Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Volkswagen ha annunciato un taglio alle previsioni di utili e vendite per il 2025 dopo aver subito una stangata da 1,3 miliardi di euro nella prima metà dell’anno a causa dei dazi doganali imposti dagli Stati Uniti. Il colosso tedesco dell’auto – il più grande in Europa – è la prima grande casa automobilistica a quantificare pubblicamente l’impatto del conflitto commerciale innescato dall’amministrazione Trump.
Il nuovo scenario delineato da Wolfsburg prevede ora un margine operativo tra il 4% e il 5%, in netto calo rispetto al range precedente del 5,5%-6,5%. Anche le previsioni di crescita delle vendite globali vengono ridimensionate: non più un incremento fino al 5%, ma un livello stabile rispetto all’anno precedente.
Il colpo inferto dai dazi si somma a un momento già complesso per l’industria europea, alle prese con la crescente concorrenza cinese, normative ambientali più stringenti e una transizione all’elettrico ancora costosa.
"È necessario spingere al massimo sugli sforzi di riduzione dei costi e accelerare l’attuazione delle misure previste. Non possiamo più considerare i dazi come una situazione temporanea", ha dichiarato l’amministratore delegato Oliver Blume agli investitori, annunciando un’accelerazione del piano di ristrutturazione già in corso. Volkswagen sta infatti portando avanti una profonda riorganizzazione che prevede oltre 35.000 tagli al personale entro la fine del decennio.
Il gruppo ha chiuso il secondo trimestre del 2025 con un utile operativo di 3,8 miliardi di euro, in calo del 29% rispetto allo stesso periodo del 2024. Una flessione dovuta non solo ai dazi, ma anche ai costi di ristrutturazione e all’aumento delle vendite di modelli elettrici, notoriamente meno redditizi.
Nei primi sei mesi dell’anno le consegne globali sono comunque cresciute dell’1,5%, ma le vendite verso gli Stati Uniti – colpite direttamente dai dazi del 25% – sono scese di quasi il 10%. Il Nord America ha rappresentato il 18,5% del fatturato del gruppo nel primo semestre. Le vendite di giugno, inoltre, confermano un rallentamento generalizzato dell’intero settore automotive europeo, con Volkswagen tra le aziende più penalizzate.
Intanto, Volkswagen e le altre case europee stanno facendo pressione sulle istituzioni di Bruxelles affinché raggiungano rapidamente un’intesa con Washington. Dopo l’accordo siglato nei giorni scorsi tra Stati Uniti e Giappone, che ha portato all’introduzione di un dazio del 15%, si spera in una soluzione simile anche per l’Unione Europea, per evitare il temuto aumento al 30% previsto dal primo agosto.
Secondo Arno Antlitz, CFO del gruppo Volkswagen, con un’intesa sul modello giapponese il margine operativo del gruppo si attesterebbe nella parte centrale del nuovo intervallo previsto (4-5%). Ma il tempo stringe: "Siamo già a fine luglio – ha avvertito – e più ci avviciniamo alla seconda metà dell’anno, più è probabile che i risultati finali si posizionino nella parte bassa delle nostre stime".
Il gruppo Volkswagen comprende i marchi generalisti come VW Passenger Cars, ma anche brand di lusso come Audi e Porsche, particolarmente vulnerabili alla guerra dei dazi. Nessuno dei due, infatti, produce attualmente veicoli negli Stati Uniti e dipende fortemente dalle esportazioni verso quel mercato.
Per il momento, non sono stati annunciati cambiamenti di strategia industriale sul fronte delle localizzazioni produttive. Ma la tensione commerciale, unita alle trasformazioni tecnologiche in corso, potrebbe accelerare decisioni finora rimandate.