Andreucci: «La 207 è il frutto di uno sviluppo duraturo. La 208 diventerà più veloce»

Andreucci: «La 207 è il frutto di uno sviluppo duraturo. La 208 diventerà più veloce»
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Riflettori puntati sul pilota di Casa e sulla sua macchina, la fiammante Peugeot 208 T16. Il debutto produce il terzo posto assoluto, un podio che descrive la proiezione di un arco di esperienza ancora tutto da tracciare | <i>P. Batini</i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
21 marzo 2014

Quarti, quarti, quinti. Quinti, quarti, quarti. Al mattino del sabato la classifica di Paolo Andreucci e della nuova 208 T16 non si muove, non ci sono acuti. Non è normale, la curva Nord inizia a spazientirsi. La macchina va all’assistenza di metà giornata ed è una mezz’ora da pit stop, un polverone di operazioni concitate, rapidissime, piccoli interventi effettuati con precisione chirurgica, repliche pratiche perfette alla voce meccanica che li ha suggeriti.

Si riprende. Quarti, quarti, quinti. Ancora nessuna “fiammata”, e il corto rush all’interno della tenuta del Ciocco è impietoso. Di nuovo quarti sulla San Rocco del secondo passaggio, poi la situazione si sblocca. Sulla seconda Renaio Andreucci vince, la T16 ottiene il primo successo, entrambi salgono sul podio provvisorio. Dalla Curva Nord un coro: “Te l’avevo detto!” Il resto non conta troppo, domenica è una storia a parte, di ridimensionata intensità tattica.

Basso e Scandola hanno “levato”, Andreucci vince ancora due volte, il risultato finale resta quello scritto sabato. Terzi. La corsa promuove il debutto della Peugeot R5, pilota e team si promuovono a loro volta. Sei più. Sette anni fa la 207 non era riuscita a fare altrettanto, poi è diventata la prima della classe.

Paolo Andreucci. Terzi, terzi con la 208 T16 appena scesa sulle strade del Ciocco. È un buon risultato, una buona partenza. Cerchiamo di migliorare la macchina, soprattutto di adattarla alle strade italiane, di sfruttare al meglio le gomme che abbiamo e che hanno risposto bene. A Sanremo ci saranno le Pirelli nuove, specificamente “accordate” con il nuovo regolamento FIA R5. Le avevamo intraviste al Sanremo dello scorso anno, ma erano un adattamento. Adesso è un prodotto tutto nuovo, specifico, e siccome siamo sicuri che andranno bene abbiamo cercato di adattare la macchina alle sue caratteristiche. Un passo avanti. Siamo contenti, come lo siamo del risultato ottenuto al Ciocco.

La 207. Ormai è una macchina facilissima. L’abbiamo guidata tutti, ed è sviluppata sino all’ultimo “click” degli ammortizzatori. È una macchina definita, e in certe situazioni, come potrebbe essere quella trovata al Ciocco, continua ad avere la sua validità assoluta. È chiaro, però, che la 208 sarà più veloce


Insomma, nuova la macchina, nuove le gomme. Tu non sei così nuovo, ma attorno a te lo è tutto quanto. Fatica?
«Vedi, è per quello che si finisce per diventare matti. È cambiato tutto, e quando si cambiano parametri come questi, così fondamentali, è una “roba”! Poi c’è l’atmosfera, tutti credono che abbiamo fatto chissà quanti test, migliaia di chilometri di prove, ma in realtà i test della fase di crescita sono molto particolari. Li fai su degli step di sviluppo, non definitivi, non sul mezzo completo e definitivo. Provi delle cose che, magari, il mese dopo vengono cambiate radicalmente. Cambi gli ammortizzatori, per esempio, ed è tutto diverso, e riparti da capo, quasi da zero. Poi arriva la prima gara, e la macchina scende in campo con i regolamenti e le omologazioni appena definiti, da pochi giorni, potremmo dire ore. Così ci siamo ritrovati in mezzo a tutte queste novità, “esposti” alla loro verifica».


Come essere sempre sotto schiaffo, insomma…
«Eh, sì, rende l’idea. Però, dai, tutto sommato non è andata male. Il lavoro va avanti. Abbiamo avuto la riprova di averlo fatto bene, e ora aspettiamo di vedere anche i suoi frutti. Ora, non dico che saremo competitivi al punto di vincere già a Sanremo, ma abbiamo già migliorato strada facendo, al Ciocco e nei test che abbiamo svolto subito dopo».


