CIR 2013. Umberto Scandola e Guido D’Amore (Skoda Fabia S2000) vincono il Rally di San Marino!

CIR 2013. Umberto Scandola e Guido D’Amore (Skoda Fabia S2000) vincono il Rally di San Marino!
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Bisogna aspettare le ultime due PS, la Sestino e la sua replica, per avere la soluzione del lungo e appassionante rebus del San Marino. Giandomenico Basso e Mauro Trentin, entrambi su Peugeot 207 S2000, sugli altri due gradini del podio | <i>P.Batini</i>
  • Piero Batini
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14 luglio 2013

Sestino. È il nome dell’ultima Prova Speciale della 41ma edizione del Rally di San Marino, quinto appuntamento stagionale del CIR che si snoda nella Repubblica della Terra della Libertà, nell’Italia dell’entroterra di Rimini, e che sconfina per brevi tratti nel “granducato” di Toscana. Un concentrato di internazionalità apparente che è solo uno dei dettagli di “grandeur” di una corsa molto amata dagli appassionati.

Un tracciato tecnico

La Sestino, poco meno di venti chilometri, è di quelle che i tifosi prediligono e eleggono a punto di riferimento, perché è una prova spettacolare e un concentrato di situazioni da manuale. Stretta e lenta, lentissima, e poi molto veloce, sale e scende in strette valli e attraversa piccoli, affascinanti borghi. È una splendida passeggiata del Rally… ma non per tutti. Non per chi si gioca 15 secondi sulla bilancia del vinci o perdi.

Giandomenico Basso, che ha vinto il San Marino 2012, aveva 40 chilometri, divisi in due “strappi” non negoziabili per ribaltare la situazione maturata nel corso della prima tappa del Rally. Il tutto con una macchina presa in mano alla vigilia. Al contrario, Umberto Scandola poteva permettersi di diluire nell’arco delle ultime due Prove una parte, ma non tutto, del vantaggio accumulato con una perfetta gara d’attacco e, come lui stesso afferma, perfezionata sui dieci chilometri di asfalto della sera. Poteva gestire, insomma, anche se “amministrare” è una parola grossa quando il patrimonio in ballo è così delicato. Le due speciali della domenica dopo la lunghissima prima tappa del sabato, insomma, hanno solo “rifinito” l’intero Rally, pur offrendo l’intero ventaglio delle possibilità tecniche e delle tensioni, ovvero i presupposti per favorire un finale di “marca”.

Umberto Scandola, pur arrivato alla resa dei conti della domenica con un vantaggio non sfacciatamente decisivo, aveva costruito la sua vittoria sin dalla prima Speciale del Sabato, risultando complessivamente più veloce dell’avversario sei volte su dieci

Una vittoria costruita passo dopo passo

Bisogna sottolineare che Umberto Scandola, pur arrivato alla resa dei conti della domenica con un vantaggio non sfacciatamente decisivo, aveva costruito la sua vittoria sin dalla prima Speciale del Sabato, risultando complessivamente più veloce dell’avversario sei volte su dieci, mantenendo la testa della classifica dalla prima all’ultima Prova, e concedendo agli spettatori degli scorci di autentico talento con quei passi alquanto spettacolari di chi interpreta la parte pensando all’Oscar.

Non pago dei numeri, in tutti i sensi, portati alla sua causa, Scandola si è concesso senza riserve anche a quello scorcio del Rally che era espressamente dedicato al contatto epidermico con il pubblico e ha vinto, impegnandosi a fondo e valorizzando al massimo l’impegno dell’intero Team, anche le due prove spettacolo serali, al termine delle quali la sua bellissima gara ha acquisito una fisionomia ancor più elaborata e completa.

Pronostici rispettati

Rispettando dunque in pieno i pronostici della vigilia, Scandola non si è lasciato sfuggire domenica la possibilità di consolidare definitivamente il gran lavoro del sabato (e delle settimane precedenti). Ha regolato gli ardori e saputo gestire con una freddezza che i suoi vent’otto anni normalmente non contemplano tra i “doveri”, e scrive il suo nome, associato a quello del Navigatore Guido D’Amore e della Skoda Fabia S2000, nell’albo d’oro che porta in testa i nomi di Cavallari e Benvenuti, vincitori con una Porsche 911 della prima edizione del 1970.

Per l’equipaggio Skoda, sempre più saldamente al comando dell’Italiano, è la seconda vittoria della stagione, dopo il successo al Rally dell’Adriatico e il quinto podio su cinque gare, e sicuramente anche la più bella. È un ruolino di marcia decisamente buono. Anzi, ottimo.

Per l’equipaggio Skoda, sempre più saldamente al comando dell’Italiano, è la seconda vittoria della stagione, dopo il successo al Rally dell’Adriatico e il quinto podio su cinque gare, e sicuramente anche la più bella


Per parte sua Basso non si è certo sottratto ai doveri del combattente e, refrattario a qualsiasi politica economica, si è lanciato all’attacco della domenica sammarinese, ottenendo le due vittorie conclusive, recuperando sei secondi al rivale, che ne ha conservati dieci al traguardo del Titano, e portando a quattro il numero di vittorie parziali in questa edizione. Come si dice, Giandomenico non ha vinto, ma ha venduto cara la pelle.

