciti. Il sistema è progettato per operare fino a 70 km/h e per monitorare una singola corsia, ma in futuro potrà essere scalato e ampliato. L’uso dell’intelligenza artificiale consente al dispositivo di ridurre i margini di errore, distinguendo ad esempio un telefono da un altro oggetto o verificando se la cintura è realmente allacciata e non semplicemente appoggiata.
Nonostante le potenzialità, è importante chiarire un punto fondamentale: SafeDrive non può emettere multe in autonomia. La normativa italiana richiede infatti che i dispositivi utilizzati per le sanzioni siano omologati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e che l’accertamento sia effettuato da un agente. In altre parole, se oggi vi fermano per aver usato lo smartphone, la multa è valida solo se il comportamento è stato visto e confermato da un operatore delle forze dell’ordine.
SafeDrive, al momento, può funzionare solo come strumento di supporto: individua il comportamento sospetto e lo segnala all’agente presente sul posto, che decide se procedere con la sanzione. Inoltre, il dispositivo non memorizza in autonomia dati sensibili come targa, data e ora. Questo aspetto è stato pensato proprio per rispettare i limiti di legge e la normativa sulla privacy.
Se in Italia SafeDrive è ancora in fase di sperimentazione, in altri Paesi la tecnologia è già operativa. In Olanda sono stati installati sistemi analoghi in grado di riconoscere l’uso del cellulare al volante, con migliaia di multe elevate nei primi mesi di attività. In Australia, nello stato del New South Wales, le telecamere AI hanno individuato oltre 100 mila automobilisti distratti dal telefono in meno di un anno. Anche il Regno Unito ha avviato test su sistemi simili, con risultati promettenti. Questi esempi mostrano come la tecnologia sia già matura e pronta all’uso, ma anche come il contesto normativo giochi un ruolo decisivo nel determinare tempi e modalità di adozione.
Uno degli aspetti più delicati riguarda la tutela dei dati personali. Un sistema in grado di “guardare dentro l’abitacolo” solleva inevitabilmente interrogativi su come vengano trattate le immagini, chi abbia accesso e per quanto tempo possano essere conservate.
SafeDrive, secondo i produttori, è stato progettato con criteri di privacy by design: le immagini vengono elaborate in tempo reale e, in assenza di un illecito confermato, non vengono archiviate. Questo approccio potrebbe facilitare l’approvazione da parte delle autorità italiane, ma serviranno comunque regole chiare per evitare contestazioni.
La domanda che molti automobilisti si pongono è: quando SafeDrive potrà davvero multare chi telefona alla guida? La risposta, al momento, non è immediata. Servono test ufficiali, validazioni tecniche e soprattutto un aggiornamento normativo che consenta a dispositivi di questo tipo di essere omologati. Solo allora sarà possibile immaginare un utilizzo capillare sulle strade italiane. Nell’immediato, dunque, chi usa lo smartphone al volante rischia la multa solo se “colto in flagrante” da un agente.
La rotta, ad ogni modo, è tracciata: autovelox intelligenti, capaci di andare oltre la semplice misurazione della velocità e di colpire al cuore una delle principali cause di incidenti, la distrazione. Della serie "il Grande Fratello ha fatto anche cose buone".