Una domanda da scemi. Che differenza c’è tra la 207 S2000 e la 208 T16? Hai una prospettiva abbastanza chiara delle differenze?
«Partiamo dalla 207. Ormai è una macchina facilissima. L’abbiamo guidata tutti, ed è sviluppata sino all’ultimo “click” degli ammortizzatori. È una macchina definita, e in certe situazioni, come potrebbe essere quella trovata al Ciocco, continua ad avere la sua validità assoluta. È chiaro, però, che la 208 sarà più veloce. È l’“inevitabile” conseguenza del progresso. Andranno meglio, rispetto alla 207, il motore, le nuove geometrie, la precisione della scocca. È solo questione di tempo. D’altra parte non bisogna aspettarsi delle rivoluzioni, perché la 208 T16 è figlia di un regolamento che la FIA ha studiato proprio con lo scopo di non stravolgere i valori in campo, ma di renderli meno costosi, quindi più accessibili. Questa è, tra l’altro, la cosa più bella di questo regolamento».

Questa macchina è divertentissima. Solo che è arrivata talmente all’ultimo momento che avevo dei dubbi sul fatto di poter andare a podio. Invece eccoci qui. In gara abbiamo fatto dei cambiamenti e siamo andati “inevitabilmente” nella direzione giusta, fino a vincere una prova speciale


Ma, per esempio, con la 207 avevi un motore aspirato, dall’erogazione appuntita e con una finestra di utilizzo ridotta, e sei marce. Adesso il motore ha più coppia, grazie al “supporto” del Turbo, e un cambio imposto con cinque rapporti. È un cambiamento che condiziona? Che richiede adattamenti particolari?
«Sicuramente è un cambiamento importante. Ci viene in aiuto la legge della lunghezza della coperta. La tiri da una parte e si accorcia dall’altra. Con cinque rapporti la prima è un po’ più lunga, leggermente, e così la quinta. Ma c’è il vantaggio della coppia, del motore Turbo, una bella cosa che si riflette nell’efficacia della macchina. Anche in questo campo, d’altra parte, il regolamento ci mette lo zampino, ed è la “valvola” Pop-off che limita a 2,5 bar la pressione esercitata dalla turbina a valle del compressore, e che “taglia” la potenza. Questa è una limitazione, almeno fino a quando non avremo acquisito l’esperienza per ottimizzare e sfruttare al massimo anche questo particolare, e questa è un’altra cosa che ci porta via un po’ di tempo. Ma lo facciamo volentieri, chiaro!».

Insomma, alla fine, questa nuova Peugeot 208 T16 è una macchina divertente o no? Ti aspettavi il podio del Ciocco o speravi qualcosa di più?
«Guarda, questa macchina è divertentissima. Solo che è arrivata talmente all’ultimo momento che avevo dei dubbi sul fatto di poter andare a podio, questo lo dico chiaramente. Invece eccoci qui. In gara abbiamo fatto dei cambiamenti e siamo andati “inevitabilmente” nella direzione giusta, fino a vincere una prova speciale. È impressionante, perché abbiamo avuto poco tempo, e anche i ragazzi del Team erano alla prima uscita, con una macchina da corsa alla prima uscita ufficiale. Sono stati bravissimi. La vittoria della Renaio è importante, vuol dire che il potenziale è molto buono, che la macchina “sente” le regolazioni. Se una macchina nasce bene, le regolazioni portano dei benefici evidenti e immediati. Se la macchina nasce male, hai voglia di regolare. Cambi questo, cambi quello, pensi che vada bene e invece non succede niente, o se succede è un caso fortunato. Questa è la cosa importante delle macchine da corsa. Una bella “struttura” di base, ci vuole, e allora riesci a far bene».


Soddisfatti del risultato ottenuto al Ciocco, quindi. E gli avversari?
«Complimenti a Giandomenico Basso e alla sua nuova struttura. Hanno fatto molto bene. Mi fa piacere che ci sia una squadra in più nel Campionato, e che sia entrata così bene nella contesa. Il valore di Umberto Scandola e della sua squadra lo conoscevamo, non è una novità né un fulmine a ciel sereno. Ha fatto una bella gara».

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