Stellantis, il 62% dei lavoratori in cassa o solidarietà: Termoli, Pomigliano e Mirafiori in affanno, ma che succede?

Stellantis, il 62% dei lavoratori in cassa o solidarietà: Termoli, Pomigliano e Mirafiori in affanno, ma che succede?
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Stellantis, oltre 6 lavoratori su 10 in cassa o solidarietà: Termoli, Pomigliano e Mirafiori al minimo storico
28 agosto 2025

Nei primi sei mesi del 2025 gli impianti nazionali di Stellantis hanno prodotto 221.885 veicoli, con un calo del 26,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Una frenata che pesa direttamente sull’occupazione: 20.390 lavoratori su 32.745 sono oggi coinvolti da ammortizzatori sociali, pari al 62,3% della forza lavoro.

A Termoli, dove nel 2010 sono iniziati gli ammortizzatori, è stato siglato un accordo di solidarietà fino al 31 agosto 2026 per 1.823 operai. La fine della produzione del motore Fire ha lasciato attive soltanto le linee V6/2.0 T4 e GSE, mentre la nuova trasmissione eDCT arriverà soltanto a fine 2026. Intanto, il progetto della gigafactory resta al palo, con prospettive industriali sempre più nebulose.

Anche a Pomigliano la situazione è critica: 3.750 lavoratori resteranno in cassa integrazione in regime di solidarietà per un altro anno. Lo stabilimento campano rappresenta il 64% della produzione nazionale di auto, ma la domanda non sostiene più i volumi. I modelli Hornet e Alfa Romeo Tonale hanno subito pesanti crolli, mentre la Panda ha registrato un calo del 24% nel primo semestre, secondo i dati Fim-Cisl. 

A Torino, oggi, sarà formalizzato il rinnovo della cassa per 2.220 addetti alle Carrozzerie, 300 alle Presse, 100 alla Costruzione stampi e 334 nell’ex Pcma di San Benigno Canavese. Mirafiori ha perso il 21,5% della produzione nel primo semestre, tra Maserati e 500 elettrica, e attende il lancio della 500 ibrida previsto a novembre per recuperare volumi. Intanto, a Melfi, gli ammortizzatori erano già stati rinnovati a giugno per 4.860 dipendenti: qui la caduta è stata drammatica, con un -59,4% a 19.070 veicoli prodotti.

I sindacati: “Serve un Piano Italia”

La crisi non è nuova: dal 2010 le fabbriche italiane vivono di cassa e solidarietà, aggravata dalle uscite incentivate (3.700 nel 2024, altre 2.352 previste quest’anno). Per Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil: "corriamo il rischio di un problema occupazionale straordinario in Italia ed Europa. È ora che Palazzo Chigi chiami alle proprie responsabilità Stellantis e l’ad Filosa per un piano di ricerca, sviluppo e produzione nel nostro Paese".

Sulla stessa linea la Fim-Cisl, che denuncia "la situazione particolarmente critica di Termoli» e la fragilità di Pomigliano e Cassino, chiedendo «un incontro urgente con Antonio Filosa per predisporre un vero piano industriale". Per Rocco Palombella (Uilm), "ora servono nuovi modelli, non solo elettrici, e strumenti concreti per rilanciare la filiera, vicina a un punto di non ritorno".

Il contesto europeo non aiuta: ieri Acea e Clepa hanno chiesto alla Commissione di rivedere gli obiettivi di neutralità climatica per il 2035, segnale delle difficoltà che attraversano l’intero comparto. In Italia, però, la questione Stellantis assume una dimensione più ampia: senza un piano chiaro per le fabbriche, il rischio è che i nodi occupazionali diventino una vera emergenza sociale.

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