CIR 2014. 37° Rally del Ciocco, il briefing di Paolo Andreucci

CIR 2014. 37° Rally del Ciocco, il briefing di Paolo Andreucci
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Appuntamento “classico” con l’esperienza di Paolo Andreucci per scoprire cosa si nasconde dietro le “rughe” della Prova di apertura della stagione 2014 del CIR | <i>P. Batini</i>
  • Piero Batini
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15 marzo 2014

Paolo Andreucci al Rally del Ciocco gioca in casa. Ma è pur vero che tutti i grandi Piloti del Campionato conoscono bene i percorsi della Garfagnana, e che di nuovo per tutti non c’è poi molto. Anzi, sì, come abbiamo sentito dalle parole di Valerio Barselli, il referente dell’organizzazione del Rally toscano, quest’anno il Rally del Ciocco e della Valle del Serchio modifica il suo percorso “standard” per proporre una Prova Speciale “quasi” inedita. Lo è, infatti, per quanto riguarda la moderna configurazione del Rally, ma Tornando indietro nel tempo si scopre che la “Coreglia” faceva già parte del disegno delle prime edizioni del Rally. Oltre trent’anni dopo, quindi, la PS torna nel programma ufficiale della corsa, e si deve ringraziare per questo il maltempo devastante che ha sconvolto il territorio nei mesi scorsi.


Paolo, la configurazione del Rally. Sabato extra-denso, domenica di rifinitura. Si può dire così?
«In un certo senso sì. Il Rally ha un sabato “micidiale”. Sei PS più sei PS con l’assistenza in mezzo. È la cosa che deve far riflettere maggiormente sull’impegno che il Ciocco richiede. Sull’impegno e sull’attenzione, sulla concentrazione, che è imperativo applicare ai massimi livelli. Un solo errore, un piccolo danno e puoi portartelo dietro per mezza giornata di gara, con le conseguenze che tutti potete immaginare a livello di rendimento e di classifica».


Le condizioni meteo si preannunciano “particolari”, vero?
«Direi di sì. Il meteo è buono e le previsioni sono abbastanza rassicuranti. Che al Rally del Ciocco non piova, non faccia freddo o addirittura nevichi, in questa stagione è da considerarsi un fatto quasi eccezionale. In questo senso la gara potrà risultare un poco più facile per tutti i Piloti. Attenzione, però, le strade del Ciocco restano un banco di prova “autorevole” e, ancora una volta, non bisogna sottovalutare l’impegno a causa della sua relativa facilità. Ricordate: un errore…»

Che al Rally del Ciocco non piova, non faccia freddo o addirittura nevichi, in questa stagione è da considerarsi un fatto quasi eccezionale. In questo senso la gara potrà risultare un poco più facile per tutti i Piloti


Le prove più caratteristiche del Rally, le più significative dal punto di vista del tracciato, quelle a cui sei legato maggiormente.
«Il Rally del Ciocco non si dovrebbe giudicare sulla base di una o due prove speciali, poiché tutte concorrono o possono concorrere in misura significativa a comporre il risultato finale. È un fatto, però, che ci sono due prove speciali che sono ad un tempo caratteristiche e molto impegnative, la Bagni di Lucca e la Renaio. Ecco, queste prove speciali, che poi sono anche le più lunghe, sono quelle a cui bisogna prestare la massima attenzione. Le due PS sono anche, storicamente e non vedo perché non debba essere così anche quest’anno, quelle dove spesso si è deciso il Rally».


Fuori la Tereglio”, dentro la “Coreglia”. Questa dobbiamo descriverla un po’ più da vicino, perché è la prima volta.
«La Coreglia è, sì, una prova nuova, ma almeno una parte la si faceva già nei primissimi Rally del Ciocco. Direi che è una prova che potremmo definire doppia, o costituita da due parti molto distinte. La prima parte della PS, infatti, si arrampica verso l’abitato di Coreglia Antelminelli. All’inizio è molto veloce su una strada molto larga, con solo qualche tornante “secco” prima del centro abitato. Fino a quel punto la PS è un po’ come una gara in salita, poi, prima di entrare in Paese, si abbandona la “pista principale” e inizia la seconda parte, che scende verso il paese di Gromignana. La Prova Speciale diventa stretta e molto guidata, praticamente fino alla fine. Una prova dalla doppia faccia, insomma, con una gamma molto estesa di caratteristiche e di guida».


Qual era lo stato d’animo quando hai affrontato per la prima volta il “Ciocco”? E come lo affronti oggi?
«La prima volta che ho corso il Rally del Ciocco è stato nel 1987. Accidenti, un po’ di anni fa, vero? È stato emozionante. Semplicemente, e molto, emozionante. Era la prima volta che correvo sulle strade di casa mia. Sono partito bene ma la gara è finita non bene, fuori. Ma non è quello che conta, conservo il ricordo di quella prima volta soprattutto per il grande carico di emozioni.

Oggi affronto il Ciocco con uno stato d’animo diverso, certamente, ma è ancora l’emozione che detta il carattere di sensibilità che mi avvicina al Rally. Questa volta è una sorta di emozione e di contentezza. Per la prima volta corriamo con la 208 T16. Peugeot ha scelto il Rally in Italia, il Ciocco, per il debutto Mondiale della nuova R5, e questo è un riconoscimento che ci rende orgogliosi. Vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro, che l’Italia ha fatto un buon lavoro. Mi ci metto dentro anch’io, per quanto riguarda i risultati ottenuti e lo sviluppo della macchina, e prima di me la Squadra e Peugeot Sport Italia. I francesi, una Casa motoristica così importante, non avrebbero scelto l’Italia se non ci fossimo meritati questo privilegio».

Foto: Marco Passaniti

 

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