Gli altri protagonisti

Di sorprendente, scendendo lentamente i gradini del podio, Mauro Trentin ha offerto soltanto la sua… presenza al Rally di San Marino, decisa sul filo di lana della dead line di iscrizione. Non era infatti previsto che vi partecipasse, almeno stando all’annuncio del dopo Cingoli che schiudeva la sua stagione all’intervenire di un’opportunità “spot”. Ma il “re” 2012 della Terra, fuori dai giochi ufficiali sia del CIR che del Trofeo Terra, vinto a San Marino da “Gigi” Ricci, ha colto un altro risultato che, dopo il posto d’onore all’Adriatico, ha qualcosa di semplice e di magico.

La coppia più bella del mondo

Da un re all’altro, ecco Paolo Andreucci e Anna Andreussi, la coppia più bella del mondo tornata con i piedi per terra dopo l’exploit del Sardegna a bordo della “regina” 2012, la Peugeot 207 S2000 tricolore in carica. Gara in gran parte poco congeniale alla 208 a due ruote motrici se messa in rapporto con i “mostri” assoluti, con troppe “fermate” e conseguenti “ripartenze”, ma come sempre il binomio franco… toscano riesce a dare un senso e un significato positivo ad ogni partecipazione.

Andreucci ha portato a casa l’ennesimo buon risultato, confrontando con la prospettiva “quattro” Turbo16, che continua a sviluppare in vista della prossima stagione, la piccola mattatrice della R2, la 208 entrata quest’anno a far parte degli impegni del Pilota toscano


Oltrepassata la boa delle cinquanta gare concluse il record festeggiato con e per il Team, con la macchina per un giorno protagonista animata come nel film Cars, Andreucci ha portato a casa l’ennesimo buon risultato, confrontando con la prospettiva “quattro” Turbo16, che continua a sviluppare in vista della prossima stagione, la piccola mattatrice della R2, la 208 entrata quest’anno a far parte degli impegni del Pilota toscano. La vittoria di classe è limpida, ottenuta con il pragmatico en plein sulle dieci PS e accompagnata dalla consueta cartolina di talento.

Ivan Ferrarotti, su Clio, ha vinto nella Produzione, ma è Alessandro Bosca, con la stessa vettura, che allunga nella generale dell’Italiano. Il “pacchetto” Renault si arricchisce anche della leadership di Andrea Crugnola, Twingo, che si allontana da Carella, rallentato a San Marino da un problema elettrico. Citroen, dal canto suo, manda in scena l’ultima prova su terra del suo fortunato Trofeo monomarca. Vincono Alex Vittalini e Sara Tavecchio, Alessandro Re passa al comando della serie, e alla festa non partecipano gli sfortunati Simone Campedelli, uscito di strada nel corso della quinta Speciale, e Andrea Nucita, fermato da un problema al cambio nella nona. Stop alla terra, e stop anche per un mese e mezzo di vacanza. Il Campionato Italiano Rally riprenderà il primo settembre, con la 48esima edizione del Rally del Friuli e delle Alpi Orientali.

Classifica Assoluta

1. Scandola-D'Amore (Skoda Fabia S2000) in 1:53'36.7; 2. Basso-Dotta (Peugeot 207 S2000) a 10.1; 3. Trentin-De Marco (Peugeot 207 S 2000) a 1'10.8; 4. Ceccoli-Biordi (Mitsubishi Lancer Evo X) a 5'07.6; 5. Perico-Carrara (Peugeot 207 S2000) a 5'09.7; 6. Ricci-Pfister (Subaru Impreza N14) a 5'44.3; 7. Pierangioli-Bioletti (Mitsubishi Lancer Evo IX) a 5'45.4; 8. Gianfico-Tolino (Mitsubishi Lancer Evo IX) a 5'46.8; 9. Tempestini-Baggio (Ford Fiesta S2000) a 7'24.6; 10. Bentivogli-Landolfo (Subaru Impreza Spec. C) a 7'49.2; 11. Tempestini-Pulpea (Subaru Impreza R4) a 7'52.3; 12. Andreucci-Andreussi (Peugeot 208 R2) a 8'10.7; 13. Ferrarotti-Fenoli (Renault New Clio Sport R3C) a 10'51.4; 14. Crugnola-Ferrara (Renault Twingo) a 10'54.6; 15. Carella-Riolfo (Peugeot 208 Vti) a 11'03.4; 16. Marchioro-Marchetti (Renault Clio R3) a 11'18.0; 17. Bosca-Aresca (Renault New Clio Sport R3C) a 13'30.9; 18. Brunello-Zanrosso (Ford Fiesta R2B) a 14'05.8; 19. Andolfi-Casalini (Renault Twingo) a 14'06.9; 20. Testa-Pacca (Ford Fiesta R2B) a 14'40.6; 21. Vitalini-Tavecchio (Citroen Ds3) a 15'22.8; 22. Capellini-Oberti (Mitsubishi Lancer Evo IX) a 16'03.0; 23. Barbero-Guzzi (Mitsubishi Lancer Evo IX) a 16'09.7; 24. Re-Ungaro (Citroen Ds3) a 16'10.6

 

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